L’Egitto ha accettato che le immagini di Giulio Regeni registrate alla stazione della metro prima della sua scomparsa vengano analizzate da esperti italiani e tedeschi
Il procuratore generale egiziano ha accettato che degli esperti italiani e tedeschi analizzino le immagini registrate alla stazione della metropolitana del quartiere Dokki di Giza dove Giulio Regeni fu visto prima di scomparire. Scrive Repubblica, citando l’agenzia di stampa locale Mena, che gli spezzoni video sarebbero stati soppressi e che l’Egitto afferma di non avere i mezzi per procurarsi il programma necessario a recuperarli. Quelle immagini potranno ora essere visionate dagli esperti italiani che saranno inviati al Cairo, come richiesto dalla procura italiana, e da alcuni esperti dell’unica azienda tedesca specializzata nel recupero di questo tipo di filmati.
Giulio Regeni era un dottorando dell’Università di Cambridge che si trovava al Cairo per fare delle ricerche sui sindacati indipendenti dei venditori di strada, un tema politico molto delicato in Egitto. Regeni scomparve la sera del 25 gennaio del 2016 e prima che venisse ritrovato il suo corpo passarono nove giorni. I primi esami svolti in Egitto da un esperto forense mostrarono segni di tortura e fecero parlare di una “morte lenta”. Ma il vice-capo delle indagini a Giza ritrattò tutto e disse che probabilmente Regeni era morto in un incidente stradale. Questa ricostruzione fu smontata anche grazie all’autopsia eseguita in Italia. Fin dall’inizio delle indagini, gli italiani dovettero scontrarsi con la reticenza degli egiziani nel collaborare: l’autopsia non fu un caso isolato.