Il sito che se la prende con chi si fa i selfie al Memoriale dell’Olocausto
Si chiama Yolocaust e vuole ridicolizzare con dei fotomontaggi chi si fa foto buffe nel famoso monumento di Berlino, ma qualcuno pensa sia eccessivo
Il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa di Berlino, più comunemente chiamato Memoriale dell’Olocausto o della Shoah, è una grande distesa di quasi tremila blocchi di calcestruzzo, alti da pochi centimetri a 4 metri, e si trova nel quartiere Mitte, poco lontano dalla Porta di Brandeburgo. È uno dei posti più visitati della città ed è stato inaugurato nel 2005: da allora alcune delle migliaia di persone che ci passano ogni giorno si scattano foto buffe o felici, considerate da molti poco opportune per un posto che ricorda il più grave genocidio del XX secolo. Con la diffusione dei selfie, questa pratica è aumentata moltissimo, così come le critiche.
Lo scrittore satirico Shahak Shapira, che è israeliano e vive a Berlino, ha adottato un approccio particolare per denunciare quest’abitudine, con il sito Yolocaust. Ha pubblicato dodici di queste foto, prese dai social network come Instagram e Facebook o dalle app per incontri Tinder e Grindr, e le ha associate a dei fotomontaggi in cui al posto del Memoriale dell’Olocausto ha messo fotografie autentiche scattate ai campi di sterminio dove negli anni Quaranta morirono milioni di ebrei. Il nome Yolocaust è una fusione tra la parola Holocaust e la sigla YOLO che sta per “you only live once” (“si vive una volta sola”), spesso usata come hashtag nelle foto di persone che si divertono. Aprendo il sito si vedono le foto originali, con la didascalia che i loro autori hanno scritto (ad esempio, “Che posto incredibile”, abbinata alla foto di un giocoliere) e il numero di like che hanno ricevuto; passando sulle fotografie con il mouse o toccandole con un dito da smartphone, appaiono le immagini modificate.
How can we laugh with #Shoah memorial in #Berlin ? With #Yolocaust #fun #joke #Jewish https://t.co/QaWZmcOoRW @Cleco_ @BenAggro pic.twitter.com/cTjHAlf8Or
— Rubinstein (@BarRubinstein) January 19, 2017
Il sito è stato messo online lo scorso giovedì e ha avuto tantissimo successo, al punto che ha smesso di funzionare più volte a causa dell’eccessivo numero di visitatori. Shapira ha anche spiegato perché ha realizzato Yolocaust: «Circa 10mila persone visitano il Memoriale per gli ebrei assassinati d’Europa ogni giorno. Molti di loro scattano foto sceme, saltano, fanno skate o vanno in bici sopra e in mezzo alle 2.711 stele di calcestruzzo che si trovano sui 19mila metri quadrati del monumento. Il vero significato del Memoriale dell’Olocausto è controverso: per molti le stele grigie rappresentano le lapidi per i sei milioni di ebrei che furono uccisi e sepolti in fosse comuni, o le ceneri in cui vennero ridotti i loro corpi nei campi di concentramento». Shapira ha spiegato a vari giornali che lo hanno intervistato che vuole che le persone capiscano cosa significa farsi quelle foto, o almeno come altre persone possono interpretarle.
Secondo Shapira lo scopo del Memoriale è proprio far conoscere la storia di cosa fu l’Olocausto a chi non la sa, ai ragazzi in particolare, e ha deciso di creare Yolocaust perché è preoccupato per l’attuale crescita di popolarità dei movimenti di estrema destra nel mondo. Il giorno prima che Shapira mettesse online Yolocaust, casualmente, il politico Björn Höcke, esponente del partito di estrema destra ed euroscettico Alternativa per la Germania (AfD), ha detto a un gruppo di suoi sostenitori a Dresda che i tedeschi «sono l’unico popolo del mondo che ha messo un monumento di vergogna nel cuore della loro capitale» e ha chiesto un «cambiamento di 180 gradi» nel modo in cui viene ricordato l’Olocausto.
Sul sito, tra le domande frequenti, Shapira ha anche scritto: «L’atteggiamento di alcune persone al Memoriale è irrispettoso nei confronti delle vittime, ma le vittime sono morte, quindi probabilmente sono troppo occupate a fare cose da morti perché gliene importi qualcosa».
Love the new #yolocaust initiative but it is intensely sad that it is needed. #neveragain pic.twitter.com/VYOXK3cNrr
— Cas Mudde (@CasMudde) January 20, 2017
Nel 2014 una ragazza americana, Breanna Mitchell, aveva pubblicato su Twitter un selfie scattato all’ex campo di concentramento di Auschwitz in Polonia mettendo un’emoji sorridente nella didascalia. Un mese dopo qualcuno si accorse della foto e la ritwittò, seguito da centinaia di altre persone che iniziarono a insultare Mitchell, arrivando anche a scriverle minacce di morte. Secondo alcuni Yolocaust è eccessivo nel criticare le persone che si sono scattate dei selfie al Monumento dell’Olocausto, un po’ come lo furono le critiche a Mitchell. Tra queste persone c’è l’architetto di New York Peter Eisenman, cioè la persona che ha progettato il monumento. Ha detto che pensa che il sito sia orribile: «Fin dall’inizio le persone hanno saltellato intorno a quelle stele, ci hanno preso il sole e ci hanno pranzato: penso che sia ok così. È come una chiesa cattolica, un posto di ritrovo, i bambini ci corrono, i venditori ambulanti ci vendono i loro ninnoli. Un memoriale è una cosa quotidiana, non suolo sacro». Eisenman ha aggiunto che c’è una differenza tra il Memoriale dell’Olocausto e gli ex campi di concentramento: «Non ci sono i corpi di persone morte sotto il mio monumento (…) Penso che mettere quelle foto con i corpi degli ebrei nei fotomontaggi sia stato eccessivo».
Delle dodici foto pubblicate inizialmente da Shapira su Yolocaust in questo momento ne restano cinque: le altre sono state rimosse dallo scrittore dopo che le persone che vi erano ritratte gli hanno chiesto di toglierle. Tra le domande frequenti di Yolocaust infatti Shapira, che non aveva chiesto il permesso di usare le fotografie, ha scritto che è pronto a cancellare quelle delle persone che si riconoscono e sono «pentite di averle messe online»: per fare la richiesta bisogna scrivere una email all’indirizzo undouche.me@yolocaust.de (“Undouche me” significa più o meno “destronzizzami”).