Il ritorno a Sky di Paolo Di Canio
È tornato a condurre il suo vecchio programma sul calcio inglese, cinque mesi dopo il suo allontanamento per il tatuaggio con scritto “DUX”
A distanza di circa cinque mesi dal suo allontanamento da Sky, una settimana fa l’ex calciatore Paolo Di Canio è tornato a lavorare per i canali sportivi della tv satellitare, alla conduzione del suo vecchio programma sul calcio inglese insieme a Gianluca Vialli. Lo scorso settembre Sky aveva annullato la sua collaborazione con Di Canio dopo le polemiche seguite alla diffusione di un video online in cui era apparso in maniche corte, mostrando la scritta “DUX” tatuata sul braccio destro. Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo di Sky Sport & Sky Media, aveva detto: «Abbiamo fatto un errore, ci scusiamo se abbiamo urtato le sensibilità di alcuni. Abbiamo parlato a lungo con Di Canio e, nonostante la sua professionalità, abbiamo deciso di chiudere la nostra collaborazione».
Di Canio collaborava con Sky da inizio stagione come opinionista della Serie A e conduttore del “Di Canio Premier Show”, ma era apparso sempre in giacca e cravatta. A inizio gennaio aveva parlato con il giornalista del Corriere della Sera Marco Imarisio nella prima intervista dopo la sospensione, dicendo: «Ormai ho quasi cinquant’anni. Ho imparato a mettermi dalla parte degli altri, a ragionare con loro. C’è tanta gente che ha ogni diritto a sentirsi ferita dall’esibizione, per quanto non voluta, di quei tatuaggi. E un’azienda importante come Sky ha diritto a non vedersi associata a una simbologia che non condivide».
Nella stessa intervista, parlando del saluto romano fatto dopo un gol nel derby con la Roma del 6 gennaio 2005, quando era tornato a giocare con la Lazio in Serie A dopo l’esperienza in Inghilterra (ma riferendosi anche ad altri episodi simili nella sua carriera), aveva detto: «Il saluto romano sotto la curva Nord. È la cosa di cui più mi pento nella mia carriera. Quello è un ambito sportivo, è stupido fare un gesto politico che magari può essere condiviso da alcuni spettatori e amareggiarne molti altri. Non avrei mai dovuto farlo. Lo sport deve restare fuori da certe cose».