La Russia vuole depenalizzare la violenza domestica
La camera bassa del parlamento ha approvato un disegno di legge per "declassare" da penali ad amministrativi i reati che riguardano alcuni abusi commessi in famiglia
La camera bassa del parlamento russo (la Duma) ha approvato in prima lettura un disegno di legge per depenalizzare alcune forme di violenza domestica. L’obiettivo è quello di “declassare” da penali ad amministrativi i reati che riguardano le violenze commesse in famiglia e che causano lesioni considerate non gravi: nella logica della legge si tratta di quelle lesioni che non necessitino di cure ospedaliere o che costringano la persona che le ha subite a chiedere un congedo dal lavoro.
La proposta è stata approvata mercoledì 11 gennaio con 368 voti favorevoli. Un solo deputato ha votato contro e un altro si è astenuto. La legge vale per il rapporto di entrambi i genitori nei confronti dei figli, e per il rapporto tra coniugi. Secondo la proposta, l’unica aggravante per la violenza domestica sarebbe la recidiva commessa entro un anno dal primo reato: la prima volta che una persona dovesse essere riconosciuta colpevole di abuso domestico non verrebbe dunque condannata in base al codice penale ma dovrebbe semplicemente pagare una multa o prestare un servizio socialmente utile. Nel caso in cui la violenza in famiglia dovesse ripetersi entro un anno dal primo episodio, allora diventerebbe un reato penale.
La proposta è stata fatta dalla parlamentare Yelena Mizulin, estremamente conservatrice e sostenitrice in passato della legge contro i gay approvata nel 2013. Mizulin – che promuoveva la proposta dallo scorso luglio – ha dichiarato che le persone non dovrebbero essere messe in prigione e considerate dei criminali «per uno schiaffo» (da qui la definizione della sua proposta come “legge sugli schiaffi”). Al Moscow Times la deputata ha anche parlato delle leggi attualmente in vigore dicendo che sono «contro la famiglia» e invasive «degli affari di famiglia». Nel suo discorso alla Duma ha detto che «le pene per i reati non dovrebbero essere in contraddizione con il sistema di valori della società. In Russia nella cultura tradizionale le relazioni padre-figlio sono costruite sull’autorità dei genitori. Le leggi dovrebbero sostenere queste tradizione familiari». L’attuale dibattito sulla violenza domestica, scrivono diversi giornali, è stato influenzato anche dalla Chiesa ortodossa russa.
Dopo la prima approvazione della proposta di legge ci sono state molte proteste: attivisti, femministe e sostenitrici dei diritti delle donne hanno distribuito dei volantini fuori dalla Duma con le storie delle vittime di abusi domestici. Più di 178 mila persone hanno firmato una petizione lanciata dall’attivista Alena Popova in cui si chiede una nuova legislazione sulla violenza domestica (che vada nella direzione contraria rispetto a quella attualmente in discussione) e una maggiore protezione per le vittime. Olga Yurkova, direttrice di un centro che lavora con le vittime di violenza di genere, ha dichiarato che il cambiamento in atto legittimerà le persone ad affrontare i problemi in modo violento: «Già oggi un gran numero di donne tollera la violenza domestica e non la denuncia. La depenalizzazione è destinata a peggiorare la situazione».
I dati ufficiali sulla violenza domestica in Russia sono molto limitati e basati su stime condotte a livello regionale e non centrale: dicono comunque che circa 600 mila donne in Russia hanno a che fare con abusi fisici e verbali a casa e che ogni anno 14 mila donne muoiono a causa della violenza di mariti o compagni: significa quasi 40 donne al giorno. Secondo le statistiche di un centro di aiuto per le donne, il 40 per cento dei reati gravi commessi in Russia avviene proprio all’interno dell’ambito familiare. Ma tra il 60 e il 70 per cento delle vittime non cerca aiuto e il 97 per cento dei casi di violenza domestica non arriva a processo. Nel 2015, le Nazioni Unite avevano raccomandato al governo russo di affrontare questo fenomeno così vasto con l’introduzione di una normativa a difesa delle donne e con l’apertura di rifugi e centri di supporto: è dal 1993 che in Russia si cerca di introdurre una legge che possa contrastare e prevenire i casi di maltrattamento di genere. La proposta è stata presentata quasi una quarantina di volte, ma è sempre stata bloccata.