“El Chapo” è stato estradato negli Stati Uniti
Il narcotrafficante più famoso del mondo, arrestato ed evaso più volte, è arrivato a New York: sarà processato, ma non condannato a morte
Il narcotrafficante Joaquin “El Chapo” Guzmán, che era stato arrestato dalle forze di sicurezza messicane l’8 gennaio del 2016, è stato estradato negli Stati Uniti ed è arrivato a New York. Il ministero degli Esteri messicano ha annunciato l’estradizione in un breve comunicato nel pomeriggio di giovedì 19 gennaio, dicendo che Guzmán aveva esaurito la possibilità di presentare appello contro la sua estradizione.
Negli Stati Uniti Guzmán, capo del cartello di Sinaloa e finora detenuto in un carcere di massima sicurezza a nord di Ciudad Juarez, dovrà affrontare sei differenti incriminazioni tra cui riciclaggio di denaro, traffico di droga, sequestro di persona e omicidio. Lo scorso maggio il governo messicano aveva autorizzato l’estradizione, ottenendo dalle autorità degli Stati Uniti la garanzia che «non sarebbe stata applicata la pena di morte». Il Dipartimento di Giustizia ha scritto una breve nota dicendo di essere «grato al governo messicano per la sua ampia cooperazione e assistenza». Uno degli avvocati di Guzmán ha commentato invece che l’estradizione sarebbe «illegale» perché la pratica del ricorso contro la decisione non era ancora stata chiusa. Il procuratore federale di Brooklyn, Robert Capers, parlerà durante una conferenza stampa alle ore 10 locali (le 16 in Italia).
L’estradizione di Guzmán è arrivata la sera prima dell’insediamento di Donald Trump, e alcuni osservatori hanno detto che i due fatti potrebbero essere in qualche modo collegati. Bonnie Klapper, ex assistente procuratore degli Stati Uniti, ha detto che la tempistica dell’estradizione potrebbe far pensare a un tentativo da parte del presidente del Messico di ammorbidire l’approccio di Trump nei confronti di questo paese. Robert Feitel, avvocato di Washington che ha perseguito diversi trafficanti presso il Dipartimento di Giustizia, ha paragonato l’estradizione di Guzmán alla liberazione degli ostaggi da parte dell’Iran subito dopo l’insediamento del presidente Ronald Reagan, il 10 gennaio del 1981: «Si tratta dello stesso tipo di atteggiamento politico». L’ufficio del procuratore generale del Messico ha negato invece che l’estradizione avesse qualcosa a che fare con l’insediamento di Trump, insistendo che è coincisa solamente con le decisioni del tribunale.
El Chapo è probabilmente il narcotrafficante più famoso dai tempi di Pablo Escobar, il colombiano che negli anni Settanta e Ottanta inventò il moderno traffico di droga. Ed è certamente quello con la vita più rocambolesca: è alto circa 1 metro e 67 centimetri, ed è per questo che il suo soprannome significa “il piccoletto”. Nel corso degli anni riuscì a sfuggire a molti tentativi di arresto, spesso scappando pochi minuti prima che la polizia o i marine facessero irruzione nel suo nascondiglio. Fu arrestato la prima volta nel 1993 mentre si trovava in Guatemala dove era fuggito e fu estradato in Messico: nel 2001 riuscì a evadere. Il 22 febbraio del 2014, dopo essere stato rintracciato in una località balneare insieme alla moglie e con poca scorta, fu arrestato una seconda volta riuscendo a fuggire attraverso un tunnel lungo circa un chilometro l’11 luglio del 2015. La sua nuova fuga però non durò quanto in passato: le forze speciali messicane impiegarono sei mesi ad arrestarlo di nuovo, l’8 gennaio del 2016.