Parlano molto bene di “Una serie di sfortunati eventi”

I critici hanno definito la nuova serie tv di Netflix «ciò che accadrebbe se Wes Anderson e Tim Burton decidessero di fare insieme una serie tv»

(Da "Una serie di sfortunati eventi")
(Da "Una serie di sfortunati eventi")

Una serie di sfortunati eventi è la nuova serie di Netflix: tutti i suoi otto episodi – della durata di circa 50 minuti l’uno – sono disponibili online da venerdì 13 gennaio (data scelta non a caso). Una serie di sfortunati eventi è un adattamento dell’omonima serie di racconti per ragazzi di Daniel Handler, che li scrisse però usando lo pseudonimo di Lemony Snicket. I libri della serie sono 13, pubblicati tra il 1999 e il 2006: sono stati tutti tradotti in italiano e pubblicati da Salani. Oltre a quei 13 libri ce ne sono altri che sono in qualche modo collegati a Una serie di sfortunati eventi, ma non sono stati pubblicati in Italia. Da quella storia è già stato tratto un film: nel 2004, con Jim Carrey che interpretava il ruolo del conte Olaf. Nella serie di Netflix il conte Olaf è invece interpretato da Neil Patrick Harris, cioè Barney di How I Met Your Mother. 

La storia di Una serie di sfortunati eventi è semplice nelle premesse ma – come suggerisce il titolo – complicata nelle evoluzioni: parla di tre orfani che devono vivere insieme a un tutore cattivo – il conte Olaf – che vuole ucciderli per ottenere la loro eredità. Nel frattempo, scrive Netflix, gli orfani devono anche “affrontare peripezie di ogni genere”.

Una serie di sfortunati eventi è una serie tv d’avventura, che va bene per i bambini anche se ci sono momenti cupi e drammatici (ma ci sono pure cose che fanno ridere). Avranno quasi di sicuro voglia di guardarla quelli che hanno letto i libri, ma possono tranquillamente capirla e appassionarcisi anche quelli che non ne sanno nulla. Finora sta piacendo al pubblico e anche ai critici: di certo più del film con Carrey, che fu descritto come mediocre. Una serie di sfortunati eventi potrebbe piacere agli appassionati del fantasy, e potrebbe incuriosire chi non sa cosa scegliere su Netflix. E comunque è meno bizzarra di The OA (l’ultima importante novità uscita su Netflix a dicembre), se l’avete vista e ancora state cercando di trovarle un senso.

Le basi (senza spoiler)

Handler – l’autore dei libri – ha 46 anni ed è un fisarmonicista, oltre che uno scrittore. Il suo primo libro – The Basic Eight – fu rifiutato da 37 diverse case editrici prima di essere pubblicato, soprattutto perché parlava in modo piuttosto cupo della vita di un’adolescente. Poi pubblicò altri due romanzi, sempre usando il suo vero nome, e nel frattempo iniziò anche a scrivere Un infausto inizio, che sarebbe poi diventato il primo libro del ciclo di romanzi di Una serie di sfortunati eventi. Pare che decise di usare lo pseudonimo Lemony Snicket su consiglio del suo editore, senza mai ben specificare davvero i motivi. Il primo romanzo uscì nel 1999 di venerdì 13 (che anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti è considerato un giorno sfortunato). Il 13 è in realtà un numero che ricorre molte volte in Una serie di sfortunati eventi: i libri sono 13, ognuno è fatto da 13 capitoli (tranne l’ultimo) e anche il 13esimo libro uscì di venerdì 13: quello dell’ottobre 2006. Ecco perché anche la serie Netflix la serie è uscita proprio l’altroieri.

Un’altra curiosità riguarda i titoli dei 13 libri: in ognuno (ma non nell’ultimo) c’è un’allitterazione, sia in inglese che in italiano: Un infausto inizio, La stanza delle serpi, La funesta finestra, La sinistra segheria, Il vile villaggio, e così via.

La serie tv Netflix è stata creata da Mark Hudis, che in precedenza aveva soprattutto scritto episodi di That ’70s Show e True Blood. La serie parla dei primi quattro romanzi (il film del 2004 parlava dei primi tre) e ne è già stata confermata una seconda stagione. Il primo episodio della serie parla dell’incendio in cui muoiono i genitori dei tre ragazzi protagonisti della storia – Violet, Klaus e Sunny Baudelaire – e racconta il loro incontro con il conte Olaf, il lontano parente a cui finiscono in affidamento.

Recensioni

Secondo Rotten Tomatoes il 92 per cento delle recensioni di Una serie di sfortunati eventi ne parla in modo positivo, e il sito le ha sintetizzate così: «Piacevole e dark. Una serie di sfortunati eventi è al livello del libro, di cui riesce a mantenere il tono, lasciando agli spettatori una commedia stramba, secca, gotica e molto bella». Erik Adams di The A.V. Club ha scritto che il principale merito della serie sta nel suo saper parlare di temi difficili come il lutto, la perdita e la delusione mantenendo però una «sardonica sincerità». Adams ha scritto che è un «prodotto per bambini, con sofisticazioni adulte» e ha apprezzato molto anche le interpretazioni e il modo in cui il film ha saputo rendere gli strambi ambienti del libro.

Chaim Gartenburg di The Verge ha scritto che la serie tv «rende bene quello che il film sbagliava» e ne rappresenta quindi un adattamento più fedele e migliore sotto ogni punto di vista. In particolare – ve ne accorgerete subito – la serie usa spesso il meccanismo di rottura della quarta parete, che è un modo difficile per dire che, semplicemente, un personaggio fissa la cinepresa e si rivolge direttamente agli spettatori (alla Frank Underwood, se guardate House of Cards). Sonia Saraiya di Variety ha scritto che la serie è uno «strano, meraviglioso capolavoro – una buffa dramedy gotica che potrebbe benissimo essere il risultato di ciò che accadrebbe se Wes Anderson e Tim Burton decidessero di fare insieme una serie televisiva».

Bonus: un teaser originale e un video di cose sfortunate

Il teaser della serie – pubblicato qualche mese fa – era piuttosto strano. C’era un attore che diceva: «Ciao, mi chiamo Lemony Snicket e ancora una volta mi ritrovo in una stanza in penombra, a parlare con una persona sconosciuta. Quella persona sei tu e la stanza appartiene a Netflix».

Qualche giorno fa Netflix ha invece pubblicato un video di cose sfortunate, da venerdì 13: il sale rovesciato, lo specchio rotto, e così via. Gli eventi si susseguono con effetto domino e il video è pensato e girato molto bene.