Alla base dell’Impero romano c’è una notizia falsa?
Nel 32 a.C. il futuro imperatore Augusto fece circolare un documento che screditava il suo nemico Marco Antonio: sulla sua veridicità si discute ancora oggi, ma ebbe effetti notevoli
Da qualche mese si fa un gran parlare di notizie false e post-verità: cioè di cose non vere che per qualche motivo finiscono per sembrarlo per il semplice fatto che le ha dette qualcuno di importante – coff coff – oppure perché ci appaiono come credibili, e non abbiamo tempo o voglia di verificarle. Ma sebbene i social network abbiano probabilmente un ruolo nella loro recente diffusione, le notizie false ci sono da prima che andasse di moda parlarne: e così anche le post-verità, magari con un nome diverso. Secondo la Treccani una post-verità è una «argomentazione, caratterizzata da un forte appello all’emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l’opinione pubblica». Eve MacDonald insegna Storia antica all’università di Reading, nel Regno Unito, e su The Conversation ha raccontato un probabile caso di questo tipo che ha più di duemila anni e ha determinato le sorti di Ottaviano – il futuro imperatore Augusto – Marco Antonio, Cleopatra e, più in generale, dell’Impero romano.
Ottaviano disse di aver avuto accesso al testamento di Marco Antonio – preparato e lasciato a Roma prima che lui si trasferisse in Egitto, da Cleopatra – ne riportò il contenuto al Senato, e il Senato disapprovò molto quello che sentì, fino a decidere di dichiarare guerra a Marco Antonio, tempo dopo. Non c’è modo di sapere se Ottaviano trovò e lesse il vero testamento di Antonio: molti ne sono scettici perché Antonio ne usciva particolarmente male, e ancora se ne discute. Ma ormai è in realtà comunque poco importante: quel testamento, il cui contenuto faceva di certo un gran comodo per i piani di Ottaviano, si rivelò determinante per convincere il Senato a mettersi con Ottaviano e contro Marco Antonio. Proprio come le notizie false di oggi diventano rilevanti a prescindere dalla veridicità del loro contenuto.
Un paio di dritte, per orientarsi
Impallinati di storia romana, tappatevi le orecchie. Prima di Ottaviano vs. Marco Antonio c’era stato Cesare vs. Pompeo. Aveva vinto Cesare, che negli anni successivi accumulò talmente tanto potere da controllare praticamente da solo la Repubblica, e anticipando in un certo senso la futura struttura dello stato. Nel 44 a.C Cesare fu però ucciso – quando e da chi, lo sapete – e nel notevole trambusto politico, militare e “di leadership” che ne seguì si affermarono soprattutto Ottaviano – suo figlio adottivo ed erede designato – e Marco Antonio, uno dei migliori generali dell’esercito romano e amico personale di Cesare, di cui si racconta che fece un’orazione funebre. Quella poi immaginata da Shakespeare e recitata, tra gli altri, da Vittorio Gassman e Marlon Brando.
Il testamento di Cesare aveva nominato Ottaviano suo erede e Marco Antonio suo erede subordinato (insieme a Decimo Bruto). Marco Antonio e Ottaviano provarono a andare d’accordo e coesistere: e per un po’ ci riuscirono, dato che i domini di Roma erano già enormi e sembrava esserci spazio per entrambi. Se avete bisogno di ripescare nomi e concetti dalla memoria o dai libri di storia, per questo periodo si parla di Secondo triumvirato. La terza persona – oltre a Ottaviano e Marco Antonio – di cui state cercando di ricordare il nome è Marco Emilio Lepido.
Dopo una serie di passaggi intermedi si arrivò alla situazione in cui Marco Antonio e Ottaviano si affermarono come i due personaggi più importanti, ognuno con la forza e l’ambizione per provare a sconfiggere l’altro e “prendersi Roma” (nel senso della Repubblica). Nel frattempo però Marco Antonio aveva anche iniziato una relazione con Cleopatra (che aveva avuto modo di conoscere bene pure Cesare), e aveva passato diverso tempo con lei, anche per via di una campagna militare nel cosiddetto Oriente. Lo stesso Marco Antonio in passato aveva avuto una relazione con Ottavia, sorella di Ottaviano. A Roma il rapporto tra Marco Antonio e Cleopatra non era ben visto: c’entravano un certo pregiudizio contro le donne e il mondo orientale ed egiziano, considerato un regno senza valori forti e dove i sovrani si dedicavano più a godersi la vita che altro.
Il testamento di Marco Antonio, e tutte le sue conseguenze
Nel 32 a.C. Ottaviano, che già tramava per fare fuori Marco Antonio, disse di aver trovato il testamento di Marco Antonio e ne fece leggere alcuni passaggi davanti a tutto il Senato: il testo sosteneva che Antonio volesse lasciare i territori orientali della Repubblica romana a Cleopatra e ai suoi figli. Compreso Cesarione, il figlio che Cleopatra aveva avuto da Cesare e che Marco Antonio aveva intanto proclamato “re dei re” e vero erede di Cesare (cioè più erede rispetto a Ottaviano). Il testo fu anche affisso pubblicamente e inviato tramite messaggeri un po’ in tutti i territori di Roma. Un paio di secoli dopo dopo lo storico Svetonio – grande amante degli aneddoti e dei complotti di palazzo – la raccontò così:
L’alleanza con Marco Antonio era sempre stata dubbia ed incerta, mal rabberciata da varie riconciliazioni: alla fine egli [Ottaviano] la ruppe definitivamente, e, per meglio dimostrare che si trattava di un cittadino degenere, fece aprire e leggere pubblicamente il testamento che quello aveva lasciato a Roma designando tra gli eredi anche i figli avuti da Cleopatra.
Gli storici hanno dibattuto per anni sull’eventuale “autenticità e validità del testamento di Marco Antonio” e sulla almeno parziale falsità di quanto letto da Ottaviano. A molti sembra davvero improbabile che Marco Antonio avesse scritto un lascito grazie a cui sarebbe stato preso per matto da chiunque, a Roma: e soprattutto che Ottaviano lo abbia riportato fedelmente, dato che aveva tutto l’interesse a manipolarlo e far sembrare che Marco Antonio fosse impazzito. Ma la notizia, a prescindere dalla sua dubbia veridicità, ebbe comunque effetti rilevanti.
Al Senato non fece ovviamente piacere sapere che qualcuno voleva lasciare un pezzo di Roma ai figli di Cleopatra e quasi tutti quelli che contavano a Roma (compresi ex alleati di Marco Antonio) concordarono sul fatto che, come scrive MacDonald, «Marco Antonio aveva perso la testa per colpa del fascino e del dispotismo di Cleopatra». Plutarco – uno storico greco che scrisse biografie ricche di aneddotica su personaggi famosi del mondo latino e greco – ricorda per esempio che Ottaviano iniziò a far girare la voce che Marco Antonio era stato drogato da Cleopatra, e che «non era padrone neppure di se stesso».
Il testamento di Marco Antonio – o comunque il testo che Ottaviano ne fece leggere – diceva anche che una volta morto Marco Antonio avrebbe voluto essere seppellito ad Alessandria, nel mausoleo della dinastia regale egiziana. Questa cosa passò come il simbolo di un tradimento completo: e qualcuno dei senatori e notabili romani lo prese anche come pretesto per mettersi definitivamente dalla parte di Ottaviano, che a Roma aveva già acquisito molto potere. Il Senato romano tolse a Marco Antonio il suo imperium, cioè il diritto legale a guidare truppe dell’esercito romano: e senza imperium Marco Antonio era un generale senza esercito. O peggio, un nemico ed estraneo che agiva contro gli interessi della Repubblica di Roma.
Il Senato di Roma dichiarò quindi guerra: a Cleopatra, non a Marco Antonio: forse per svilire il ruolo succube che si credeva Marco Antonio avesse nei confronti della regina d’Egitto, forse per evitare di farla passare per guerra civile. Fatto sta che si arrivò a quell’altra cosa che dovreste ricordarvi dai tempi del liceo: la battaglia navale di Azio, del 31 a.C. Vinse Ottaviano, soprattutto grazie all’appoggio della nobiltà romana e in generale occidentale; Marco Antonio e Cleopatra scapparono.
Ottaviano arrivò fino in Egitto e Marco Antonio provò ad affrontarlo, ma quando vide che le sue truppe erano poche, impreparate e soprattutto intimorite (si dice fuggirono alla vista dei romani), si racconta che si suicidò. Plutarco raccontò invece una versione diversa, alla Romeo e Giulietta, con Marco Antonio che si uccide credendo Cleopatra già morta. Pare invece che Cleopatra – saputo della morte di Marco Antonio – provò a sedurre anche Ottaviano. Altre versioni dicono invece che restò fedele a Marco Antonio. Fatto sta che anche lei si suicidò: e ultimamente la versione “con il morso di un serpente” sta traballando un po’. Notizia falsa pure quella, forse.
Ottaviano – nome completo: Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto – tornò a Roma fece distruggere statue ed effigi di Marco Antonio e pochi anni più avanti proclamò l’Impero, che guidò fino al 14 d.C. I membri della sua dinastia guidarono l’Impero romano – che in questa forma sopravvisse ancora quattro secoli – fino al 68 d.C.