Cosa è successo ieri in Libia
Miliziani fedeli all'ex primo ministro autoproclamato Khalifa al Ghwell hanno provato a occupare alcuni palazzi ministeriali, ma il tentativo è fallito
Giovedì 12 gennaio un gruppo di miliziani fedeli al vecchio governo islamista libico autoproclamato, guidato da Khalifa al Ghwell, ha provato a occupare alcuni palazzi ministeriali a Tripoli, la capitale della Libia, con l’obiettivo di tornare al potere e rovesciare il fragile governo sostenuto dalle Nazioni Unite in carica dallo scorso anno. Il tentativo di occupazione non è andato bene, ha detto un portavoce del governo legittimo, aggiungendo che le attività nei ministeri sono proseguite normalmente. Le notizie provenienti da Tripoli, e raccolte dalle principali agenzie di stampa internazionali, sono difficili da confermare e non è quindi chiaro quale sia stata l’effettiva entità dell’iniziativa di Ghwell e se abbia davvero tentato un colpo di stato. La situazione politica in Libia continua a essere molto precaria; già lo scorso autunno un gruppo di miliziani fedeli al vecchio governo aveva provato a deporre l’attuale primo ministro, Fayez al Sarraj.
Ieri Ghwell aveva tenuto un breve discorso televisivo, annunciando che le sue forze avevano ottenuto il controllo di alcune istituzioni dello Stato, compreso il ministero della Difesa. In seguito era stato diffuso un comunicato nel quale si diceva che anche il ministero del Lavoro era sotto il controllo dei sostenitori del vecchio governo. Su Facebook un portavoce di Fayez al Sarraj aveva confermato che alcuni gruppi armati fedeli a Ghwell avevano provato a occupare le sedi di alcuni ministeri, usando anche la forza, ma che l’iniziativa era poi fallita. Ulteriori conferme sono state riferite all’agenzia Reuters da un altro portavoce: “Le cose a Tripoli sono tornate alla normalità: c’è stato un tentativo di occupare alcuni palazzi governativi, ma è fallito”.
Ghwell si è sempre opposto al governo di pacificazione nazionale sostenuto dalle Nazioni Unite, sostenendo la necessità di soluzioni più forti e incisive per governare il paese. Anche per questo motivo aveva già tentato un colpo di stato nell’ottobre del 2016, occupando anche in quel caso alcuni palazzi governativi e una delle televisioni della Libia. A Tripoli la situazione è del resto molto complicata: ci sono decine di gruppi di miliziani fedeli a diversi schieramenti politici, e non tutti sono d’accordo con l’attuale governo o hanno posizioni ondivaghe, che cambiano di continuo con la rottura e la creazione di nuove alleanze.
Il governo di Fayez al Sarraj avrebbe dovuto semplificare la situazione politica, lavorando a intese e compromessi con i vari governi che avevano dichiarato la loro sovranità su parte della Libia dopo il 2011, anno in cui era finita la dittatura di Muammar Gheddafi, ma soprattutto a Tripoli finora ha fallito il proprio obiettivo.
Sempre ieri, intanto, il generale Khalifa Belqasim Haftar, sostenitore del governo cirenaico di Tobruk nell’est della Libia, è salito a bordo della portaerei russa Admiral Kuznetsov, che si trova da tempo nel Mediterraneo per le operazioni militari in Siria. Haftar ha visitato la nave e ha poi partecipato a una breve teleconferenza con il ministro della Difesa russo. Negli ultimi mesi Haftar ha intensificato i suoi rapporti con la Russia, che secondo diversi osservatori è interessata a sostenerlo come alternativa all’attuale governo: Haftar non ha mai nascosto di volere diventare l’unico capo dell’esercito libico, sostituendosi all’attuale governo. I paesi occidentali sono invece convinti che la strada migliore, per la pacificazione nazionale, passi da un sostegno pieno nei confronti di Fayez al Sarraj. In quest’ottica l’Italia ha da poco riaperto la sua ambasciata a Tripoli, il primo paese occidentale a farlo, anche per le necessità collegate alla gestione dei flussi migratori.