Ci sono guai anche per Renault?

La procura di Parigi ha avviato un'indagine per sospette violazioni delle leggi sulla produzione di sostanze inquinanti dei suoi motori diesel

(PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)
(PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

La procura di Parigi ha avviato un’indagine sulla casa automobilistica francese Renault, per verificare se abbia truccato in qualche modo i dati sulle emissioni dei suoi motori diesel. La decisione è stata annunciata dai media francesi nella mattina di oggi, a poche ore di distanza dalle accuse formulate dall’EPA, l’agenzia di controllo e protezione dell’ambiente statunitense, nei confronti di FIAT Chrysler (FCA), sospettata di avere utilizzato sistemi per far risultare a norma le emissioni di circa 104mila veicoli diesel, venduti negli Stati Uniti a partire dal 2014. Il titolo di Renault in borsa ha perso circa il 4 per cento nella mattina di oggi e poi ha recuperato qualcosa, mantenendosi comunque in negativo e realizzando uno dei suoi peggiori risultati degli ultimi mesi.

Le Figaro scrive che l’indagine su Renault richiederà molto tempo e non è chiaro quali potrebbero essere i suoi sviluppi. L’azienda ha comunque respinto ogni accusa e in un comunicato scrive che i suoi veicoli “sono conformi alle norme in vigore” sulle emissioni, sia per quanto riguarda le leggi francesi sia per quelle dell’Unione Europea. Al momento Renault si è quindi limitata a “prendere atto” della decisione di aprire un’indagine nei suoi confronti, e attenderà i prossimi sviluppi.

Già nell’autunno del 2015 quando era iniziato il cosiddetto “dieselgate”, con l’apertura di un’indagine nei confronti di Volkswagen da parte dell’EPA, molti osservatori avevano fatto notare che sarebbe stata solo questione di tempo prima che si aprissero nuove indagini, nei confronti di altri produttori. Le norme per la verifica delle emissioni prevedono, nella maggior parte dei casi, test sui motori da eseguire in laboratorio dove raramente sono riprodotte con efficacia condizioni realistiche, paragonabili a quelle che si verificano guidando per strada. L’inchiesta su Volkswagen era proprio nata in seguito a una serie di test condotti in ambito universitario per dimostrare la discrepanza tra quando dichiarato dai produttori sulle emissioni dei loro motori, e l’effettiva produzione d’inquinanti su strada.

La notizia di ieri sulle accuse nei confronti di FCA da parte dell’EPA ha portato qualche conseguenza anche in Europa. Il ministero dei Trasporti del Regno Unito, per esempio, ha chiesto all’EPA di condividere quante più informazioni possibile sui dati raccolti nei confronti dei veicoli diesel di FCA e sulla loro produzione di inquinanti. Il governo britannico potrebbe in seguito aprire proprie indagini e verifiche nei confronti della casa automobilistica, che ha comunque già respinto ogni accusa dicendo di avere rispettato le leggi sulle emissioni negli Stati Uniti.

FCA era già stata al centro dell’attenzione a inizio settimana, quando la Commissione Europea aveva invitato l’azienda a collaborare con le autorità tedesche, che hanno avviato indagini sui veicoli diesel Fiat 500X, Fiat Doblò e Jeep Renegade. Anche in questo caso il sospetto è che questi modelli utilizzino un software che falsa i risultati sulle emissioni nelle fasi di test, condizione fermamente respinta da FCA e dal suo amministratore delegato Sergio Marchionne.