Buddy Greco e la ricerca del successo
È morto a 90 anni dopo una lunga carriera come musicista e cantante, inseguendo la fama dei suoi contemporanei più celebrati, come Sinatra e Martin
di Matt Schudel - The Washington Post
Buddy Greco – pianista jazz e cantante del gruppo musicale di Benny Goodman negli anni Quaranta, che successivamente frequentò anche Frank Sinatra e il Rat Pack e mise in piedi un raffinato spettacolo a Las Vegas diventando forse il massimo esponente del lounge – è morto il 10 gennaio a Las Vegas. Aveva novant’anni. Suo figlio Buddy Greco Jr. ne ha confermato la morte al Desert Sun, un giornale di Palm Springs, in California. La causa della morte non è stata resa nota. Greco ha combinato talento, tenacia e un carattere difficile in una carriera durata più di ottant’anni. Fu amato dalle donne e si sposò diverse volte. Divenne quasi un membro del Rat Pack, anche se mai a pieno titolo: il gruppo di uomini di spettacolo dallo stile di vita lussuoso, di cui facevano parte Frank Sinatra e Dean Martin, che incarnò lo sfarzo del periodo d’oro di Las Vegas.
Greco realizzò alcuni pezzi di minor successo, soprattutto una versione di “The Lady is a Tramp” del 1960, e registrò oltre 70 dischi, non riuscendo però ad arrivare all’apice della fama. Passò dall’essere un pianista che cantava solo occasionalmente a diventare un intrattenitore dinamico ed energico, che saltava dalla tastiera per cantare a squarciagola ritornelli di canzoni talvolta di dubbia qualità, sempre accompagnate dallo schioccare delle dita. «Ho sempre voluto diventare un pianista jazz», disse Greco al New York Times nel 1963, «ma è più facile guadagnarsi da vivere come cantante. Lavorerei ancora in postacci e suonerei a un pubblico di appassionati di jazz. Cantando, invece, posso attrarre le masse». Greco divenne il musicista principale dei supper club e si esibiva al Desert Inn’s Starlight Lounge di Las Vegas. Registrava dischi con sinfonie e orchestre, e occasionalmente in contesti più propriamente jazz.
Durante gli anni Sessanta divenne una presenza ricorrente nei varietà televisivi, dove veniva presentato come “Mr. Excitement of Song”. Se nel mondo dello spettacolo non riuscì ad arrivare ai picchi raggiunti da Martin, Sinatra o Tony Bennet non fu di certo perché non ci provò. «Nessun artista si dà più da fare per compiacere il suo pubblico», scrisse il critico jazz Will Friedwald nel suo libro Biographical Guide to the Great Jazz and Pop Singers. «Il più purista tra i puristi del jazz avrà forse avuto da ridire sulle esuberanti esibizioni di Greco, ma nel frattempo batteva i piedi al ritmo di quattro tempi a battuta».
Greco non entrò mai nella classifica dei 40 dischi più venduti ma continuò a inseguire pezzi di successo trasformando il suo stile dal jazz al pop al country, per poi ritornare sui suoi passi, e modificò il suo abbigliamento senza però mai perdere – almeno in pubblico – il suo sorriso a 200 watt. Fu oggetto di recensioni umilianti: «È un’esibizione stranamente vuota, fuori fuoco, che potrebbe suggerire un margine di crescita per il signor Greco, se solo non ci stesse già provando da così tanto tempo», scrisse il critico del New York Times John S. Wilson nel 1977. Rimase sempre uno showman ed era famoso per cantare un verso di “Satin Doll” e poi sedersi a fare stravaganti virtuosismi al piano, a cui diceva: «Parlami, pianoforte!». Le caricature del cantante lounge di Bill Murray al Saturday Night Live e di Jerry Lewis nel ruolo di Buddy Love nel film del 1963 Le folli notti del dottor Jerryll erano piuttosto vicine al vero. Nel 1994 GQ dedicò un articolo a Frank Sinatra Jr. con il titolo offensivo, per quanto memorabile, Frank Sinatra Jr. vale sei Buddy Greco.
Greco, però, non si riduceva al suo desiderio di esibirsi sul palco. Ci possono essere stati altri cantanti lounge prima di lui, ma Greco raggiunse la perfezione della forma. Fu «il modello di un certo tipo di musicista da saloon», scrisse il critico Larry Kart sul Chicago Tribune nel 1985. «In pratica fu Greco a inventare lo stile di esibizioni che rappresenta in pieno, al punto da dare l’impressione di non poter fare davvero una parodia dei suoi vistosi eccessi: perché Greco faceva la parodia di se stesso oppure per il timore reverenziale che si prova in presenza dell’esagerata versione originale». Greco visse tutto questo – le pessime recensioni e le continue interviste su Sinatra e Martin, e su quel fine settimana con Marilyn Monroe al lago Tahoe – continuando a sorridere. A 87 anni passava 30 settimane all’anno in tour con lo smoking stirato, pronto per il prossimo riflettore, per quanto fioca potesse essere la sua luce.
Armando Joseph Greco nacque a Philadelphia il 14 agosto 1926. Suo padre, un appassionato di musica, per lavoro si occupava della posa dei pavimenti, prima di aprire un negozio di dischi. Iniziò a cantare in radio quando aveva 4 anni, e a 6 prendeva lezioni di pianoforte. La sua famiglia era troppo povera per comprare un pianoforte, raccontò al giornale britannico Independent nel 1993, «perciò prendevo lezioni di piano da un insegnante che viveva vicino a noi, correvo a casa e mi esercitavo sulla sagoma di una tastiera di pianoforte che mia padre aveva trovato sulla copertina di una rivista. L’aveva incollata al tavolo, io la “suonavo” e riuscivo a sentire davvero le note nella mia testa». Greco studiò musica classica ma fu presto attirato dal jazz di Art Tatum, Fats Waller, Nat “King” Cole e altri pianisti. Iniziò a esibirsi da adolescente e nel 1947 il suo “Ooh, Look-a There, Ain’t She Pretty” fu un successo minore. A fine del 1948 si unì per un anno al gruppo del clarinettista Benny Goodman, per poi mettersi in proprio. Raccontò di aver suonato in ogni nightclub «almeno due volte».
Divenne una celebrità di secondo piano e una testa calda di primo livello. Una volta spinse un pianoforte giù dal palco verso un cliente che si rifiutava di spegnere il sigaro. Quando era in tour era famoso per spegnere la macchina in autostrada per picchiarsi con suo fratello, che suonava il sassofono nella sua band. Si racconta che a Las Vegas abbia fatto a pugni con Bobby Darin, accusando il cantante – più giovane di lui – di aver rubato parti del suo spettacolo.
Buddy Greco con l’allora moglie Dani Crayne nel 1962 (Bob Dear/AP)
Greco era anche famoso per essere amato dalle donne e per essere stato un membro virtuale dei Rat Pack durante l’esaltante periodo di Las Vegas. «Bevevano tutti», raccontò all’Independent, «avevano tutti una sigaretta in bocca e una ragazza tra le braccia, o forse due». Nel 1962 Greco andò sul lago Tahoe per passare il fine settimana con Sinatra, Monroe e altre persone, qualche giorno prima della misteriosa morte dell’attrice. Alcune delle ultime foto di Monroe la mostrano mentre abbraccia Greco vicino a una piscina. Greco non ha mai rivelato se i due condivisero più di un abbraccio. I suoi primi quattro matrimoni – con Sally Baionno, Dani Crayne, Margret Kinley e Jackie Sabatino – finirono con il divorzio.
Greco lascia la quinta moglie, la cantante Lezlie Anders e i sette figli avuti dai matrimoni precedenti. Negli anni Novanta Greco tornò al jazz e andò in tour con una versione storica dell’orchestra di Goodman. Continuò a registrare dischi fino al 2013. Con Anders gestì un elegante supper club per diversi anni, per poi organizzare uno spettacolo-tributo per la cantante Peggy Lee, con cui aveva girato il mondo in tour. Greco e Anders vissero in Inghilterra per molti anni prima di tornare in California. «Greco ha tutta la superficialità da schiocco di dita che associamo alle lucertole del lounge», scrisse il critico jazz Friedwald nel 2010, «allo stesso tempo però le sue opere hanno una sincerità e addirittura una purezza impressionante. Non esiste nessuno come lui».
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