Il delitto di Ferrara
Che cosa è successo a Pontelangorino, dove un 16enne ha chiesto a un amico di aiutarlo a uccidere i suoi genitori
A Pontelangorino, una frazione del comune di Codigoro in provincia di Ferrara, proseguono le indagini sull’uccisione di Salvatore Vincelli (59 anni) e della moglie Nunzia Di Gianni (45 anni), avvenuta il 10 gennaio scorso. Il loro omicidio è diventato rapidamente un caso di cronaca nazionale, non solo per la sua efferatezza, ma anche per gli ultimi sviluppi nelle indagini che hanno portato al fermo di un ragazzo di 16 anni, figlio della coppia, e di un suo amico di 17 anni, ritenuti al momento i responsabili del delitto. Molti dettagli devono essere ancora chiariti, ma nelle ultime ore il procuratore capo di Ferrara, Bruno Cerchi, ha detto che i due minorenni hanno confessato le loro responsabilità nel duplice omicidio. In precedenza Riccardo, il figlio dei Vincelli, aveva dato una versione diversa dei fatti nel tentativo di depistare le indagini, cosa che ha complicato le ricostruzioni su quanto accaduto ai suoi genitori.
La prima versione
Vincelli aveva raccontato di essere tornato dopo avere pranzato con un amico, e di avere trovato i suoi genitori morti nella casa in cui viveva con loro a Pontelangorino. Il corpo del padre era nel garage, con una busta di plastica avvolta intorno alla testa e diverse lesioni al capo, mentre quello della madre era in cucina. Vincelli aveva chiamato i vicini e poi i carabinieri, che avevano avviato subito le indagini.
Dai primi controlli non erano stati trovati segni di effrazione e la casa era sostanzialmente in ordine, cosa che aveva fatto ipotizzare che i due omicidi fossero stati compiuti da qualcuno che già conosceva l’abitazione. Era stata scartata l’ipotesi di una rapina, visto che non risultavano oggetti di valore rubati, e così anche la possibilità che si fosse trattato di un omicidio-suicidio. Le testimonianze di Vincelli erano piuttosto vaghe: aveva detto di non essere andato a scuola, di avere dormito da un amico con il quale aveva poi pranzato, e di non essere quindi tornato a casa per un’intera giornata.
Le indagini e la confessione
Poco convinti dalla versione di Vincelli, gli inquirenti hanno effettuato un nuovo interrogatorio nella notte tra il 10 e l’11 gennaio, sentendo anche il suo amico M.S. di 17 anni. Dopo alcune ore hanno ottenuto una confessione: Vincelli avrebbe promesso 1.000 euro all’amico se avesse ucciso i suoi genitori, dandogli un anticipo di 80 euro. La coppia è stata aggredita nella stanza da letto, poi i corpi sono stati trasportati in altre parti della casa. Interrogati dal pubblico ministero Giuseppe Tittaferrante insieme al magistrato del Tribunale dei Minori, Silvia Marzocchi, i due hanno anche dato alcuni dettagli sul modo in cui è stato eseguito il delitto, sul posto dove sono stati nascosti i loro vestiti insanguinati e l’arma utilizzata, un’ascia. Avevano provato a nascondere tutto in un canale nei pressi di Caprile, dove il materiale è stato recuperato dai carabinieri.
Sulla base delle testimonianze fornite da Vincelli e M.S., gli inquirenti hanno concluso che l’omicidio sia avvenuto tra le 3 e le 5 del mattino di martedì 10 gennaio. Salvatore Vincelli è stato ucciso con tre colpi di ascia alla testa, Nunzia Di Gianni con sei. Dopo l’omicidio, le teste dei cadaveri sono stati avvolti nei sacchi di plastica per non lasciare altre tracce di sangue, durante lo spostamento dei corpi in cucina e nel garage.
Citando gli inquirenti, la Nuova Ferrara scrive che l’omicidio sarebbe stato eseguito materialmente da M.S.: “Nella notte di lunedì, alle 5, poco prima dell’alba, è entrato da solo in casa (lo dimostrano le sue impronte stampate nel sangue): da solo uccide i coniugi, poi il piano premeditato con Riccardo non ha retto, non riusciva da solo a portar via i corpi, a trascinarli dalla camera da letto”.
Le accuse
Il caso non è ancora chiuso, ma considerata la confessione dei due minorenni non dovrebbero esserci nuove particolari rivelazioni. Vincelli e M.S. sono accusati di omicidio premeditato aggravato da futili motivi. Sono stati trasferiti nel carcere minorile di Bologna.
Il movente
Non è chiaro che cosa abbia spinto Vincelli a organizzare l’uccisione dei suoi genitori. L’ipotesi è che ci fossero rapporti conflittuali da tempo soprattutto a causa dello scarso rendimento del ragazzo a scuola, ma gli inquirenti dicono che è presto e che per ora ci darebbero solo “risposte superficiali”.