Che succede all’Unità
Il giornale è di nuovo in grosse difficoltà, con annunci di licenziamenti e possibile sospensione delle pubblicazioni: i giornalisti scioperano, il direttore accusa il PD
Oggi, giovedì 12 gennaio, il quotidiano l’Unità non è in edicola a causa di uno sciopero della redazione deciso ieri, dopo che l’amministratore delegato Guido Stefanelli (attraverso una delegata dell’azienda Pessina, che è il socio di maggioranza della società Unità Srl) aveva annunciato, dice una nota del comitato di redazione, licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali. Per oggi era già stato fissato un incontro dell’assemblea dei soci. Sergio Staino, che dallo scorso settembre codirige l’Unità assieme al parlamentare del PD Andrea Romano, sostiene il comitato di redazione e ha chiamato in causa il Partito Democratico, socio di minoranza al 20 per cento di Unità srl.
Nella nota del comitato di redazione si dice:
«Non possiamo tollerare la violenza e la totale mancanza di rispetto nei confronti della rappresentanza sindacale di una azienda che oggi, a ventiquattro ore da un’assemblea dei soci decisiva per il futuro de l’Unità, ha deciso di inviare ad un incontro fissato da tempo una rappresentante delegata, che nulla ha a che vedere con l’azienda di cui siamo dipendenti, per comunicarci l’intenzione di procedere “immediatamente” con una riduzione del personale senza percorrere la strada degli ammortizzatori sociali. In una parola: licenziamenti. Non possiamo accettare la forma di quanto avvenuto, e di cui non era stato informato il Partito Democratico, socio di minoranza, e il presidente del consiglio di amministrazione Chicco Testa, e ovviamente non possiamo accettarne la sostanza».
L’Unità era tornata in edicola il 30 giugno 2015, dopo avere sospeso le pubblicazioni per circa un anno a causa della crisi delle vendite e degli introiti pubblicitari, che avevano portato la società editoriale in liquidazione. In quel periodo c’era stato anche un cambio di proprietà: i soci editori di maggioranza erano diventati i costruttori della famiglia Pessina, mentre il PD aveva mantenuto una quota di minoranza. Nella nota il comitato di redazione scrive che i nuovi proprietari non sono stati in grado «di presentare un piano industriale che garantisse futuro e progettualità al giornale», e che l’assemblea dei soci prevista per questa mattina avrebbe dovuto discutere non di licenziamenti, ma della possibilità «di un aumento di capitale oppure di aprire le procedure per il fallimento». L’annuncio di licenziamenti collettivi, hanno però precisato, è «estraneo sia all’uno che all’altro percorso» e contrasta «con le trattative avviate per trasformare alcuni contratti dei redattori in “Articoli 2”, cioè collaboratori fissi». La rappresentanza sindacale sarebbe stata accusata dall’azienda di aver respinto questo piano di contenimento dei costi che effettivamente il comitato ha criticato, ma che non ha comunque respinto.
Il comitato di redazione, infine, ha parlato «dell’assurda gestione della questione web, con un sito Internet realizzato da una società esterna (che nulla ha a che vedere con la redazione dell’Unità) e totalmente sganciato da qualsiasi politica editoriale riferibile al quotidiano cartaceo».
In una conferenza stampa alla quale hanno partecipato i componenti del comitato di redazione e Andrea Romano, condirettore e deputato del PD, Sergio Staino ha detto che ci sono strade alternative ai licenziamenti e che il PD deve far «sentire la sua voce»: «In quattro mesi alla direzione dell’Unità, dopo un incontro gioioso e affettuoso con il segretario del PD Matteo Renzi, non ho visto più nessuno». Staino ha detto che «l’aiuto al giornale da parte del PD non si dà solo mettendo una quota di partecipazione finanziaria, ma cercando di far capire che il giornale è un apporto fondamentale per il partito: il PD non può considerarlo una cosa secondaria da tenere solo come una libera iniziativa di propaganda per il governo». Staino si è poi rivolto direttamente a Renzi perché «dica qualcosa su cosa vuole fare di questo giornale». Andrea Romano ha parlato di «comportamento unilaterale e provocatorio» del socio di maggioranza e ha aggiunto: «Il PD si appresta a fare la propria parte dal punto di vista finanziario e politico», ma ha anche ricordato che Matteo Renzi si era impegnato per la riapertura del giornale «in un momento in cui non è facile fare editoria».
Parlando col Post, Staino ha spiegato che l’azionista di maggioranza Pessina non si è detto disponibile ad aumenti di capitale alle attuali condizioni che privilegiano il ruolo del PD – socio di minoranza – nelle decisioni aziendali. E che il PD è stato finora del tutto inadempiente rispetto agli impegni presi nella promozione e nel sostegno alla diffusione del giornale e al suo ruolo in rapporto al partito. Sul futuro delle pubblicazioni quotidiane del giornale, Staino ha risposto di non essere in grado di dire quanto tempo l’attuale situazione possa ancora garantirle, e che la decisione sull’aumento di capitale era stata annunciata come inderogabile per ragioni di cassa immediate.
Attualmente, compreso il direttore, i giornalisti della redazione del quotidiano sono 29. Secondo quanto dichiarato durante la conferenza stampa, l’Unità vende circa 6.800 copie giornaliere, abbonamenti esclusi. La società editrice e la redazione dell’Unità sono distinte da quelle di Unità.tv, che quindi non è coinvolta in queste vicende. Al comitato di redazione dell’Unità hanno espresso sostegno la segretaria generale della CGIL Susanna Camusso e la Federazione nazionale della stampa italiana (FNSI).
La conferenza stampa del cdr del’Unità