Trump ha nominato consigliere suo genero
Jared Kushner, imprenditore e marito di sua figlia Ivanka: è l'ennesima nomina contestata, stavolta perché potrebbe infrangere le norme anti-nepotismo
Donald Trump, il presidente eletto degli Stati Uniti, ha nominato il genero Jared Kushner “consigliere del presidente”. Kushner, che ha 35 anni e dal 2009 è sposato con la figlia maggiore di Trump, Ivanka, è da mesi uno dei consiglieri più stretti di Trump: durante la campagna elettorale ha fatto un po’ di tutto – dal capo delle strategie per i social network a stratega politico – e secondo diversi osservatori americani sarà «il più fidato consigliere» di Trump alla Casa Bianca. La sua nomina è già stata criticata per vari motivi. Prima di tutto perché diverse norme impediscono a un presidente americano di assegnare un incarico a un suo familiare; in molti temono inoltre che a causa del suo passato da finanziere e imprenditore, Kushner possa andare incontro a moltissimi potenziali conflitti di interesse, oltre a spostare ancora più a destra la posizione di Trump sul conflitto israelo-palestinese (Kushner dirige una fondazione di famiglia che finanzia da anni alcuni movimenti legati ai coloni israeliani).
Trump: Jared Kushner could help make peace between the Israelis and Palestinians.
— Elisabeth Bumiller (@BumillerNYT) November 22, 2016
Kushner ha 36 anni ed è l’erede di una storica famiglia ebrea di proprietari di case del New Jersey e di New York. Dopo essersi laureato ad Harvard e alla New York University, ha lavorato per un po’ nell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan e poi è entrato nella società di famiglia, di cui è diventato CEO nel 2008, a soli 27 anni. Kushner è riuscito a espandere il patrimonio immobiliare costruito da suo padre e suo nonno – nel 2014, l’azienda ha compiuto transazioni per più di 2 miliardi di dollari – e a segnalarsi come uno dei più promettenti giovani imprenditori americani: l’anno scorso è stato incluso da Fortune nella lista dei 40 giovani imprenditori più influenti al mondo. I suoi interessi non si limitano alle proprietà immobiliari: dal 2006 è proprietario del New York Observer, un settimanale in formato tabloid che si occupa principalmente di cosa succede a New York, e nel 2012 ha provato ad acquistare la squadra di baseball dei Los Angeles Dodgers, senza successo. Kushner ha sposato Ivanka Trump nel 2009, dopo che lei si era convertita all’ebraismo: al momento hanno tre figli, l’ultimo dei quali – Theodore James – è nato il 27 marzo 2016.
In molti sperano che la sua esperienza da imprenditore e il suo passato da Democratico, di cui ha parlato anche di recente, bilanceranno l’impulsività di Trump. Secondo il New York Times, Kushner «ha un effetto calmante su Trump, che è noto anche per gridare ai membri del suo staff durante i momenti più tesi». In un recente discorso che ha tenuto alla sede di New York di Morgan Stanley, a cui erano presenti più di 400 dirigenti e capi di importanti aziende, Kushner ha spiegato di essersi avvicinato molto a Trump, di cui ha parlato solo in termini positivi, e alle sue proposte politiche: e in generale il suo nome è legato ad alcuni degli aspetti più spregiudicati della campagna elettorale, come appunto la mobilitazione sui social network oppure i negoziati per fondare una Trump TV in caso di sconfitta alle elezioni. Non è ancora chiarissimo, però, per quale motivo Trump si fidi così tanto di lui: il New York Magazine ha lasciato intuire la risposta in un lungo profilo di Kushner intitolato “il giovane Trump”.
La nomina di Kushner pone comunque diversi problemi alla futura amministrazione Trump, che si insedierà ufficialmente il 20 gennaio. I suoi avvocati hanno fatto sapere che Kushner non prenderà uno stipendio e che venderà le sue quote in circa 35 società o fondi e che farà in modo di non ricoprire incarichi decisionali in quelli che manterrà: il fatto è che Kushner intende vendere le sue quote in parte a suo fratello Joshua, un noto investitore newyorkese, e in parte a un fondo controllato da sua madre, cosa che gli consentirebbe di fatto di mantenerne il controllo rischiando di incorrere in potenziali conflitti di interesse.
Da tempo non succedeva che un presidente intendesse assegnare un incarico a un proprio familiare all’interno della Casa Bianca: gli ultimi erano stati Jimmy Carter e George W. Bush, che volevano far fare ai propri figli uno stage negli uffici dell’amministrazione (a entrambi fu sconsigliato di farlo). Una legge del 1967 vieta formalmente ai funzionari pubblici di nominare i propri familiari “in un’agenzia pubblica in cui è impiegato o su cui esercita un controllo”, ma l’interpretazione degli avvocati di Kushner è che «non è una questione così netta» e che in passato il Congresso ha autorizzato la presidenza ad assumere del personale al di fuori di leggi come quella anti-nepotismo del 1967.
Poi c’è la questione del conflitto israelo-palestinese: a fine novembre, in una riunione con i giornalisti del New York Times, Trump disse che Kushner poteva aiutarlo a stipulare la pace fra israeliani e palestinesi, e in generale sembra che nell’ambito dell’amministrazione Kushner si occuperà anche di Medio Oriente. Kushner non ha nessuna esperienza in politica estera, e non è chiaro quali conseguenze avrà la sua nomina per la risoluzione del conflitto: sembra che la sua famiglia sia legata a diverse fondazioni di coloni israeliani, ma Kushner non ha mai reso pubblica la sua posizione sul conflitto e sui potenziali negoziati per la pace.
In generale, scrive il New York Times, la nomina di Kushner si può inquadrare nella tendenza di Trump a gestire la presidenza come se fosse il suo impero immobiliare, «con i membri della sua famiglia in cima alla piramide e i membri dello staff, per quanto fidati o talentuosi, più in basso»: anche Ivanka ed Eric Trump, infatti, sono considerati fra i più fidati consiglieri di Trump e potrebbero avere un ruolo rilevante nell’amministrazione, anche se solo informale.