Cosa succede a Medium
Il fondatore del servizio a metà tra una piattaforma per blog e un social network ha annunciato 50 licenziamenti e un nuovo modello per compensare i contenuti, di cui per ora non si sa nulla
Il fondatore e amministratore delegato di Medium Ev Williams ha annunciato sul blog ufficiale della piattaforma 3 Min Read il taglio di cinquanta posti di lavoro in un post intitolato “Renewing Medium’s focus”, cioè “Rinnovare ciò che è importante per Medium”. Il post annuncia anche dei cambiamenti nel modello con cui le testate giornalistiche presenti su Medium potranno essere ricompensate per il loro lavoro, su cui però Williams è rimasto vago. Williams è uno dei cofondatori di Twitter, mentre Medium è una piattaforma per scrivere e condividere testi online di lunghezza superiore rispetto a quella dei post che solitamente si pubblicano sui social network.
Esiste dal 2012: inizialmente era uno strumento usato soprattutto dagli utenti di Twitter per pubblicare saltuariamente dei post più lunghi, con la comodità di potere usare lo stesso account, ma nel tempo Medium si è evoluto e oggi è usato per le comunicazioni di molti personaggi famosi – il comitato elettorale di Hillary Clinton l’ha usato molto durante la campagna per le elezioni presidenziali statunitensi – e ospita molte riviste, sia in modo esclusivo, come nel caso di Pacific Standard, sia insieme ai siti ufficiali, come nel caso dell’Economist. Negli ultimi anni Medium, anche grazie alla sua semplicità d’uso e alla sua grafica pulita ed elegante, soprattutto sui dispositivi mobili, è diventato molto popolare come piattaforma alternativa ai blog per pubblicare testi di vario tipo, da pezzi di opinione a articoli longform, da racconti di narrativa a reportage giornalistici.
Williams ha scritto che finora il 2016 è stato l’anno migliore per Medium: il numero di lettori e di post pubblicati è cresciuto del 300 per cento nell’ultimo anno. In questo periodo Medium ha fatto grandi investimenti, sia per quanto riguarda il numero di dipendenti, sia per i miglioramenti tecnologici apportati alla piattaforma, pensati per attrarre gli editori di testate giornalistiche. Per rendere conveniente la pubblicazione per le riviste sono anche state realizzate le prime pubblicità su Medium.
Williams ha spiegato che mettendo in piedi un modello basato sulla pubblicità, lui e le altre persone che lavorano a Medium si sono resi conto «di non avere la soluzione giusta per risolvere il grande problema di ricompensare i contenuti di qualità» e di non aver costruito un nuovo modello, come speravano di fare, ma solo di aver migliorato un po’ quello esistente. In questo modo Medium ha in parte tradito le premesse con cui è stato creato, ha scritto Williams:
«Continuare così – anche se è stato un successo dal punto di vista economico – ci avrebbe messo a rischio, a rischio di diventare un’estensione di un sistema che non funziona. Riflettendoci bene è chiaro che questo sistema che non funziona è guidato dalla pubblicità su internet. Non fornisce un servizio alle persone perché non è pensato per farlo».
Williams vorrebbe che le persone che pubblicano su Medium fossero ricompensate per la qualità dei contenuti prodotti e non per la loro abilità nell’attirare l’attenzione dei lettori. I posti di lavoro che sono stati tagliati erano quasi tutti nel settore vendite, in quello dell’assistenza e in altri ruoli commerciali: Williams vuole utilizzare le risorse che erano state investite in questi settori per trovare un nuovo sistema per compensare chi pubblica testi su Medium, in base al «valore che creano per le persone». Per metterlo in piedi sarà necessario il lavoro di persone con altre competenze. Williams non sa ancora come sarà questo sistema e ha annunciato che ci vorrà del tempo per capirlo.