Cosa sappiamo della bomba di Firenze
Ancora pochissimo, e non è confortante: secondo i giornali la magistratura sospetta il coinvolgimento degli anarchici
Non ci sono ancora indagati per l’attentato avvenuto a Firenze il primo gennaio, quando una bomba ha ferito un artificiere della polizia. La bomba è esplosa in via Leonardo da Vinci, davanti a una libreria di estrema destra considerata vicina al movimento CasaPound. L’artificiere, 39 anni, a causa dell’esplosione ha perso l’occhio destro e gli è stata amputata la mano destra. La questura di Firenze ha detto che è stato un attentato «di natura politica, in relazione all’obiettivo e alle caratteristiche del manufatto».
Secondo i principali giornali i magistrati ipotizzano che l’attacco sia stato organizzato da gruppi di estrema sinistra. Il quotidiano fiorentino La Nazione ha scritto che «la pista anarchica toscana è quella privilegiata dagli investigatori». Sempre secondo il giornale, la DIGOS ha sequestrato computer e telefonini a una decina di persone affiliate a movimenti anarchici.
Proprio in questi giorni sul sito di sinistra radicale Finimondo è stato pubblicato un post che paragona l’attacco contro la libreria con l’assassinio di due venditori ambulanti originali del Senegal compiuto nel 2011 da Gianluca Casseri, un militante di estrema destra vicino a CasaPound:
Così ora, mentre i camerati di Gianluca Casseri (l’assassino degli ambulanti senegalesi, uccisi a Firenze nel dicembre 2011) devono prendere atto che il tempo passa ma la memoria resta, e gli inquirenti hanno aperto la caccia agli originali festaioli, c’è qualcuno in giro che magari se la starà ridendo, incredulo di aver preso i classici due piccioni – la reazione e l’autorità – con una fava.
In questi giorni il Foglio e il Corriere di Firenze hanno pubblicato alcuni commenti per criticare il supposto silenzio di una parte della sinistra fiorentina di fronte agli attacchi subiti dall’estrema destra. Il principale gruppo di sinistra al consiglio comunale di Firenze, Firenze Riparte a Sinistra, ha condannato l’attacco, così come hanno fatto tutti gli altri rappresentanti istituzionali della sinistra toscana.
La libreria “Il Bargello”, davanti alla quale è avvenuta l’esplosione, si trova a nord del centro storico di Firenze – vicino a piazza della Libertà – e per la sua vicinanza a CasaPound era considerata un obiettivo sensibile. Nella notte di Capodanno un agente della Digos aveva notato, durante un controllo nella zona, un pacco sospetto vicino alla saracinesca della libreria: era dentro una borsa ed era troppo grande per essere un normale petardo. L’artificiere è arrivato per ispezionare il pacco, che è esploso verso le 5.30 di mattina. La bomba aveva un timer e sembra fosse programmata per esplodere in quel momento: l’esplosione non è quindi dovuta a un suo errore nel disinnescare la bomba.
L’altro tema interessante, sollevato martedì da un editoriale sul Foglio, è che comunque, in giorni di grandissimo allarme e attenzione per la sicurezza, sia esplosa una bomba a Firenze la notte di Capodanno: e non è confortante. L’articolo si intitola: “Esiste un terrorismo minore?”.
Naturalmente nessun meccanismo può essere perfetto, ma il fatto che si sia potuto realizzare un attentato anche durante una fase di particolare allarme resta preoccupante. L’area cui, a quanto pare, fanno riferimento gli attentatori, quella dell’anarchia insurrezionalista, ha già dato segnali di effervescenza e forse non ha subìto la necessaria reazione da parte delle forze dell’ordine, né da parte della politica. I segnali di turbamento dell’ordine democratico, a cominciare dall’aggressione subita dall’ex parlamentare Osvaldo Napoli, cominciano a inanellarsi, il che potrebbe incrinare il clima di sostanziale ordine che caratterizza l’Italia. […] in una fase in cui la violenza politica internazionale ha assunto una dimensione incontrollabile, è possibile che si sviluppino fenomeni di emulazione pericolosi. Quindi, anche contro questo terrorismo “minore”, è necessario agire con tempestività e decisione.