I problemi del porto di Genova
Un articolo sulla Stampa racconta che a causa dei carenti collegamenti ferroviari ha perso terreno rispetto al porto di Rotterdam, più conveniente
Sulla Stampa di oggi c’è un articolo di Francesco Ferrari e Simone Gallotti che racconta come il porto di Genova, il più grande d’Italia (per quello di Trieste però transitano più merci) e uno dei principali d’Europa, si sia fatto sottrarre negli ultimi anni molto traffico e mercato dal porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi. La ragione principale è l’efficiente linea ferroviaria che collega il porto di Rotterdam con la Germania e con l’Asia, e negli ultimi mesi anche l’apertura della galleria del San Gottardo, il più lungo tunnel ferroviario al mondo, che dovrebbe fare parte di una più ampia linea ferroviaria che colleghi proprio Genova e Rotterdam ma che almeno fino al 2012 mancherà ancora del tratto tra il San Gottardo (cioè poco oltre il confine con la Svizzera) e la Liguria. Un’altra infrastruttura che manca e che penalizza il porto di Genova è il Terzo valico, la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Tortona con Genova, sulla tratta Genova-Milano.
Ogni settimana quasi trecento treni merci affollano la rete ferroviaria che collega il porto di Rotterdam all’Europa. Si spostano soprattutto lungo la Betuweroute, la «strada ferrata» che in meno di tre ore consente ai treni di raggiungere la Germania. Ma possono arrivare anche a Chengdu, in Cina, toccando Mosca, e attraversare il Kazakistan: il viaggio è lungo ottomila chilometri e dura quindici giorni, la metà rispetto al tempo di percorrenza di una nave portacontainer.
Rotterdam è una città che vive in simbiosi col suo porto, che è anche una delle principali fonti di ricchezza dell’Olanda, Paese povero di industria ma capacissimo di ricavare oro dal business dei servizi.
Compresi quelli legati alla logistica, al trasporto della merce. Ne sanno qualcosa i porti liguri, Genova in particolare, che ogni anno assistono alla fuga verso Rotterdam di seicentomila container destinati o provenienti dai propri bacini di riferimento: le regioni del Nord Italia, la Svizzera, la Germania del Sud. Un non-senso, dal punto di vista geografico, un danno che si può quantificare in un miliardo di fatturato e almeno diecimila posti di lavoro.
E la situazione è destinata a complicarsi dopo l’apertura, sei mesi fa, del tunnel del Gottardo, il più lungo del mondo con i suoi 57 chilometri. La galleria fa parte del corridoio Ue Genova-Rotterdam, ed è considerata dalla Svizzera un’opera fondamentale per lo scambio merci con l’Italia. Al momento, però, al corridoio manca la tratta finale: quella che da Piemonte e Lombardia arriva a Genova, che sarà completata solo nel 2021. E così a beneficiare del Gottardo sarà proprio Rotterdam, che disporrà di un’infrastruttura in più per rubare traffico in casa dei porti liguri. Del resto, come si può leggere sul numero della rivista delle Ferrovie svizzere dedicato al Gottardo, «il vantaggio di cinque giorni di navigazione offerto dai porti liguri rispetto al Nord Europa viene vanificato dalle carenti capacità di trasbordo. Di conseguenza oggi una parte cospicua delle merci destinate al Sud Europa viene scaricata nei porti del Nord e spedita al Sud via terra». Come se ne esce?
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