Newman Darby, a cui dobbiamo il windsurf
Fu il primo ad avere l'intuizione di combinare alcuni aspetti della barca a vela e del surf, anche se l'invenzione fu per molto tempo attribuita ad altri: è morto a 88 anni
di Harrison Smith – The Washington Post
Fu il surf a portare S. Newman Darby – un ventenne pittore di insegne, che da quando era bambino armeggiava con barche a vela, a remi e altre piccole imbarcazioni – a provare a volare sull’acqua con le mani sulla vela. Le onde vicino alla sua casa nella Pennsylvania orientale, che si affacciavano su grandi laghi e addirittura sull’Atlantico, erano considerate troppo piccole per il surf tradizionale. Così alla fine degli anni Quaranta Darby iniziò a nuotare in acqua con una grande pagaia per canoe, saltando sulla tavola da surf contro il vento pungente e tenendo la pagaia in alto, per prendere velocità e, aggiustando la direzione della pala, muoversi verso la costa.
Durante i viaggi in barca a vela con la sua ragazza, una canoista che da lì a poco avrebbe sposato, Darby affinò l’idea che nel 1964 divenne la tavola a vela: una specie di imbarcazione senza timone che combina gli elementi della barca a vela con quelli del surf. Darby, che è morto il 3 dicembre a 88 anni nella sua casa di St. Johns in Florida, non ottenne nessun brevetto per il suo progetto, e per molti anni venne trascurato o rimase nel complesso sconosciuto agli appassionati e agli storici del windsurf. Fino a metà degli anni Novanta, lo sport venne associato principalmente a due californiani, Jim Drake e Hoyle Schweitzer, che nel 1970 ottennero un brevetto per un progetto simile che chiamarono Skate, Baja Board e poi, Windsurfer.
Il progetto di Darby, che affinò lui stesso insieme a Naomi Albrecht su un piccolo lago vicino a Wilkes-Barre, la sua città natale, comprendeva una vela a forma di aquilone in cima a una specie di chiatta modificata, un’imbarcazione veloce e dal fondo piatto con le estremità larghe e squadrate. Per collegare la vela alla chiatta, Darby trasformò una corda di nylon di 45 centimetri in un giunto, in modo da poter girare la vela in qualsiasi direzione e spostarsi sulle onde con disinvoltura anche in presenza di forti venti. Fu Albrecht, che Darby sposò poi nel 1964, a realizzare invece le prime vele.
Nonostante fosse difficile da padroneggiare, imparare ad andare sulla tavola a vela (sailboard in inglese) si dimostrò così facile – la chiatta era più stabile di una tavola da surf, e il giunto cardanico impediva alla vela di volare via per colpa di una raffica – che prima di Natale Darby decise di vendere le sue tavole a vela in vetroresina a 295 dollari l’una (circa 281 euro), con il sostegno commerciale dei suoi due fratelli. Pur continuando a dipingere insegne, Darby regalò alcune delle sue tavole alla versione americana del programma televisivo “Ok, il prezzo è giusto” e inserì degli annunci pubblicitari sul New York Times e sulla rivista Popular Science, per cui scrisse anche un articolo di accompagnamento di quattro pagine corredato da schemi che spiegavano la struttura della sua tavola.
«La tavola a vela è come la barca a vela, ma con una differenza», scrisse nel pezzo del 1965, «C’è tutto il divertimento della gestione di una barca veloce e reattiva senza i lati negativi di una barca, e si può imparare a padroneggiare un tipo di manovra che è scomparsa dall’epoca delle pittoresche vele quadre». Darby cercò un brevetto per il suo progetto ma – nella convinzione che l’articolo su Popular Science avrebbe dimostrato che deteneva i diritti sul giunto cardanico e altri dettagli della tavola – si arrese quando le spese legali si rivelarono troppo elevate. Allo stesso tempo le vendite delle sue tavole erano fiacche. Negli anni successivi Darby e la sua impresa, la Darby Industries Inc., vendettero solo circa 80 tavole prima di passare alla fabbricazione di scavatrici e caldaie da esterni.
Da allora sono state vendute centinaia di migliaia di tavole a vela, molte delle quali attraverso l’azienda di Drake e Schweitzer, Windsurfing International. Quando riconobbero alcuni elementi del loro progetto originale nel modello chiamato Windsurfer, Darby e sua moglie contattarono l’Ufficio brevetti e marchi registrati statunitense (Drake e Schweitzer dissero di non aver letto l’articolo originale di Darby; in un’intervista Drake si definì semplicemente come “quello che ha reinventato” la tavola a vela). L’ufficio disse loro che avrebbero potuto far annullare il brevetto scrivendo una lettera formale all’agenzia e una a Windsurfing International. «Andai a casa, scrissi le due lettere e le imbustai», raccontò Naomi Darby alla rivista American Windsurfer nel 1997. Ma gli avvocati della coppia dissero a lei e a suo marito di non spedire le lettere, temendo che avrebbero portato a una costosa battaglia legale. Le lettere rimasero nelle buste e non furono inviate. Darby tornò a concentrarsi sulla pittura di insegne, tra cui quelle delle catena americana di ristoranti Big Boy. Il suo nome riemerse negli anni Ottanta, nell’ambito di una controversia legale su dei brevetti avviata da Windsurfer International contro un’azienda concorrente, ma Darby non si spese molto per ottenere un risarcimento per la sua invenzione, ha raccontato sua figlia Wendy Darby Brown durante un’intervista telefonica. «Non ha mai avuto l’obiettivo di arricchirsi. Mio papà voleva che le persone di tutto il mondo facessero windsurf, e così fu», ha raccontato. Darby, ha aggiunto, fu soddisfatto quando nel 1984 lo sport che aveva contribuito a creare entrò a far parte delle Olimpiadi, e solo allora smise di usare il termine “sailboarding”.
Sidney Newman Darby Jr. nacque a Wilkes-Barre, in Pennsylvania, il 31 gennaio 1928. Sua madre era una casalinga che gestì una sala da tè nella sua cucina durante la Depressione, mentre suo padre dipingeva insegne e aveva insegnato ingegneria meccanica alla Pennsylvania State University durante la Seconda guerra mondiale. Darby costruì la sua prima imbarcazione, una barca a remi che affondò subito, a 12 anni, ha raccontato Darby Brown. Ebbe più successo con una barca a remi pieghevole che progettò nel 1953 e battezzò Darby Dory. Nel 1984 si trasferì a Jacksonville, in Florida, dove continuò a fare windsurf e a lavorare, progettando catamarani e altre imbarcazioni per hobby. È morto a causa di un tumore e per via di altri problemi di salute, ha raccontato sua figlia.
Il ruolo di Darby nella nascita del windsurf fu evidenziato a partire dalla metà degli anni Novanta, quando segnalò ad American Windsurfer che un lungo articolo sulla storia del windsurf non citava il suo contributo. La rivista pubblicò allora un’intervista in due parti a Darby e sua moglie, in cui venivano spiegate le origini della tavola a vela. Lo Smithsonian National Museum of American History aggiunse poi alcune delle prime tavole e dei disegni tecnici di Darby alla sua collezione, dedicando nel 1998 una mostra al suo ruolo nel windsurf.
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