“Il GGG – Il Grande Gigante Gentile” è da vedere?
È il nuovo film di Spielberg, da una storia di Roald Dahl e prodotto dalla Disney, quindi sì; eppure a qualcuno non è piaciuto
Il GGG – Il Grande Gigante Gentile è il nuovo film di Steven Spielberg, nei cinema da venerdì 30 dicembre. Il GGG – il titolo originale di libro e film è The BFG (cioè “Big Friendly Giant”) – parla dell’amicizia tra un gigante (grande e gentile) e una bambina orfana. Il GGG è il primo film di Spielberg a essere distribuito dalla Walt Disney Pictures ed è tratto da un libro scritto nel 1982 da Roald Dahl. Quindi: Disney + Dahl + Spielberg. Se vi ricordate di essere stati giovani o se volete accompagnare al cinema qualcuno che lo è ancora, è il film da andare a vedere questa settimana. Pochissimi ne hanno parlato come di un capolavoro, ma nonostante gli incassi siano stati deludenti molti critici hanno detto che vale la pena di essere visto.
Sophie, la bambina protagonista, è interpretata da Ruby Barnhill, che è nata nel 2004 ed è al suo primo film. Il GGG, il gigante che la rapisce dall’orfanotrofio di Londra e che la porta dove abitano altri giganti, è interpretato da Mark Rylance, che gli ha dato le movenze, le espressioni del viso e la voce originale. Rylance ha già recitato per Spielberg in Il ponte delle spie, grazie al quale ha vinto l’Oscar come Miglior attore non protagonista; in questo caso ha recitato grazie alla tecnica del performance capture, quella usata per creare personaggi come Gollum del Signore degli anelli o come le scimmie di L’alba del pianeta delle scimmie e dei suoi seguiti. Senza dire troppo sulla trama: sia Sophie che il gigante sono due tipi piuttosto soli e solitari. Quando Sophie chiede come mai l’abbia rapita lui risponde, con la sua lingua stentata: «Perché ho sentito tuo cuore solitario. Io sente tutti segreti bisbigli del mondo». In più il GGG è l’unico gigante a cui non interessa mangiare i bambini.
Un lungo progetto
Si dice che Spielberg avesse in mente da almeno una ventina d’anni di fare un film tratto da questa storia di Dahl. Nel 1991 i famosi produttori Frank Marshall e Kathleen Kennedy – che avevano e avrebbero di lì in poi prodotto molti film di Spielberg – pensarono a un film non d’animazione tratto dal GGG e a fine anni Novanta Robin Swicord and Nicholas Kazan, che avevano da poco sceneggiato Matilda 6 mitica, scrissero una prima sceneggiatura del film. Al tempo si provò anche a sondare l’interesse di Robin Williams per interpretare il protagonista, ma pare che si decise di sospendere la cosa perché l’approccio provato da Williams in alcune letture preliminari della sceneggiatura sembrava poco affine alle caratteristiche del gigante protagonista della storia di Dahl. Come capita spesso a molti film, dopo successive riscritture della sceneggiatura il progetto si arenò e la Paramount, che aveva negoziato con la fondazione che gestisce i diritti delle storie di Dahl, perse i diritti di farne un film.
Nel 2011 la DreamWorks – lo studio cinematografico di Spielberg – prese i diritti per fare un film tratto dal GGG e affidò la scrittura della sceneggiatura a Melissa Mathison, la sceneggiatrice di E.T. l’extra-terrestre. Dal 2014 si sa che Spielberg avrebbe diretto il film e sempre quell’anno Spielberg chiese a Rylance, sul set di Il ponte delle spie, di interpretare il gigante. IMDb ha scritto che Spielberg chiese anche a Gene Wilder – l’attore morto ad agosto, famoso tra le altre cose per avere interpretato Willy Wonka, un personaggio creato da Dahl – di recitare nel film, ma lui rifiutò. Il film è costato circa 140 milioni di dollari, è il primo dopo E.T. l’extra-terrestre scritto da Mathison e diretto da Spielberg ed è anche il 27esimo film di Spielberg con una colonna sonora composta da John Williams: Il ponte delle spie era stato uno dei rarissimi casi in cui non era successo.
Mark Rylance, Steven Spielberg e Ruby Barnhill (ANNE-CHRISTINE POUJOULAT/AFP/Getty Images)
Incassi e recensioni
Il GGG finora ha incassato circa 170 milioni di dollari: visto che è già uscito da mesi praticamente ovunque tranne che in Italia, farà ancora giusto qualche milione di dollari in più. Se si tiene conto dell’inflazione è uno dei film di Spielberg che ha incassato meno, soprattutto in Nord America. Lì il film ha fatto circa il 30 per cento dei suoi incassi totali (molto poco) e persino nel suo primo weekend nei cinema non è riuscito a essere uno dei tre film più visti.
Le recensioni dei critici sono un po’ più incoraggianti. Il “Tomatometer” del film – un parametro del sito Rotten Tomatoes – è 75 su 100, e la sintesi fatta dal sito è: «Il GGG minimizza gli elementi dark del classico di Roald Dahl per creare un’avventura per famiglie, positiva, visivamente ottima e largamente efficace». Il punteggio di Metacritic del film – che va da 0 a 100 ed è fatto attraverso una media delle principali recensioni dei critici professionisti – è 66. L’idea generale è che sia un film per famiglie ma forse un po’ troppo per bambini, con effetti speciali fatti molto bene e con una sorprendente interpretazione di Rylance. Le principali critiche hanno detto che l’interpretazione di Barnhill è stata piuttosto deludente e, soprattutto, che Spielberg si è limitato a fare il compitino e che da un regista come lui, che negli ultimi decenni ha fatto di tutto, benissimo, ci si aspettava qualcosa di meglio.
Richard Brody, recensore del New Yorker noto per essere particolarmente critico, ha scritto: «Sembra una marcia forzata verso il divertimento, una tensione obbligata per la magia e la dose prescritta di poesia, come se fosse un film fatto apposta per essere proiettato in classe quando la maestra è assente». Peter Debruge di Variety ha invece apprezzato molto il film: «Non importa quanto fantastica sia la storia (e a volte lo è molto), questo splendido adattamento diretto da Spielberg permette agli spettatori di ogni età di appassionarsi a una delle più improbabili amicizie della storia del cinema». Debruge ha anche scritto che è come E.T. l’extra-terrestre, ma per una nuova generazione.
A luglio, dopo aver visto il film, Sam Adams di Slate ha scritto che stiamo ormai dando Spielberg per scontato e che, per colpa della sua lunga e sempre ottima carriera, consideriamo normale un talento che non lo è affatto. Adams se l’era presa con un critico del Tampa Bay che aveva scritto che Il GGG dava l’idea di «un nonno che racconta una storiella normale, per far addormentare un bambino». Adams ha scritto che Spielberg è sì un regista classico e ormai anziano (ha da poco 70 anni), ma che è stato capace di cambiare sempre genere, stare al passo con le nuove tecnologie e, allo stesso tempo, mantenere un approccio elegante, semplice ma non semplicistico e spesso evocativo.
(Vianney Le Caer/Invision/AP)