“Rogue One” è razzista con gli alieni?
Stephen L. Carter di Bloomberg scrive che il nuovo film di Star Wars reitera uno stereotipo diffuso nella fantascienza: gli eroi sono sempre e comunque solo gli umani
di Stephen L. Carter – Bloomberg
Quando sono uscito dal cinema dopo aver visto Rogue One: A Star Wars Story, il mio primo pensiero è stato: e i bothan? Non vi preoccupate: non ho intenzione di propinarvi una filippica da impallinati di Star Wars. Questo articolo non è rivolto principalmente ai fan della saga. Ha un altro obiettivo (e non contiene spoiler). Quest’anno ho già affrontato il tema del cosiddetto “specismo” nei film: il mio timore è che le cose stiano peggiorando.
Tanto per essere chiari: il film mi è piaciuto. Moltissimo. Quindi non prendete quello che dico come una ragione per non andarlo a vedere (anche se probabilmente l’avrete già visto, se volevate farlo). Detto questo, però, rimane un problema. Il termine “specismo” viene usato in molti modi diversi, tra gli altri anche dagli attivisti per i diritti degli animali. Nella fantascienza, fa riferimento alla convinzione che gli esseri umani abbiano una superiorità innata o un’importanza centrale rispetto a creature che vengono da altri posti. È sempre stato usato come un tropo, una trasposizione in senso figurato di un elemento. Gli esseri umani sono sempre i buoni, mentre le altre specie sono sempre invasori, mostri o bugiardi: in poche parole, pericolosi alieni. Il che ci porta ai bothan.
Torniamo al film di Star Wars del 1983, oggi tragicamente noto come Star Wars: Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Non è necessario avere visto il film per conoscerne la trama. L’alleanza dei Ribelli, cioè i buoni, sta cercando di distruggere la seconda versione della Morte Nera, un’arma dell’Impero Galattico in grado di polverizzare pianeti. Darth Vader è il capo dei cattivi che cercano di fermare l’Alleanza. Chiaro e semplice. I buoni hanno rubato i progetti segreti della Morte Nera e devono analizzarli in fretta per trovare un punto debole, prima che arrivi e distrugga il loro pianeta. Come hanno fatto, però, a rubare quei progetti? Il capo dell’Alleanza Ribelle, la senatrice Mom Mothma, ci dice che «molti bothan sono morti per portarci queste informazioni», e a quel punto il pubblico pensa: «Non so cosa siano i bothan, ma di sicuro sembrano essere eroici». Nel film, come in tutti gli altri della saga, però, la specie non viene più citata e nemmeno si vede mai.
Ora torniamo al presente. Rogue One è un prequel del film che oggi viene chiamato Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza. Racconta la storia di come i buoni siano riusciti a impossessarsi dei progetti per distruggere la Morte Nera. La trama è ben congegnata e piuttosto coinvolgente. Ha un solo problema: non ci sono i bothan. A eccezione di un unico droide, tutte le persone che hanno un ruolo importante nell’impresa sono esseri umani. Se i bothan sono spie tanto capaci, per quale motivo non possono partecipare alla missione? Oppure, se non ci fidiamo di loro perché non può farlo qualche altra specie non-umana?
I fan di quello che un po’ goffamente viene chiamato “l’universo espanso di Star Wars” sanno che un bothan è un essere peloso simile a un mammifero che, per qualche ragione non del tutto chiara, si dà il caso sia una spia eccellente. L’idea di vedere finalmente un bothan sullo schermo, che una creatura diversa da un essere umano risolva un problema nella saga di Star Wars… Non succede. Nessun bothan è morto per portare le informazioni ai ribelli. Di tanto in tanto nel film compaiono degli alieni, ma nessuno ci dice se uno di loro è per caso un bothan. Tutti gli eroi sono esseri umani (più un droide).
Perché la cosa dovrebbe essere importante? Il motivo è che uno dei concetti dell’universo espanso è che quella galassia molto, molto lontana sia disseminata di forme di vita intelligente di tutti i tipi. L’Impero mette in pratica in pieno lo specismo: tutte le posizioni che abbiano una qualche importanza sono riservate agli esseri umani. Nell’universo espanso questa dovrebbe essere vista come un’ingiustizia lampante. Lo specismo è un tropo del razzismo. L’Impero pratica la segregazione, e questa è una delle ragioni per cui si suppone dovremmo farci il tifo contro (l’Impero non avrebbe mai assunto Yoda). L’Alleanza Ribelle è un esempio di integrazione, in cui esseri umani e altre specie lavorano insieme per sbarazzarsi dell’oppressione: è per questo che si suppone che facciamo il tifo per lei. Ma su questo punto, in Rogue One i due schieramenti sono indistinguibili. Tra i buoni vediamo dei non-umani, che però non ci vengono mai presentati davvero. Per capire perché questa omissione è importante non c’è bisogno di essere appassionati di fantascienza. È una questione di simbolismo.
Di nuovo, tanto per essere chiari: ho trovato Rogue One molto divertente. Mi sono piaciuti la freschezza della storia e gli accenni sparsi alla saga originale. Sono certo che lo rivedrò, magari anche più di una volta, e lo consiglio ad appassionati della saga e non. I critici hanno assegnato al film voti alti per la sua diversità etnica, che è un punto di forza importante. Ma è solo l’inizio. Nel linguaggio della politica contemporanea, dovremmo avere una ribellione che assomiglia alla galassia. Altrimenti l’intero conflitto si riduce a determinare quale dei due gruppi di esseri umani riesce a governare le altre specie che ci vivono: e non è una ragione per la quale molti bothan sarebbero disposti a morire.
© 2016 – Bloomberg