Come mangia il Liverpool
L'allenatore Jurgen Klopp ha assunto una nutrizionista tedesca che lavora con metodi innovativi e molto diversi dalle altre squadre di calcio
di Pietro Cabrio
Jurgen Klopp allena il Liverpool dall’ottobre del 2015. Venne assunto dopo l’esonero di Brendan Rodgers, con cui il Liverpool aveva passato due stagioni particolari: una in cui perse la Premier League nelle ultime giornate a causa di una serie di incredibili e sfortunati errori, e una conclusa con un modesto sesto posto.
Klopp è considerato uno dei più brillanti allenatori di calcio in Europa ed è il principale responsabile dei recenti successi del Borussia Dortmund. Ora è a Liverpool da più di un anno e sembra che la squadra stia avendo una crescita simile a quella che fu del Borussia di Klopp. Con il Chelsea, il Liverpool è la squadra più in forma e divertente del campionato inglese e molti avversari l’hanno indicata come la squadra più difficile da affrontare. In un anno Klopp è riuscito ad adattare l’organizzazione della società alle sue idee, dalla gestione della rosa fino ad alcuni aspetti che spesso vengono considerati meno rilevanti, per esempio l’alimentazione.
Klopp ha dedicato molto tempo a occuparsi proprio di alimentazione: in estate è riuscito a portare a Liverpool un’esperta e apprezzata nutrizionista tedesca che – seguendo costantemente la squadra con metodi innovativi – sta migliorando le abitudini alimentari dei giocatori.
Molti giornali inglesi hanno definito l’assunzione della nutrizionista tedesca Mona Nemmer come una delle mosse più importanti fatte dal Liverpool in questa stagione.
Klopp infatti ha approfittato del passaggio di incarichi tra Pep Guardiola e Carlo Ancelotti al Bayern Monaco per assumere Nemmer, fino ad allora capo nutrizionista del Bayern, e Andreas Kornmayer, ex preparatore fitness della squadra tedesca. Mentre Kornmayer era già noto nel calcio internazionale, Nemmer aveva lavorato solo in Germania, prima con la nazionale tedesca e poi con il Bayern. Sapendo che il suo modo di lavorare sarebbe stato una novità assoluta per i giocatori, Klopp ha aspettato qualche settimana prima di presentarla alla squadra, che però nel frattempo si era già abituata ad apprezzare i suoi pasti.
Nemmer ha 32 anni ed è capitata nello sport quasi per caso, dopo aver studiato scienze dell’alimentazione in Germania. Il suo primo incarico nel calcio fu nelle giovanili della nazionale tedesca.
L’incarico inizialmente era molto semplice: il suo compito principale era avvisare i giocatori di stare attenti a quello che mangiavano, attraverso breve lezioni o semplici consigli dati giorno per giorno. Nemmer però, che oltre ad aver studiato aveva anche una buona esperienza come chef, parallelamente al suo incarico con la nazionale tedesca approfondì la sua conoscenza delle diete sportive, studiando e frequentando nuovi corsi. Modificò il suo modo di stare a contatto con giocatori e allenatori e divenne così apprezzata da guadagnarsi l’assunzione come nutrizionista al Bayern Monaco, la squadra tedesca più importante e allora allenata da uno dei migliori allenatori al mondo, Pep Guardiola.
Nemmer ha passato tre anni al Bayern Monaco prima di essere consigliata a Klopp, che l’ha incontrata a Dortmund nei primi mesi del 2016 per offrile un incarico al Liverpool, diverso da quello che fanno i nutrizionisti di molti altri club europei: Klopp le ha dato carta bianca e la possibilità di lavorare nel modo che preferiva, promettendole anche tutto il sostegno necessario.
Recentemente il New York Times le ha dedicato un articolo nella sua sezione sportiva, in cui ha raccontato come sta lavorando a Liverpool:
Nemmer si è convinta a muoversi non solo per il sostegno incondizionato di Klopp ma anche per l’incoraggiante parere dei due proprietari del club, John Henry e Tom Werner. «Hanno una prospettiva brillante», ha detto. «Hanno una mentalità molto aperta. Insieme a Jurgen hanno dato molta importanza all’alimentazione e mi hanno dato una grande possibilità, che non si trova facilmente in giro».
La maggior parte dei club, anche ora, impiega i nutrizionisti solo come consulenti che visitano la squadra un paio di volte alla settimana. Il Liverpool, al contrario, ha dato a Nemmer la libertà assoluta.
Nemmer non ha proposto grandi cambiamenti strutturali al centro sportivo di Melwood, o allo stadio di Anfield. La caffetteria al centro di allenamento non è molto diversa da com’era prima: ora però c’è un angolo per i succhi di frutta fresca, un posto per il muesli e uno per il suo famoso buffet di insalate. Ha organizzato un angolo per le spremute nello spogliatoio della prima squadra, in modo che i giocatori possano rifornirsi non appena mettono piede fuori dal campo. Ad Anfield ora c’è una cucina nello spogliatoio della squadra, dove vengono preparati pasti su misura per ciascun giocatore dopo ogni partita.
L’innovazione principale è che ora, al Liverpool, è tutto pensato su misura per ciascun calciatore. «Non siamo tutti uguali», ha detto Klopp parlando dell’alimentazione, «quindi non ha senso che mangiamo tutti le stesse cose».
Nemmer segue la squadra anche lontano da Liverpool: in estate l’ha seguita nella tournée in California e a inizio dicembre è andata con l’intera squadra a vedere una partita di Champions League al Camp Nou di Barcellona, su iniziativa di Klopp. Seguendo i giocatori da vicino Nemmer ha potuto elaborare consigli per ciascun giocatore che non tengono conto solo dei test medici, ma anche della loro provenienza geografica e del loro ruolo in campo. «I portieri non corrono come i centrocampisti. E i brasiliani hanno abitudini alimentari molto diverse dagli inglesi. Tutto è suddiviso in base alle culture, alla fisicità e ai ruoli. Abbiamo giocatori che si concentrano più sulle proteine, e quelli che invece hanno bisogno di diversi tipi di minerali ed elettroliti».
Il menù della cucina del centro sportivo di Melwood viene modificato a seconda della stagione e del numero di partite in calendario. Klopp e Nemmer si scambiano continuamente informazioni, e così fanno anche i medici, i preparatori e gli psicologi. I giocatori infortunati, per esempio, seguono una dieta diversa da chi sta lavorando per raggiungere una condizione fisica ottimale. Tutte le informazioni vengono scambiate rapidamente, soprattutto attraverso chat e app che consentono di evitare le noiose compilazioni di lunghi questionari o di organizzare continui incontri negli uffici di Melwood.
In soli sei mesi i giocatori del Liverpool sostengono che le loro abitudini alimentari sono cambiate radicalmente, e non attraverso l’imposizione di diete rigide ma grazie a un dialogo continuo: molti giocatori sono ormai abituati a rivolgersi a Nemmer quasi quotidianamente, per chiedere spiegazioni e consigli sulla propria alimentazione.
Ora, durante gli intervalli delle partite, molti giocatori evitano di mangiare caramelle – come spesso succedeva in passato — e preferiscono un sorso di succo di mela con della caffeina, per esempio. Dopo le partite il team di nutrizionisti coordinato da Nemmer fa trovare ai giocatori, sia in casa che in trasferta, della pasta fresca con dei sughi preparati al momento, o comunque nel giorno stesso, con ingredienti freschi. Nemmer inoltre si assicura che le cucine degli hotel seguano le sue indicazioni e se necessario fa trovare alla squadra dei pasti anche nel pullman, durante gli spostamenti, per garantire quattro pasti al giorno anche nelle giornate più complicate.
Parlando dell’importanza di un’alimentazione pensata nei minimi dettagli, Klopp recentemente ha detto: «Abbiamo anche pensato, fantasticando, di aprire un locale, o di realizzare un libro di ricette. Per ora abbiamo raggiunto solo la metà di quello che abbiamo intenzione di fare». Ora il club fornisce anche delle lezioni di cucina ai giocatori che lo richiedono e, sempre su richiesta dei giocatori, prepara dei pasti completi che possono essere consumati anche a casa.