Da Berlino a Sesto San Giovanni
Cosa sappiamo degli spostamenti di Anis Amri nei quattro giorni tra l'attentato in Germania e la sparatoria in provincia di Milano, messo in ordine
Martedì mattina diversi giornali e siti di news italiani, francesi, olandesi e belgi hanno ricostruito un altro pezzo degli spostamenti di Anis Amri, l’uomo sospettato di avere compiuto l’attentato terroristico a Berlino dello scorso 19 dicembre. Le ricostruzioni sono state fatte sulla base delle inchieste svolte dai singoli giornali e sulle informazioni trapelate dalle indagini in corso delle diverse polizie europee.
Amri è stato collegato all’attentato di Berlino perché sul camion usato per investire la folla sono state trovate le sue impronte digitali e un suo documento, probabilmente lasciato come “firma” e ulteriore rivendicazione del suo gesto. Le impronte e il documento collocano Amri a Berlino tra il 18 e il 19 dicembre, visto che il camion era arrivato in città dall’Italia la sera prima dell’attentato. Da quel momento fino a mezzogiorno del 22 dicembre, cioè quando una telecamera a circuito chiuso lo ha ripreso alla stazione ferroviaria Part Dieu di Lione (Francia), i movimenti di Amri non sono certi. Una delle prime segnalazioni su Amri dopo l’attentato è stata un’immagine diffusa dalla televisione pubblica tedesca RBB che sosteneva di mostrare Amri di fronte a una moschea di Berlino (l’uomo non è riconoscibile dalle immagini, ma RBB ha detto di avere confermato la sua identità con fonti proprie).
L’immagine diffusa da RBB che diceva di mostrare Anis Amri di fronte a una moschea di Berlino poco dopo l’attentato del 19 dicembre
La moschea in questione – che si trova nel quartiere Moabit di Berlino ed è gestita da un gruppo di ispirazione salafita chiamato Fussilet 33 – era già tenuta d’occhio dalle autorità tedesche per presunte attività legate all’islamismo radicale ed era stata frequentata in passato anche da Amri. Il 22 dicembre, tre giorni dopo l’attentato, la polizia tedesca ha perquisito la moschea nell’ambito di una più vasta serie di controlli a gruppi considerati radicali, senza però fare alcun arresto. Nonostante la notizia data da RBB sia stata ripresa da molti siti di news internazionali e italiani, è molto probabile che l’uomo dell’immagine non sia Amri: lo Spiegel ha scritto che la notizia è stata smentita dal capo della polizia di Berlino, Christian Steiof. In pratica, dove sia andato Amri nelle ore successive all’attentato non si sa ancora, ma ci sono diverse ipotesi.
Mercoledì mattina la Repubblica, il Corriere della Sera, il network olandese NOS e alcuni siti di news francesi hanno scritto che è probabile che Amri sia passato dai Paesi Bassi prima di arrivare alla stazione di Lione. Repubblica e Corriere hanno citato entrambi una scheda sim olandese trovata nello zaino di Amri, dopo la sua uccisione a Sesto San Giovanni: era una sim pubblicitaria mai usata, che era stata distribuita gratuitamente soltanto tra il 20 e il 22 dicembre in alcuni negozi di tre città olandesi, Breda, Nimega e Zwolle, e che Amri si sarebbe procurato senza l’aiuto di alcun complice.
Secondo la televisione francese Bfmtv, Amri sarebbe partito dalla stazione degli autobus di Nimega, vicino al confine con la Germania, la sera di mercoledì 21: avrebbe preso un autobus della compagnia Flixbus e sarebbe arrivato nel primo pomeriggio del giorno dopo alla stazione ferroviaria di Lione, dove è certo che sia passato perché è stato ripreso da una telecamera a circuito chiuso (le immagini però non sono ancora state diffuse). Per tutto il viaggio sarebbe stato armato della stessa pistola, la calibro 22 usata per uccidere l’autista polacco che era a bordo del camion dell’attentato e che userà poi per minacciare i poliziotti a Sesto San Giovanni. A Lione, Amri ha comprato un biglietto del treno Tgv (Train à Grande Vitesse, un treno ad alta velocità) da Chambéry alla stazione di Milano Porta Garibaldi, spendendo una settantina di euro. Stando alle indagini svolte finora, Amri non avrebbe avuto complici a Lione: si sarebbe fermato in stazione solo per cambiare treno e dirigersi verso l’Italia.
Il viaggio di Amri: Berlino-Paesi Bassi-Lione-Milano, in un’immagine del sito olandese NOS
Dopo Lione, quindi, gli spostamenti di Amri diventano più chiari. Il 22 dicembre, lo stesso giorno del suo arrivo in Francia, Amri ha preso un autobus per raggiungere Chambéry, capoluogo del dipartimento francese della Savoia, a circa un centinaio di chilometri di distanza da Lione. Da qui è salito sul treno per il quale aveva già fatto il biglietto, quello per Milano Porta Garibaldi, ma secondo le ultime ricostruzioni dei giornali italiani si è fermato prima: alle 19.13 è sceso a Bardonecchia, un piccolo comune in val di Susa di poco più di 3mila abitanti, e poi ha preso un treno Sfm3 del Servizio ferroviario metropolitano per Torino Porta Nuova, una delle due principali stazioni ferroviarie della città, dove è arrivato poco prima delle 21. Sia a Bardonecchia che a Porta Nuova, Amri è stato ripreso dalle telecamere a circuito chiuso. Non si sa perché abbia deciso di cambiare i suoi programmi e fare un viaggio più spezzettato, con molti cambi e certamente più scomodo: probabilmente, hanno scritto i giornali italiani, per ridurre il rischio di controlli da parte della polizia, che sono meno frequenti sui treni regionali rispetto ai treni ad alta velocità. Amri è rimasto a Torino un paio d’ore prima di ripartire per Milano con un treno regionale: secondo gli investigatori, non è entrato in contatto con nessuno.
Anis Amri alla stazione Torino Porta Nuova (Questura Milano)
Il Corriere ha scritto che durante la sua permanenza a Torino Porta Nuova, Amri ha parlato con una donna che aveva appena finito il suo turno di lavoro in uno dei negozi della stazione. La donna ha raccontato alla polizia che Amri le ha chiesto se lo poteva aiutare, che aveva perso il treno, se conosceva un posto dove poteva dormire o qualcuno che lo poteva ospitare. La donna ha troncato il discorso e se n’è andata. Amri inoltre è stato ripreso mentre era alle macchinette automatiche per fare i biglietti: le telecamere a circuito chiuso della stazione mostrano come Amri abbia guardato gli orari non solo per andare a Milano, ma anche a Roma; alla fine potrebbe avere scelto Milano perché a quell’ora di notte non c’erano treni che portavano fino a Roma.
Amri è ripartito da Torino Porta Nuova poco prima delle 23 ed è arrivato alla stazione di Milano Centrale in un paio d’ore. Anche di questo siamo certi, visto che Amri è stato ripreso da un’altra telecamera e la polizia ha diffuso un fotogramma delle 00.58. Alle 2.15 Amri è stato di nuovo ripreso in piazza Argentina, a un chilometro di distanza dalla stazione, mentre aspettava l’autobus notturno sostitutivo della metropolitana che lo ha portato a Sesto San Giovanni. Fuori dalla stazione, scrive il Corriere, Amri ha incontrato un uomo salvadoregno a cui ha chiesto indicazioni per prendere un autobus diretto verso «Roma, Napoli o il Sud». Per questo potrebbe avere scelto di andare a Sesto San Giovanni, perché da lì partono degli autobus diretti in Calabria, dove sembra avesse dei contatti. Meno di un’ora dopo, fuori dalla stazione della metropolitana di Sesto San Giovanni, Amri è stato ucciso da un agente di polizia italiano durante un normale controllo notturno.
Anis Amri alla Stazione Centrale di Milano (Questura Milano)