Quanto costerà salvare MPS?

Secondo gli ultimi dettagli allo stato costerà circa 6,5 miliardi di euro, di cui un terzo per evitare di coinvolgere nel salvataggio i piccoli investitori

(ANSA/MATTEO BAZZI)
(ANSA/MATTEO BAZZI)

Lunedì 26 dicembre, Monte dei Paschi di Siena ha detto di aver ricevuto una lettera in cui la Banca Centrale Europea le chiede di raccogliere 8,8 miliardi di nuovo capitale. Si tratta di quasi 4 miliardi di euro in più rispetto alla cifra che la banca stava cercando di raccogliere prima che l’operazione con capitali privati fallisse e lo stato fosse costretto ad annunciare un intervento pubblico per salvare la banca. Di questi 8,8 miliardi di euro, al momento, sembra che circa 6,4 saranno soldi pubblici.

Come siamo arrivati fin qui
MPS si trova in crisi da anni a causa della cattiva gestione che ha avuto negli ultimi due decenni, quando la banca era controllata dai politici locali attraverso la Fondazione MPS (qui avevamo riassunto la storia dei guai della banca). Dopo essere stata aiutata per due volte dallo stato negli ultimi anni, MPS si è trovata nuovamente in crisi nel corso del 2016. I manager dell’istituto, con l’aiuto del governo, hanno elaborato un piano di salvataggio basato sull’afflusso di capitali privati. Il 23 dicembre la banca ha però annunciato il fallimento dell’operazione, poiché non si era presentato nessun investitore importante, e così il governo è stato costretto a intervenire direttamente, per evitare che la situazione peggiorasse, richiedendo un intervento ancora più massiccio.

Il piano di salvataggio
Il piano è stato annunciato la notte del 23 dicembre, mentre i dettagli dell’intervento sono ancora in corso di trattativa tra il governo e la Commissione europea. In sostanza, lo stato entrerà nel capitale della banca, diventandone l’azionista di maggioranza e diluendo (cioè riducendo di valore e importanza) tutti gli altri azionisti. Al momento, lo stato dovrebbe acquistare nuove azioni della banca per 4,4 miliardi di euro, la metà della cifra richiesta dalla BCE per mettere in sicurezza i conti dell’istituto. Il resto arriverà dalla conversione in azioni di obbligazioni subordinate, un tipo di debito particolarmente rischioso che la banca ha sottoscritto con risparmiatori privati e investitori istituzionali (altre banche, assicurazioni e fondi di investimento).

Gli obbligazionisti dovranno partecipare al salvataggio della banca a causa delle nuove regole europee, la cosiddetta direttiva BRRD che regola come i governi devono comportarsi con le banche in crisi. La ragione di questa direttiva è far sì che i proprietari della banca, cioè gli azionisti, e chi ci ha investito, cioè gli obbligazionisti, contribuiscano al salvataggio, in modo che il peso dell’intervento non ricada soltanto sullo stato e quindi sui contribuenti.

Quanto costerà il salvataggio
L’operazione di salvataggio è resa più complicata da un problema di tipo “politico”. Metà delle obbligazioni subordinate sono state sottoscritte da circa 40 mila risparmiatori privati, cioè comuni cittadini che potrebbero vedere le loro obbligazioni subordinate trasformate in azioni. Da investitori, quindi, i risparmiatori si troveranno trasformati in proprietari della banca, con quote molto ridotte che danno diritti a rendimenti più bassi e sono molto più esposte al rischio. Ovviamente gli investitori, soprattutto quelli privati, non sono felici di questa soluzione, che è simile a quella adottata per gli obbligazionisti delle quattro banche popolari salvate nell’autunno del 2015, e che portarono a manifestazioni e proteste, anche da parte delle opposizioni in parlamento.

Il governo vuole evitare un simile contraccolpo di immagine e quindi ha elaborato un complesso meccanismo per assicurarsi che almeno i privati detentori di obbligazioni subordinate non siano coinvolti nell’operazione. Stando al piano elaborato al momento, i privati saranno coinvolti nel salvataggio, ma soltanto in un primo momento: le loro obbligazioni saranno scambiate con azioni, ma in un secondo momento saranno scambiate nuovamente con altre obbligazioni di pari valore in un’operazione che non dovrebbe comportare alcune perdita per loro. Questa operazione costerà in tutto circa due miliardi di euro. Il costo totale del salvataggio di MPS per lo stato sarà quindi di 4,4 miliardi di euro, più due miliardi di euro per restituire le obbligazioni agli investitori privati. In tutto, l’operazione dovrebbero costare 6,5 miliardi di euro. Aggiungendo i circa 2,4 miliardi che arriveranno dalla conversione delle obbligazioni subordinate degli investitori istituzionali, che non saranno rimborsati, si arriva agli 8,8 miliardi di euro richiesti dalla BCE.

I problemi
Diversi esperti e giornalisti hanno indicato alcuni problemi che la banca potrebbe avere comunque in futuro, nonostante l’operazione. Il primo è quello dei crediti deteriorati, cioè i prestiti che la banca non riesce più a farsi restituire, a causa della crisi o del fatto che sono stati concessi con troppa leggerezza. Si tratta di circa 27 miliardi e sono il motivo principale che ha costretto lo stato a intervenire: la banca, infatti, è stata sostanzialmente risanata dai nuovi manager arrivati dopo la crisi, ma i crediti concessi in passato continuano a pesare sul suo bilancio. Nei prossimi mesi il fondo Atlante, un fondo privato nato grazie alla forte spinta del governo, dovrebbe aiutare MPS a liberarsi di parte di questi crediti deteriorati, ma l’operazione non sarà facile.

Anche il piano di salvataggio potrebbe incontrare delle difficoltà. I dettagli andranno studiati insieme alla Commissione europea, che potrebbe non essere d’accordo con alcuni suoi aspetti. Ad esempio, al momento è prevista una netta differenziazione tra investitori privati, che saranno completamente rimborsati, ed investitori istituzionali, che subiranno una perdita secca. Inoltre, il piano di salvataggio azzera le differenze tra obbligazionisti subordinati, che saranno salvati, e obbligazionisti ordinari. Il problema è che i primi hanno ricevuto interessi più alti proprio perché le subordinate sono uno strumento rischioso. Di fatto, con il piano del governo, gli obbligazionisti subordinati saranno trattati come quelli ordinari, con il vantaggio di aver ricevuto un rendimento più alto sui loro titoli.

Infine, gli obbligazionisti subordinati di MPS riceveranno un trattamento di “favore” anche rispetto a quelli delle quattro banche popolari salvate lo scorso autunno, che saranno rimborsati delle loro perdite, ma soltanto in parte e con un procedimento lento e abbastanza farraginoso.