L’importanza della Steadicam
La inventò quarant'anni fa un appassionato di vela: ha cambiato il cinema e ha reso possibili quelle scene famosissime di "Rocky" e "Shining"
Nel 1976 il regista John G. Avildsen stava girando un film sulla boxe con un sacco di problemi e un protagonista sconosciuto: Sylvester Stallone. Quel film sembrava essere destinato a diventare un progetto inutile e fallimentare e invece diventò Rocky: parte del merito fu di un cameraman che, mentre Avildsen stava pensando a come girare un’importante scena in cui il protagonista corre per Philadelphia, gli fece vedere la videodimostrazione di un nuovo strumento a cui un certo Garrett Brown stava lavorando da un po’ di tempo. Brown era un inventore appassionato di cinema; il video promuoveva quello che allora era un prototipo e si chiamava “stabilizzatore Brown” e che sarebbe poi diventato la Steadicam, il supporto meccanico che permette ai cameraman di fare riprese fluide camminando o persino correndo dietro a degli attori in movimento.
"Going Steadi: 40 Years of #Steadicam" The Film Society of Lincoln Center's Tribute to #GarrettBrown's Creationhttps://t.co/6TicXNNaOm pic.twitter.com/jwBXuIWoxm
— Daily Flick NY (@DailyFlickNY) December 18, 2016
Nel video in cui Brown presentò quella che sarebbe diventata la Steadicam, c’era anche un pezzo in cui aveva ripreso la sua ragazza mentre correva sulla scalinata davanti al Philadelphia Museum of Art (dove oggi c’è una statua dedicata a Rocky Balboa). Avildsen vide quella scena e decise di rifarla praticamente uguale nel suo film, facendola riprendere proprio a Brown, con quel suo nuovo strumento.
Senza la Steadicam, quella scena non sarebbe potuta esistere. La Steadicam (da “steady”, stabile) è un’invenzione piuttosto semplice, fatta per permettere alla cinepresa di non oscillare per colpa dei movimenti del cameraman. Prima delle Steadicam le riprese di persone che camminavano o correvano dovevano essere fatte preparando prima binari su cui mettere un carrello con una cinepresa, usando gru o bracci meccanici per riprese dall’alto o, più semplicemente, accontentandosi di riprese molto mosse.
Prima ancora che in Rocky la Steadicam fu però usata in Questa è la mia terra, un film del 1976 con David Carradine che vinse l’Oscar per la Migliore fotografia, Anche in quel caso fu Brown a girarla e anche in quel caso fu la prima volta in cui successe qualcosa di altrimenti impossibile. Dopo una scena dall’alto girata con una cinepresa messa su una mini-gru, quella stessa cinepresa segue, senza nessuno stacco, il personaggio che cammina su un terreno dissestato, in spazi piuttosto ristretti. In pochi anni la Steadicam fu perfezionata e divenne sempre più usata. Nel 1980 Brown riprese per Stanley Kubrick la scena del triciclo di Shining, ri-girandola 35 volte per farla proprio come la voleva Kubrick.
Kubrick and Garret Brown (inventor of the steadicam),filming in the maze of The Shining @TheCinegogue @colebrax @cinemaofdreams @EvaArriagaD pic.twitter.com/jia4F5q65o
— Andreas Grabe (@andreas_grabe) December 10, 2016
Nel 1990 Martin Scorsese usò una Steadicam per riprendere una delle migliori scene della storia del cinema (e la più bella che Scorsese pensa di aver mai girato): quella di Quei bravi ragazzi in cui il protagonista Henry Hill accompagna la sua fidanzata al Copacabana, un ristorante e nightclub a cui accedono dal retro, passando per le cucine. La scena fu girata in piano-sequenza, cioè tutta in una volta, senza tagli. Nel 2002 la Steadicam fu usata anche per Arca russa, un film di 96 minuti ambientato nel Palazzo d’inverno di San Pietroburgo e girato in un unico piano-sequenza, tutto in Steadicam. Il New York Times ha raccolto e raccontato le parti in Steadicam di Questa è la mia terra, Rocky, Shining, Quei bravi ragazzi e Arca russa in un video di tre minuti.
Brown – che prima di fare l’inventore aveva fatto anche il cantante folk, con un discreto successo – ha 74 anni e ha raccontato al New York Times di aver inventato la Steadicam per necessità: negli anni Settanta gli capitò infatti di lavorare come tecnico per un’agenzia che girava video pubblicitari. Gli capitava quindi spesso di dover preparare e montare tutte le cose necessarie a fare riprese con un “crane” (la mini-gru), un “dolly” (la cinepresa su binari) o una cinepresa montata su un’auto. Era un lavoro lungo e faticoso, in cui bisognava maneggiare strumenti pesanti. Brown, che era anche appassionato di vela, pensò quindi di aggiungere alla cinepresa un “gimbal”: in italiano si chiama “sospensione cardanica” e serve a evitare che, per via delle onde, bussole o strumenti simili si inclinino troppo durante la navigazione. Il gimbal è quindi, in breve, un sistema di pesi e contrappesi che riesce a mantenere stabile un oggetto, a prescindere da dove si trovi.
Oltre alla Steadicam, Brown ha inventato anche un particolare modello di sedia a rotelle (fatto per persone che possono alzarsi in piedi ma camminano a fatica) e la Skycam, la telecamera telecomandata che si muove su un reticolo di fili e viene usata negli stadi e nei palazzetti delo sport, per riprendere partite o eventi dall’alto: se guardate il calcio in tv l’avete di certo sentita nominare qualche volta. La Steadicam potreste invece non averla mai sentita nominare, ma è impossibile non aver visto qualche scena girata con una Steadicam. Qualche anno fa Refocused Media raccolse in un video di dieci minuti le migliori scene in Steadicam girate fino ad allora; sul sito steadyshots.org c’è invece una dettagliata lista di film e serie tv in cui ci sono scene fatte con Steadicam.