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  • Lunedì 26 dicembre 2016

Sevil Shhaideh non sarà primo ministro della Romania

Sarebbe stata la prima donna e la prima persona musulmana a diventare capo del governo, ma la sua candidatura è stata bocciata

La candidata premier della Romania Sevil Shhaideh
(AP Photo/Octav Ganea)
La candidata premier della Romania Sevil Shhaideh (AP Photo/Octav Ganea)

Aggiornamento: Il presidente della Romania Klaus Iohannis ha bocciato la candidatura a primo ministro di Sevil Shhaideh, che sarebbe stata la prima donna e la prima persona musulmana a diventare capo del governo rumeno. Iohannis non ha dato spiegazioni precise riguardo alla sua decisione, ma è stata fatta l’ipotesi che la scelta del presidente riguardi più che altro il passato del marito di Shhaideh, un siriano che avrebbe più volte espresso sostegno nei confronti del presidente Bashar al Assad.

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L’11 dicembre in Romania si sono tenute le elezioni per rinnovare il Parlamento, e di conseguenza scegliere un nuovo primo ministro. Le elezioni sono state vinte con il 45 per cento dei voti dal Partito Socialdemocratico, che inaspettatamente ha candidato come prossimo capo del governo una donna musulmana appartenente alla minoranza tatara, Sevil Shhaideh.

Normalmente in Romania viene nominato primo ministro il leader del partito vincitore delle elezioni, ma questa volta non è andata così. Il presidente romeno Klaus Iohannis aveva chiesto di non presentare candidati premier con precedenti penali, escludendo così Liviu Dragnea, leader del Partito Socialdemocratico: ad aprile Dragnea era stato condannato a due anni di carcere – con sospensione condizionale della pena – perché accusato di brogli elettorali durante un referendum del 2012. Il Partito Socialdemocratico ha deciso quindi di candidare Shhaideh: se la sua nomina sarà approvata dal Parlamento, diventerà la prima donna e la prima persona musulmana a ricoprire l’incarico di capo del governo nella storia del paese.

La scelta di candidare Shhaideh ha sorpreso molti osservatori politici, che si aspettavano venisse proposto un esponente del partito più in vista. Sembra che la mossa dei socialdemocratici sia stata motivata anche dal tentativo di smarcarsi dalle accuse di eccessiva ortodossia e nazionalismo arrivate durante la campagna elettorale. Shhaideh, 52 anni, è una politica non particolarmente conosciuta, nonostante nell’ultimo governo abbia ricoperto per sei mesi l’incarico di ministro dello Sviluppo regionale. Più che per la sua attività politica, Shhaideh è nota per essere una importante amministratrice: ha lavorato per anni come economista all’interno di amministrazioni locali e regionali e ha passato la maggior parte della sua carriera a Costanza, una città sulla sponda occidentale del Mar Nero. All’interno del partito è considerata molto vicina a Dragnea, che era anche presente al suo matrimonio.

In Europa è molto raro vedere donne musulmane a capo di un governo, e sarebbe la prima volta in uno stato in cui l’Islam non è la religione della maggioranza della popolazione (nel 1990 Tansu Ciller era diventata primo ministro della Turchia, mentre dal 2011 al 2016 Atifete Jahiaga è stata presidente del Kosovo: entrambi i paesi però sono a maggioranza musulmana). In Romania l’80 per cento della popolazione è di fede cristiana ortodossa e solo l’1 per cento è musulmano. Secondo alcuni commentatori la probabile elezione di Shhaideh non piacerà a una buona parte dell’elettorato, perché a quel punto le due maggiori cariche statali saranno ricoperte da persone che fanno parte di minoranze etniche e religiose (l’altra carica è quella del presidente Iohannis, che è protestante e di origini tedesche). Bisogna considerare però che l’Islam che si pratica in Romania, quello della minoranza tatara, è molto moderato e ha convissuto a lungo con un regime socialista: Shhaideh non indossa nemmeno il velo.

L’eventuale nomina di Shhaideh non arriverà prima del 2017; poi sarà la volta del Parlamento, che dovrà votarle la fiducia. In ogni caso, anche se ci dovesse essere un governo Shhaideh, la posizione della Romania sui migranti difficilmente si discosterà da quanto fatto dal precedente governo. La Romania è uno degli stati che si sono opposti al piano dell’Unione Europea che prevedeva la distribuzione nei paesi membri dei richiedenti asilo arrivati principalmente sulle coste italiane e greche. Radu Magdin, un analista politico, ha detto: «Ironicamente, il fatto che sia musulmana la frenerà dall’essere troppo aperta in questioni come quella dei richiedenti asilo, perché sarebbe molto semplice demonizzarla e accusarla: “Per forza dici queste cose, sei musulmana”».