Il 2016 in 101 prime pagine
Cose importanti, cose che nel frattempo avete dimenticato, esagerazioni, previsioni sbagliate e titoli creativi in un anno di quotidiani
A riguardarle tutte in fila, le prime pagine dell’intero 2015, quello che colpisce di più è la volatilità di molti titoli che quel giorno lì venivano presentati con tanta enfasi e spazio: ci sono molte cose che abbiamo già dimenticato, moltissime che sono state poi sovvertite, oppure altre che si sono ripetute come imminenti più e più volte. Ma questo succede ogni anno.
Appunto: questo era l’incipit dell’articolo del Post di fine 2015 che raccoglieva 101 prime pagine con cui scorrere l’anno passato. E anche nel 2016 ci sono, a rivederne altrettante, molte cose che abbiamo già dimenticato, molti titoli sproporzionati, molte previsioni fuori misura. Ma anche tanti fatti concreti, notizie grosse, storie che resteranno e che diranno d’ora in poi cosa sia stato il 2016. E poi ci sono cose che si notano di più quest’anno, invece. A riguardare ora la prima pagina, la frequente accusa col senno di poi di non avere preso sul serio Donald Trump sembra un po’ meno fondata: Trump è stato sulle prime pagine almeno e probabilmente più di Hillary Clinton, sia anche per le sue boutade. E spesso mettendo in conto la sua vittoria, sia anche per allarmismo.
Ma probabilmente il viso più presente sulle prime pagine italiane del 2016 è purtroppo un altro, quello di Giulio Regeni, il ragazzo italiano ucciso in Egitto. Poi c’è naturalmente molto terremoto, anche con titolazioni che avrebbero meritato maggior rigore e minore drammatizzazione, dove non ne mancava. Quanto alle enfasi, alle aggressività, al misto tra violenza e cabaret di certe prime pagine, a rivedere oggi tutte le prime pagine pubblicate in un anno ogni mattina dal Post, colpisce una sintonia – e difformità rispetto agli altri giornali – di un gruppo formato da Libero, Giornale, Fatto, Tempo, e ora anche Verità, il quotidiano fondato quest’anno e aggiunto all’antologia quotidiana.
Poi ci sono stati molti morti celebri e amati, dimissioni di ministri già spariti dalla memoria di tutti, polemiche di un giorno, e il racconto di come si racconta la realtà, che diventa a sua volta un pezzo di realtà. Anche questo lo abbiamo già detto: sfogliatele, date un’occhiata ai titoli minori, diventa una cosa ipnotica. Non è proprio “il 2016”, quello raccontato dai giornali. Ma è un 2016.