Forse Anna Frank non fu tradita
Un nuovo studio mette in discussione la tesi secondo cui fu una soffiata a far arrestare la sua famiglia ad Amsterdam
di Cleve R. Wootson Jr. – The Washington Post
Per due anni la famiglia di Anna Frank si nascose in alcune stanze segrete di un magazzino di Amsterdam, sapendo che una tenda lasciata aperta per sbaglio, un rumore indesiderato o la telefonata di un complottista nervoso avrebbero potuto farla finire in un campo di concentramento. Lo scenario peggiore si materializzò in un giorno d’estate del 1944, quando alcuni investigatori scoprirono dietro una libreria girevole il nascondiglio segreto dei Frank e li arrestarono. Degli otto ebrei che furono catturati, sette morirono prima della fine dell’Olocausto: tra loro c’era anche Anna Frank, che morì di tifo a 15 anni nel campo di concentramento di Bergen-Belsen in Germania e il cui diario è diventato una testimonianza degli orrori del regime nazista.
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— Anne Frank Trust (@AnneFrankTrust) July 27, 2016
Per decenni il padre di Anna Frank, Otto, tentò di capire chi avesse avvertito i nazisti, una questione su cui gli storici discutono da 72 anni. Ora il museo di Anna Frank ad Amsterdam propone una nuova teoria: l’arresto fu una coincidenza.
Per decenni la teoria più diffusa ha sostenuto che la famiglia di Anna Frank fosse stata tradita, forse da un nuovo dipendente dell’azienda del padre o dalla moglie di un complottista insensibile alla terribile situazione degli otto ebrei. Secondo uno studio pubblicato questo mese dalla Casa di Anna Frank, però, «concentrandosi esplicitamente sul tradimento si limita la prospettiva dell’arresto […]e altri scenari tendono a scivolare in secondo piano». Le teorie precedenti si basavano sui sospetti di Otto Frank, che si erano concentrati su Willem van Maaren, un nuovo dipendente della sua azienda che non era stato messo al corrente del nascondiglio segreto. «Abbiamo sempre sospettato di lui», disse Frank a un giornale olandese nel 1963. Il museo di Anna Frank descrive van Maaren sul suo sito come un tipo curioso che «una volta organizzò una trappola nel magazzino, sistemando agli angoli dei tavoli dei fogli di carta che sarebbero caduti se qualcuno ci fosse passato di fianco». Tuttavia, lo studio sottolinea che non sono mai emerse prove definitive che dimostrano che sia stato van Maaren ad avvertire le autorità. Nel corso degli anni sono state identificate altre persone come possibili traditori, tra cui il nazista Tonny Ahlers e la moglie di un dipendente dell’azienda di Otto Frank che aveva aiutato la famiglia di Anna a nascondersi.
Fino a oggi, però, nessuno aveva mai manifestato dei dubbi seri sulla teoria del tradimento, in parte perché gli storici credevano che i tre investigatori che trovarono gli ebrei nascosti nell’edificio di Opekta – l’azienda di Otto Frank – fossero membri del Sicherheitsdienst, il servizio segreto delle SS che si occupava di rintracciare i potenziali nemici del regime di Hitler. Ma le nuove informazioni scoperte dai ricercatori dimostrano che i tre uomini che successivamente Otto Frank identificò come investigatori in realtà non stavano cercando nemici dei nazisti: probabilmente avevano il compito di trovare le persone che avevano commesso frodi legate alle tessere per il razionamento del cibo o che avevano eluso il servizio militare. Stando allo studio, per esempio, Gezinus Gringhuis – uno degli investigatori – era stato precedentemente assegnato alla ricerca degli ebrei ma aveva poi ricevuto l’incarico di «indagare su violazioni economiche». Nel suo diario, Anna Frank parla diverse volte dell’arresto di uomini che erano stati sorpresi a commerciare tessere per il razionamento illegali, scrivendo che per questo motivo la sua famiglia «non ha buoni». Queste persone erano spesso segnalate alle autorità, che nel tentativo di individuare chi era in possesso di tessere contraffatte trovavano molte volte degli ebrei nascosti per caso.
Lo studio evidenzia poi altri indizi che mettono in discussione la teoria del tradimento. All’epoca molte linee telefoniche, per esempio, erano interrotte, e quindi per i civili contattare le autorità per denunciare la presenza di ebrei nascosti sarebbe stato difficile. «Questo fa sì che ci sia una possibilità reale che la telefonata, sempre che ci sia stata, provenisse da un’altra agenzia governativa», si legge nello studio. Lo studio sottolinea che non esiste una teoria definitiva che spieghi come fu scoperta la famiglia di Anna Frank, includendo l’ipotesi avanzata dallo stesso studio. «A ogni modo il rapporto investigativo della Casa di Anna Frank indica che nell’edificio non c’erano solo delle persone nascoste, ma successero più cose», si legge, «ovviamente lo studio non esclude del tutto la possibilità di un tradimento. […] È chiaro che l’ultima parola su quel fatale giorno d’estate del 1944 non è stata ancora pronunciata».
L’interesse intorno al presunto tradimento ai danni di una ragazza adolescente a settant’anni dalla sua morte è una prova dell’universalità della potenza della storia di Anna Frank. In molti hanno sottolineato le similitudini storiche tra la situazione vissuta dalla sua famiglia e l’attuale dibattito intorno ai siriani che cercano un rifugio negli Stati Uniti e in altri paesi. Come ha scritto la giornalista del Washington Post Elahe Izadi, i Frank si scontrarono con politiche restrittive «pensate per tutelare la sicurezza nazionale e difendersi dall’afflusso di stranieri in un periodo di guerra». La famiglia di Anna Frank non riuscì a emigrare negli Stati Uniti, e finì per vivere in un magazzino segreto.
© 2016 – The Washington Post