Valeria Fedeli si è scusata per aver mentito sul suo titolo di studio
Dopo le polemiche dei giorni scorsi ha scritto una lettera all'Unità dicendo di aver compiuto una "leggerezza"
Valeria Fedeli, nominata il 12 dicembre ministra dell’Istruzione del governo Gentiloni, ha scritto una lettera al condirettore dell’Unità Sergio Staino per dire la sua dopo che nei giorni scorsi era emersa una polemica sul suo titolo di studio. Fedeli si è fondamentalmente scusata, chiedendo di essere giudicata per i risultati del suo lavoro da ministra nei prossimi mesi.
La polemica è iniziata quando diversi quotidiani critici con il governo come il Giornale, Libero e il Fatto avevano accusato Fedeli di aver mentito sulla sua laurea. L’accusa è stata tirata fuori per la prima volta da Mario Adinolfi, giornalista e attivista fondamentalista cattolico con un passato nel PD, che aveva scritto su Facebook: «Fedeli mente sul proprio titolo di studio, niente male per un neoministro all’Istruzione. Dichiara di essere “laureata in Scienze Sociali”, in realtà ha solo ottenuto il diploma alla Scuola per Assistenti sociali Unsas di Milano». Adinolfi si riferiva alla sezione sezione “Chi sono” del sito di Fedeli, dove c’era scritto: «Finite le scuole mi sono trasferita a Milano per iscrivermi dove ho conseguito il diploma di laurea in Scienze Sociali, presso UNSAS». Come hanno fatto notare diversi giornali, quando Fedeli ha finito di frequentare la scuola di Servizi Sociali, nel 1971, il valore legale del diploma di Servizi Sociali – che più tardi sarebbe stato equiparato a una laurea triennale –non era ancora stato riconosciuto.
Nella lettera all’Unità Valeria Fedeli ha ammesso di aver scritto una cosa non vera nel suo curriculum e si è scusata per quella che ha definito “una leggerezza”:
Voglio fare chiarezza: c’è stata – evidentemente – una leggerezza, da parte mia, un errore nella cura e nella gestione del racconto di un passaggio della mia vita, quello del titolo di studio. Ho fatto le scuole per diventare una maestra d’asilo, lavoro bellissimo che ho fatto da giovanissima per qualche anno. Poi ho frequentato, diplomandomi, la scuola che all’epoca formava gli assistenti sociali. Oggi questi percorsi di studio sono completamente cambiati e d’altra parte – per me come per te – la vita ha preso un’altra strada: la passione politica e l’impegno nel sindacato sono state le mie scelte di vita. So che molti tra le lettrici e i lettori dell’Unità hanno compiuto le stesse scelte nel tempo e molti di loro sono stati i miei compagni nella storia, difficile, bellissima e quotidiana, di questo Paese. Di questa leggerezza, di questo errore, mi scuso, con tutte e tutti, soprattutto con coloro che fanno parte del mondo della scuola, dell’università e della ricerca.
Fedeli è nata a Treviglio (Bergamo) il 29 luglio del 1949, ed è vicepresidente del Senato: quando fu eletto Sergio Mattarella fu lei a presiedere la seduta insieme a Laura Boldrini, perché Piero Grasso era diventato presidente supplente dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano. Alla fine degli anni Settanta ricevette il primo incarico da sindacalista nella CGIL, a Milano, mentre nei primi Ottanta si trasferì a Roma dove si occupò di incarichi nelle segreterie sindacali del pubblico impiego e poi del settore tessile. Tra il 2000 e il 2010 è stata segretaria generale della Filtea, la categoria della CGIL che si occupa del settore tessile. Ha collaborato con Pier Luigi Bersani, quando era ministro dello Sviluppo Economico, a definire linee guida per la politica industriale del settore della moda italiano. Nel 2012 ha lasciato la CGIL ed è diventata vicepresidente nazionale di Federconsumatori. Fa parte del PD dalla sua fondazione ed è alla sua prima elezione in Parlamento.