Chi era Stephen Biko
Una delle persone più importanti nella lotta all'apartheid in Sudafrica nacque il 18 dicembre del 1946, esattamente settant'anni fa
Stephen Biko è stato probabilmente, insieme a Nelson Mandela, il simbolo della lotta all’apartheid in Sudafrica. Nacque oggi settanta anni fa, il 18 dicembre del 1946, a Tylden, in Sudafrica, nell’odierna provincia del Capo orientale. All’università Biko fondò la South African Students Organisation, un’associazione per studenti nata per appoggiare la protesta dei neri che subivano la segregazione razziale, che poi sfociò nel “Black Consciousness Movement”, uno dei più importanti movimenti anti-apartheid. Biko non entrò mai a far parte del più antico movimento di liberazione dei neri in Sudafrica, l'”African National Congress”: nonostante questo diventò popolarissimo anche per via della sua morte, avvenuta nel 1977 dopo che era stato arrestato dalla polizia.
Il suo movimento partiva dal presupposto che l’emancipazione dei neri potesse arrivare solo da un cambiamento di mentalità da parte della comunità nera: «Il primo passo da fare per l’uomo nero è rendersi conto di chi è; riportare la sua vita dentro il guscio rimasto vuoto; infondergli orgoglio e dignità; ricordargli che è un complice in quel crimine che è l’aver permesso di essere abusato e lasciato che il male regnasse nel suo luogo di nascita. Questa è la definizione di coscienza nera».
Biko era nato nel 1946 a Ginsberg, in Sudafrica: suo padre – che morì quando Biko aveva 4 anni – era un impiegato del governo, sua madre una domestica. A vent’anni si iscrisse alla facoltà medica dell’Università di Natal, da cui fu espulso a causa delle sue attività politiche nel 1972. In quel periodo a Biko fu impedito di uscire di casa e di tenere discorsi in pubblico. Fu proprio durante questa reclusione che Biko conobbe e sposò Mamphela Ramphele, una dottoressa del luogo, con cui poi ebbe due figli. Nonostante la reclusione e la repressione subita, Biko e il Black Consciousness Movement ebbero un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle proteste di Soweto, il 16 giugno 1976, in cui centinaia di manifestanti morirono massacrati dalla polizia. In seguito a quelle proteste la polizia iniziò a tenere sempre più sotto controllo Stephen Biko, temendo che fosse lui l’organizzatore delle manifestazioni anti-apartheid.
Il 18 agosto del 1977 Biko venne arrestato ad un posto di blocco e portato nella prigione della stazione di polizia di Port Elizabeth, dove fu interrogato per 22 ore consecutive e torturato. Le torture provocarono a Biko una ferita alla testa e andò in coma. L’11 settembre la polizia lo trasportò nudo e ammanettato a Pretoria, dove la prigione disponeva di un medico. Biko però morì poche ore dopo il suo arrivo, il 12 settembre del 1977. La polizia sostenne che la morte fosse dovuta a un prolungato sciopero della fame, ma un’autopsia rivelò che oltre a diverse ferite su tutto il corpo Biko aveva subito un’emorragia cerebrale in seguito a un colpo ricevuto. Jimmy Kruger, all’epoca ministro della Giustizia e della Polizia, disse: «Non sono né soddisfatto né dispiaciuto. La morte di Biko mi lascia indifferente».
Nel 1978 un giudice ritenne che non c’erano abbastanza prove per ritenere che Biko fosse stato ucciso in prigione, dato che mancavano testimoni per il presunto incidente. Il 28 luglio 1978 l’avvocato della famiglia di Biko annunciò però che il governo sudafricano aveva accettato di pagare 65.000 rand (circa 78mila dollari) alla famiglia, per una sorta di compensazione. Con la fine dell’apartheid la Commissione per la verità e la riconciliazione, un tribunale straordinario creato per raccogliere le testimonianze delle vittime della segregazione razziale, scoprì che cinque membri delle forze di sicurezza sudafricane avevano ammesso di aver ucciso Biko: la loro richiesta di amnistia venne respinta nel 1999. In seguito, il 7 ottobre del 2003 il ministro della giustizia del Sudafrica annunciò che i cinque poliziotti non sarebbero stati processati a causa della prescrizione del reato. Stephen Biko oggi è seppellito al cimitero di King William’s Town.