Parigi ha un problema di ratti
Ce ne sono tanti e si vedono in giro anche di giorno: il comune sta iniziando a chiudere i parchi per derattizzarli
Il 7 dicembre il comune di Parigi ha approvato un piano per sbarazzarsi dei ratti che infestano la città e il cui numero è molto aumentato negli ultimi due anni, causando problemi «sanitari, estetici ed economici». La popolazione di ratti di Parigi è cresciuta per due ragioni: la riorganizzazione dei sistemi sanitari della città che comprendono le derattizzazioni e il cambiamento delle regole dell’Unione Europea sui prodotti ratticidi, cioè i veleni per topi.
In passato era permesso usare palline di cibo avvelenate all’ingresso delle tane dei ratti, mentre ora non si può più, per esempio. La tecnica più usata è piazzare tra le piante scatolette nere di plastica che contengono veleno; il problema è che i ratti le ignorano se dispongono di più comode fonti di cibo. Oggi nei parchi di Parigi si vedono molti ratti anche durante il giorno: riescono senza problemi a prendere il cibo dai cestini della spazzatura, se sono di quelli in cui i sacchi di plastica non sono completamente coperti.
I ratti e le loro abitudini
I ratti di Parigi – così come quelli che abitano le altre città europee, italiane comprese – appartengono alla specie Rattus norvegicus, noto anche come ratto marrone, ratto grigio, ratto di fogna, surmolotto o pantegana. Nonostante il nome latino, questo ratto proviene probabilmente dalla zona che corrisponde alla Cina settentrionale, alla Mongolia e alla Siberia, ed è arrivato nell’Europa continentale a partire dalla fine del Medioevo; nel giro di circa due secoli ha preso il posto del Rattus rattus (ratto nero o ratto delle navi), la specie dominante che si trovava in Europa già dalle Crociate. È considerato una delle specie animali di maggior successo, dato che grazie ai trasporti marittimi è riuscito a diffondersi in tutto il mondo. Può misurare fino a 40 centimetri, compresa la coda, che di solito è lunga poco meno della metà del resto del corpo.
Ogni ratto vive in un’area abbastanza ridotta, più o meno 20 metri quadrati, e passa il 75 per cento delle sua esistenza all’interno della propria tana. Se sono selvatici vivono circa due anni, quattro se tenuti in cattività. Abitano nelle fogne oppure in superficie; di solito si scavano le tane nei parchi o nelle aree verdi. Sono onnivori e gradiscono soprattutto la carne, ma non hanno i canini dato che sono roditori. Si adattano facilmente: vicino al Louvre, il più importante museo di Parigi, si era deciso di raccogliere la spazzatura dai cestini alle 19.30 per evitare che i ratti trovassero del cibo la sera, ma gli animali si sono adattati semplicemente ad “attaccare” i contenitori dei rifiuti intorno alle 17.30.
Non si sa esattamente quanti ratti ci siano a Parigi, dove vivono circa 2,2 milioni di persone. Pierre Falgayrac, un esperto di derattizzazione, ha spiegato a Le Monde che nelle grandi città dove i sistemi fognari sono stati costruiti nell’Ottocento ci sono in media 1,75 ratti per abitante: non si può pensare di eliminarli tutti ma bisogna prendere provvedimenti perché quando ci sono più di 2 ratti per abitante cominciano a esserci problemi. Per ridurre la popolazione di ratti è necessario privarli di una delle tre cose di cui hanno bisogno per vivere e proliferare, cioè acqua, cibo e spazio per le tane; in mancanza di uno di questi elementi, i ratti smettono di riprodursi. Spesso si pensa erroneamente che il Rattus norvegicus sia legato alla diffusione della peste bubbonica nel corso dei secoli, ma non è così: i batteri causa della malattia furono trasmessi alle persone da un tipo di pulci che parassitavano i ratti neri. L’unica malattia che i ratti grigi possono trasmettere, attraverso la loro urina (che è inodore), è la leptospirosi, che colpisce tra le 4 e le 5 persone su un milione all’anno e nella maggior parte dei casi non è grave.
Falgayrac ha detto a Le Monde che non ha senso essere terrorizzati dai ratti ed essere allarmisti (come hanno fatto alcuni giornali nell’ultimo periodo, il quotidiano Le Parisien ha titolato “Allarme ratti a Parigi“) su una loro proliferazione eccessiva. Da un lato perché in condizioni normali non sono animali aggressivi, dall’altro perché il loro numero è proporzionale alle risorse presenti e quindi non può aumentare all’infinito. Inoltre i ratti sono utili in una certa misura: le tane che costruiscono nelle fogne spesso evitano che le canalizzazioni si blocchino e il fatto che mangino la spazzatura fa sì che contribuiscano a liberare le fogne da parte dei rifiuti che ci finiscono.
Il piano di Parigi per sbarazzarsi dei ratti
Il nuovo piano del comune di Parigi prevede di impedire ai ratti di uscire dalle fogne, di eliminare gran parte di quelli che vivono in superficie, per esempio nei parchi, e tutti quelli che si trovano nelle cantine dei palazzi e nei cantieri. La prima misura introdotta dal comune è stata chiudere al pubblico alcuni parchi e spazi verdi di Parigi per poterli derattizzare. Le piazze Cambronne e Garibaldi, nel 15esimo arrondissement, sono chiuse dal 22 novembre; il giardino Villemin, nel decimo arrondissement, e la piazza Tour Saint-Jacques, nel quarto, vicino al Centro Georges Pompidou, sono chiusi dal 29 novembre; il giardino des Rosiers, sempre nel quarto arrondissement, è chiuso dal 30. Prossimamente saranno chiuse anche piazza Langlois, nel quarto arrondissement, piazza de la Roquette e il boulevard Richard-Lenoir nell’undicesimo. Anche il giardino di Champ-de-Mars subirà delle chiusure parziali e successive, fino a quando non sarà completamente derattizzato.
Secondo Falgayrac, per regolare la popolazione di ratti di Parigi basterebbero quattro misure. La prima è derattizzare le fogne usando dei veleni biologici, concentrandosi soprattutto sulle zone vicine ai supermercati e ai ristoranti e scegliendo delle esche più appetitose per i ratti rispetto a ciò che trovano nella spazzatura. La seconda è disporre delle trappole meccaniche nei parchi e spostarle ogni settimana: per Falgayrac questo metodo risparmierebbe di chiudere le aree verdi, dato che le trappole meccaniche non sono pericolose né per le persone né per gli altri animali. La terza è pulire i marciapiedi due volte al giorno, soprattutto vicino a supermercati e ristoranti. La quarta è derattizzare le zone in cui devono sorgere cantieri edili a partire da un mese prima dell’inizio dei lavori, dato che questi spingono i ratti a uscire dalle fogne e vivere in superficie. Secondo Falgayrac, critico nei confronti del piano del comune di Parigi, queste misure permetterebbero di ridurre la popolazione di ratti a meno di uno per abitante in tre mesi.