La scienza del regalo di Natale perfetto
Il segreto è non concentrarsi troppo sul momento dello spacchettamento, e pensare invece a quanto il regalo sia utile o desiderato
C’è chi aspetta dicembre con trepidazione per potersi sbizzarrire nel fare i regali di Natale ai propri amici e parenti, e poi ci sono le persone normali che vivono con ansia e sconforto quel periodo dell’anno in cui bisogna sforzarsi di trovare una cosa simpatica e originale da regalare alle persone a cui si vuole bene, con la pressante preoccupazione di sbagliare. Qui al Post è tutto dicembre che ogni giorno vi diamo delle idee natalizie, ma come tutti i problemi delle relazioni sociali, anche il tema dei regali di Natale è stato affrontato da numerosi studi scientifici, che per la maggior parte concordano su una cosa: ci preoccupiamo troppo. Un recente articolo pubblicato sulla rivista Current Directions in Psychological Science ha isolato quella che forse è la questione principale: sprechiamo troppo tempo a pensare a un regalo che sorprenda e renda piacevole il momento dello scambio, e ne impieghiamo troppo poco a prevedere se il regalo servirà o meno a chi lo riceve.
Questo può essere un atteggiamento naturale e istintivo, soprattutto nel caso in cui chi fa il regalo non sia una persona che passa molto tempo con chi lo riceve: sarà con lui nel momento dello scambio, per poi non vederlo a lungo. In quel caso, è comprensibile voler rendere speciale il momento del dono, e concentrarsi meno sui giorni successivi, in cui il ricevente dovrebbe fruire del regalo. Focalizzarsi troppo sulla reazione della persona a cui si fa il regalo, però, può essere alla fine dei conti un comportamento egoista secondo gli autori dello studio, i ricercatori della Indiana University Kelley School of Business e della Carnegie Mellon University Tepper School of Business. Anche perché una scoperta piuttosto sorprendente a cui sono arrivati questo e diversi altri studi sul tema è che ai riceventi, alla fine, non interessa più di tanto quanto tempo e quanti sforzi sono stati spesi per la scelta del regalo.
Uno studio del 2013, per esempio, suggeriva che tra gli errori più comuni nel fare i regali c’è l’autoimporsi di farli tutti diversi: è vero che così ciascuno è unico, ma c’è un’alta probabilità che la maggior parte non sia entusiasmante. Se si trova un regalo molto bello, non si dovrebbe avere paura di usarlo per più persone. Altri consigli sparsi: secondo uno studio del 2015 – ma ci si poteva arrivare anche senza – i regali “di beneficenza”, per quanto nobili, sono accolti tiepidamente dalla maggior parte delle persone, perché non sono cose che si possiedono. Quest’ultimo requisito, dice invece uno studio del 2014, non vale però per i regali “esperienziali”: anche se non sono emozionanti dal punto di vista dello spacchettamento, i biglietti per una partita, per un volo aereo o per un concerto sono apprezzati anche se non sono immediatamente tangibili.
Un articolo del 2013, pubblicato sul Psychological Science, ha smentito un altro grande mito legato ai regali: la maggior parte delle persone non se la prende se doniamo a qualcun altro un oggetto che abbiamo a nostra volta ricevuto in regalo. In inglese la pratica ha un nome, regifting, un neologismo inventato dalla famosissima sitcom Seinfeld (in un episodio in cui c’era anche Bryan Cranston).
Il consiglio generale, come ha sintetizzato il New York Times, è quello di lasciar fare il lavoro al ricevente: basta stare molto attenti nelle conversazioni durante le settimane precedenti al Natale, e se si è fortunati qualche desiderio verrà fuori (e magari il ricevente lo espliciterà apposta, facendo finta di niente). Si potrebbe pensare che un regalo inaspettato faccia più piacere, ma in realtà la maggior parte delle persone preferisce qualcosa che sa di desiderare, secondo uno studio del 2011 pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology. Anzi: a volte è meglio regalare direttamente dei soldi o un buono, anche se può sembrare brutto (corollario: non vale per le persone con cui si ha un rapporto molto stretto, e soprattutto non vale con i partner). Anche in questo caso, però, è meglio rimanere generici: secondo Mary Steffel, psicologa della Northeastern University, più un buono regalo è specifico, minori sono le probabilità che sarà utilizzato. Se non si è proprio sicuri, meglio che il ricevente abbia libertà sulla categoria di oggetto che vuole comprare con il buono.
Anche scegliere un regalo in base alla personalità e alle passioni del ricevente potrebbe avere effetti collaterali, secondo uno studio del 2015. Possiamo pensare per esempio di regalare un gadget di una squadra di calcio a una persona che crediamo essere un grande tifoso, ma la percezione che abbiamo dei nostri conoscenti, almeno nel caso di quelli meno stretti, è sempre solo una piccola parte della loro reale personalità. Si rischia quindi di dimostrare che in realtà non si conosce così bene il ricevente, se non si è molto sicuri: meglio qualcosa di più generico, nel dubbio. L’unica ragione valida per dedicare molto impegno a scegliere un regalo, in sostanza, è se per qualche ragione ci fa piacere. Bisogna però sapere in anticipo che probabilmente gli sforzi non saranno apprezzati completamente, e che in certi casi potrebbero anche essere ignorati.