Comunardo Niccolai, il “re dell’autogol”
Compie settant'anni il difensore del Cagliari ricordato soprattutto per i gol segnati nella sua porta, ma un po' ingiustamente
Comunardo Niccolai è un nome che ricordano probabilmente solo quelli nati prima del 1960. E quelli che se lo ricordano, lo conoscono probabilmente come “il re degli autogol”. Niccolai nacque a Uzzano, in provincia di Pistoia, il 15 dicembre 1946, e oggi compie 70 anni. Suo padre era stato il portiere del Livorno: era un convinto antifascista e chiamò suo figlio “Comunardo” per la comune di Parigi, il governo di ispirazione socialista che si instaurò nella capitale francese nel 1871. Niccolai iniziò a giocare nelle giovanili del Montecatini come stopper, il termine che si usava una volta per indicare il difensore centrale che marcava il centravanti avversario. All’inizio degli anni Sessanta andò a giocare nella squadra sarda del Torres e da lì nel 1964 passò al Cagliari, appena promosso in Serie A. Fu in questi anni che cominciò a guadagnarsi la fama di “re degli autogol”, perché in effetti ne segnò parecchi: ma soprattutto fu sfortunato, perché li segnò in partite molto importanti.
Uno dei più famosi successe durante una partita tra Juventus e Cagliari, il 15 marzo 1970: entrambe le squadre erano nelle prime posizioni e alla fine del campionato mancavano sei partite. La Juventus di campionati ne aveva vinti tre negli ultimi dieci anni, ma la sorpresa era il Cagliari, che non ne aveva mai vinti. Quel giorno pioveva: sullo 0 a 0 il centrocampista della Juventus Giuseppe Furino fece un cross in area, Niccolai anticipò di testa il suo portiere, Enrico Albertosi, e mandò la palla nella sua porta. Poi Gigi Riva fece due gol per il Cagliari e la partita finì 2 a 2. Nel commento della Domenica Sportiva, quella Juventus-Cagliari venne definita «la partita dell’anno», e venne sottolineato che Niccolai aveva «ecceduto in interventi pericolosi». Alla fine della stagione il Cagliari vinse il suo primo, storico scudetto.
L’autogol più rocambolesco della sua carriera, però, Niccolai lo segnò contro il Catanzaro, nel campionato 1971/1972. Al 90esimo il Cagliari stava vincendo 2 a 1, e il Catanzaro era in attacco nell’ultima azione della partita. L’ala del Catanzaro Alberto Spelta entrò in area ma venne atterrato dal difensore del Cagliari Giuseppe Tomasini. Quel giorno lo stadio era pieno di giornalisti, perché era la 300esima partita arbitrata da Concetto Lo Bello, storico arbitro che detiene tuttora il record di partite dirette in Serie A (328). Lo Bello decise di non fischiare il rigore, e la palla rotolò tra i piedi di Niccolai, che però pensò di aver sentito un fischio – forse proveniente dal pubblico, molto agitato e rumoroso – e calciò con un gesto di stizza verso la sua porta. La palla stava entrando in porta, e il difensore del Cagliari Mario Brugnera si tuffò deviandola con le mani. Lo Bello a questo punto fischiò rigore, che Spelta segnò. La partita finì 2 a 2.
In tutto, Niccolai in carriera segnò sei autogol: gli valsero appunto la fama di “re dell’autogol”, e ancora oggi è ricordato soprattutto per quello. In realtà Riccardo Ferri, difensore dell’Inter degli anni Ottanta e Novanta, ne ha fatti due in più più meno nello stesso arco di tempo. E otto autogol li ha segnati anche uno dei più forti difensori italiani di sempre, Franco Baresi del Milan. Niccolai giocò anche nell’Italia che arrivò seconda ai Mondiali in Messico del 1970: uscì però dopo poco più di mezz’ora della sua prima partita, contro la Svezia, per un infortunio. Dopo essersi ritirato ha allenato il Savoia, la Nazionale femminile e oggi è osservatore per la Nazionale maschile. Dopo una partita tra Italia e Georgia del 2009, in cui il difensore del Milan K’akhaber Kaladze segnò due autogol, Niccolai disse: «Grazie Kaladze, adesso non si parlerà più solo di me quando c’è un’autorete». Una volta il politico di Alleanza Nazionale Francesco Storace, parlando di Massimo D’Alema, disse: «Ha fatto un autogol alla Niccolai».