Gli scontri in Brasile per un emendamento alla Costituzione
È stato approvato martedì dal Senato, introduce un tetto alla spesa pubblica per i prossimi 20 anni e non piace alle opposizioni
Martedì il Senato brasiliano ha approvato un emendamento alla Costituzione che introdurrà un tetto della spesa pubblica per i prossimi 20 anni. Il provvedimento, il più importante in ambito fiscale della storia recente del Brasile, è stato fortemente voluto dal presidente Michel Temer, che da tempo aveva annunciato misure di austerità: è stato approvato con 53 voti a favore, solo quattro in più di quelli minimi richiesti per poter modificare la Costituzione, e 16 contro. La decisione del Senato, che secondo il governo era necessaria per affrontare la peggiore recessione che ha colpito il paese negli ultimi decenni, ha ricevuto molto critiche. Ieri in diverse città brasiliane ci sono state proteste contro il governo e contro le misure di austerità, e scontri tra polizia e manifestanti.
L’emendamento approvato ieri dal Senato prevede che dal 2017 e per 20 anni, quindi per la durata di cinque legislature, gli investimenti pubblici dovranno rimanere sotto il tetto stabilito: potranno aumentare solo in caso di aumento dell’inflazione. Inoltre l’amministrazione pubblica non potrà alzare gli stipendi ai suoi dipendenti né assumere nuovo personale, con una parziale eccezione per i settori dell’istruzione e della sanità, dove gli obblighi di limitazione della spesa entreranno in vigore solo nel 2018.
Il provvedimento era già stato oggetto di critiche e manifestazioni nelle ultime settimane. Le proteste più violente di ieri si sono tenute a Brasilia, la capitale del Brasile, dove diversi manifestanti con il volto coperto hanno dato fuoco a un autobus e sono arrivati fino agli uffici locali di Rede Globo, una delle più grandi emittenti televisive del continente americano, accusata di fare informazione parziale a favore del governo. I manifestanti sono stati poi fermati dalla polizia in tenuta antisommossa. Anche a San Paolo ci sono stati scontri e i manifestanti hanno attaccato la sede di una federazione di industriali.
Per il governo brasiliano, guidato di fatto dal presidente Michel Temer dallo scorso agosto dopo l’impeachment di Dilma Rousseff, non è un gran periodo. Temer si era presentato come colui che avrebbe dovuto adottare provvedimenti severi ma necessari per superare la grave recessione che sta attraversando il Brasile. Da allora, comunque, il suo governo è stato accusato diverse volte di corruzione e ha perso punti nei sondaggi che misurano la sua popolarità, che comunque era già molto bassa a inizio mandato. Intanto le opposizioni di sinistra hanno criticato l’emendamento approvato martedì, sostenendo che avrà degli effetti disastrosi soprattutto sulla sanità e l’istruzione, due settori – sostengono loro – già oggi scarsamente finanziati. La sinistra ha anche minacciato il governo di voler portare il provvedimento di fronte al Tribunale supremo, incaricato di decidere sulla costituzionalità delle leggi.