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  • Martedì 13 dicembre 2016

Paola Muraro si è dimessa, infine

L'assessore all'Ambiente di Roma, al centro di un caso che va avanti da mesi, ha detto di aver ricevuto un avviso di garanzia

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Nella notte tra lunedì 12 e martedì 13 dicembre l’assessore all’Ambiente del comune di Roma Paola Muraro ha rassegnato le sue dimissioni dopo aver ricevuto un avviso di garanzia, la notifica da parte della procura di un’indagine sul suo conto. Muraro ha rimesso le sue deleghe alla sindaca di Roma Virginia Raggi, del M5S, che ha accettato le dimissioni. Muraro è indagata per un caso di cui si parla da mesi, e che riguarda il periodo in cui è stata consulente dell’AMA – l’azienda che gestisce i rifiuti a Roma – nei 12 anni precedenti al suo incarico nella giunta romana. Ha detto che sarà ascoltata dalla procura il 21 dicembre, aggiungendo: «sono tranquilla e convinta che riuscirò a dimostrare la mia totale estraneità. Tuttavia per senso di responsabilità istituzionale ho deciso di dimettermi».

Muraro è al centro di un caso molto discusso fin dalla fine di luglio, quando i giornali riportarono la notizia del suo coinvolgimento in un’indagine che riguardava alcuni impianti per il trattamento di rifiuti che l’assessore era tenuta a controllare quando lavorava come consulente. Nella gestione degli impianti, secondo le ipotesi della procura, si erano verificate delle truffe. Allora, i giornali chiesero a Muraro se fosse indagata, e lei rispose di no: i giornali però scrissero il contrario a inizio settembre, dicendo che Muraro era indagata dal 21 aprile e lo aveva scoperto a metà luglio, grazie a una richiesta di accesso agli atti: non aveva cioè ancora ricevuto un avviso di garanzia. Quando i giornali chiesero a Muraro perché avesse mentito sul suo essere indagata, lei disse che non lo aveva fatto, e che aveva solo negato di aver ricevuto un avviso di garanzia, cosa vera. Questo dettaglio – il non aver effettivamente ricevuto un avviso di garanzia, nonostante Muraro fosse indagata – è stato usato dalla giunta romana per giustificare le mancate dimissioni di Muraro, fino a ieri. Il M5S ha fatto dell’intransigenza verso i politici indagati una delle sue caratteristiche identitarie, e in altri casi aveva provveduto a sospendere i propri membri oggetto di indagini molto rapidamente, come nel caso del sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Il caso nato intorno a Muraro si complicò quando si scoprì che Luigi Di Maio, uno degli esponenti più in vista del M5S e membro del cosiddetto “direttorio”, era stato informato dell’indagine su Muraro attraverso una mail, che lui disse però di non avere capito. Parallelamente al caso Muraro, la giunta romana è stata interessata negli scorsi mesi da altri guai, soprattutto quello legato alla carica dell’assessore al bilancio, sostituito diverse volte con decisioni un po’ rocambolesche.