La CIA crede che la Russia abbia interferito con le elezioni per favorire Trump
L'agenzia di intelligence ha concluso che gli attacchi informatici russi abbiano avuto lo scopo di fare vincere il candidato Repubblicano, dicono i principali giornali americani
La CIA ha scoperto che il governo russo ha organizzato attacchi informatici contro i partiti americani per favorire la vittoria del candidato Repubblicano Donald Trump alle ultime elezioni presidenziali, hanno scritto i principali giornali americani. Il Washington Post è stato il primo a riportare la notizia, citando come fonti alcuni funzionari a conoscenza dell’indagine, rimasti anonimi. Il New York Times e gli altri principali giornali e agenzie di stampa americane hanno poi confermato la posizione della CIA con altre fonti.
La CIA ha comunicato la scoperta per la prima volta la settimana scorsa, durante una riunione con un gruppo ristretto di senatori, per dare gli aggiornamenti sulle indagini sul trafugamento di email del Partito Democratico e di altri attacchi commessi da hacker durante la campagna elettorale. La CIA è arrivata alla conclusione che la Russia abbia voluto favorire l’elezione di Trump perché ha scoperto che anche il sistema informatico del Partito Repubblicano è stato attaccato da hacker russi – la scorsa primavera – ma quasi nessuna informazione trafugata è stata diffusa, diversamente da quanto successo con le email dell’ex presidente del Partito Democratico Debbie Wasserman Schultz e quelle del presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton John Podesta da parte di WikiLeaks.
Soltanto circa 200 email di politici Repubblicani sono state diffuse dopo gli attacchi informatici: sono state pubblicate sul sito dcleaks.com e insieme a quelle di molti Democratici, ma hanno ottenuto poca attenzione perché si trattava soprattutto di email di routine mandate e ricevute da funzionari Repubblicani locali, membri degli staff di alcuni politici e attivisti del partito. Secondo alcuni Repubblicani la ragione per cui non sono stati diffusi documenti riservati importanti del loro partito è che le loro reti informatiche non sono mai state seriamente violate, ma sarebbero stati attaccati solo alcuni account personali. A settembre il deputato Repubblicano della Commissione della Camera per la Sicurezza Interna Michael McCaul disse in un’intervista a CNN che il sistema informatico del Partito Repubblicano era stato attaccato da hacker russi, ma pochi minuti dopo lo stesso partito negò che l’attacco fosse avvenuto. In seguito McCaul disse di essersi espresso male, ma che era vero che alcuni politici Repubblicani erano stati uno degli obiettivi degli hacker russi. Tra questi c’era l’ex segretario di stato Colin Powell, che non ha partecipato alla campagna elettorale di Trump.
L’amministrazione Obama negli ultimi mesi ha avuto difficoltà a gestire la questione degli attacchi informatici russi, per la paura di peggiorare i rapporti con la Russia e – nelle ultime settimane – di attirare sospetti di volere mettere in discussione la vittoria di Trump. Venerdì Obama ha chiesto alla CIA un rapporto completo sulle interferenze degli hacker russi nella campagna elettorale americana. Il rapporto sarà consegnato prima del 20 gennaio, quando Trump si insedierà alla Casa Bianca, ed è stato richiesto dopo le insistenze di molti membri del Congresso, alcuni dei quali, anche tra i Democratici, pensano che lo scopo dei russi non fosse favorire la vittoria di Trump, che nemmeno loro si aspettavano, ma più semplicemente diminuire la fiducia dei cittadini statunitensi nel loro sistema elettorale.
I funzionari dei servizi segreti e gli esperti di sicurezza informatica indipendenti consultati dalla CIA ritengono che il sistema informatico del Partito Democratico sia stato attaccato da due diverse squadre di hacker russi. La prima si chiama Cozy Bear o A.P.T. 29: la sigla “A.P.T.” sta per “Advanced Persistent Threat”, cioè “Minaccia Superiore Persistente”, che viene solitamente usata per indicare gli hacker che agiscono per ordine di uno stato. Si pensa che questo gruppo di hacker sia rimasto per mesi dentro la rete del partito, così come in quelle di altre istituzioni politiche e governative, senza mai pubblicare nessuno dei documenti di cui si è impossessato. La seconda squadra per la CIA è controllata dal G.R.U., l’intelligence militare russa, ed è chiamata Fancy Bear o A.P.T. 28. Questo gruppo avrebbe diffuso documenti attraverso gli hacker Guccifer 2.0 e DCLeaks (sul sito dcleaks.com), e ne avrebbe messi molti altri a disposizione di WikiLeaks.
Secondo una delle fonti del Washington Post non ci sono prove certe del fatto che funzionari del governo russo abbiano detto agli hacker responsabili degli attacchi di dare le informazioni trafugate a WikiLeaks. Gli hacker potrebbero dunque non essere stati dipendenti del governo, e può darsi che i rapporti tra di loro e i funzionari governativi siano stati tenuti da terze parti; anche in passato la Russia ha usato questo sistema per condurre operazioni segrete, in modo da poter negare il coinvolgimento delle istituzioni.
La squadra di Trump che si sta occupando della transizione con l’amministrazione Obama ha diffuso un comunicato scettico nei confronti delle conclusioni della CIA, che si riferisce all’agenzia dicendo: «Sono le stesse persone che dicevano che Saddam Hussein aveva armi di distruzione di massa». Lo stesso Trump ha recentemente detto di non credere che la Russia abbia interferito nelle elezioni, nell’intervista pubblicata nel numero della rivista Time dedicato a lui. Trump ha anche suggerito che gli attacchi informatici potrebbero essere stati fatti da cinesi o da qualcuno che vive in New Jersey, per quello che si sa. Non tutti i Repubblicani comunque sono scettici sulle conclusioni della CIA. Il senatore del South Carolina Lindsey Graham, ad esempio, il 7 dicembre ha detto che vuole investigare lui stesso per capire se la Russia ha interferito nelle elezioni. Il governo russo da parte sua ha negato di avere a che fare con gli attacchi e lo stesso fondatore di WikiLeaks Julian Assange ha detto che la Russia non c’entra nulla con la diffusione delle email del Partito Democratico.