I migliori film del 2016
Li hanno scelti i critici del New York Times: ci sono anche "Fuocoammare", il documentario su O.J. Simpson e un po' di cose da guardare subito su Netflix
Come ogni anno, i tre critici della redazione cinematografica del New York Times – il capo redattore A. O. Scott, Manohla Dargis e Stephen Holden – hanno selezionato quelli che ognuno ritiene i migliori film del 2016 (qui ci sono quelli del 2015, 2014, 2013 e 2012, se volete recuperare). Le classifiche riflettono interessi e inclinazioni diverse, ma soprattutto quelle di Scott e Holden hanno più di un film in comune. E probabilmente la cosa che vi verrà voglia di fare sarà procurarvi in qualche modo Moonlinght e O.J.: Made in America, che sono presenti anche se in posizioni diverse in tutte e tre le classifiche.
Moonlight
Di Barry Jenkins, con Trevante Rhodes, André Holland, Janelle Monáe, Ashton Sanders, Jharrel Jerome, Naomie Harris e Mahershala Ali.
È al primo posto delle classifiche di A. O. Scott e Stephen Holden, e al terzo di quella di Dargis. Tratto dal libro di Tarell Alvin McCraney, racconta la storia di Chiron, un ragazzino nero e gay di Miami, alla ricerca di stesso e di una qualche salvezza in una famiglia violenta e in un quartiere diviso dalla guerra per la droga tra bande locali. Il film è strutturato in tre capitoli che raccontano tre diverse fasi della vita di Chiron, interpretato da tre attori diversi. Dargis lo definisce un film «elegiaco», la cui bellezza sta soprattutto in singole scene più che nei dialoghi, comunque apprezzabili.
Scott mette in risalto i temi delicati che tocca il film – la razza, l’identità sessuale, la virilità – e anche secondo lui il meglio del film «viene fuori quando le parole vengono meno». Holden parla invece di «intimità genuina», «delicatezza e tenerezza», e «momenti di generosità e altruismo che ti tolgono il fiato». Secondo Holden è uno dei tre film degli ultimi dieci anni, insieme a Brokeback Mountain e Boyhood. In Italia uscirà il 2 marzo 2017.
O.J.: Made in America
di Ezra Edelman.
È un documentario in cinque parti realizzato per ESPN, che racconta la vita del giocatore di football americano O.J. Simpson: dagli inizi nella squadra dell’università, alla fama, alle accuse di aver ucciso, nel 1994, l’ex moglie Nicole Brown Simpson e un suo amico, Ronald Lyle Goldman; all’assoluzione e alla condanna per un altro crimine. Tutti e tre i critici sono d’accordo sulle qualità principali del documentario, ovvero il minuzioso e impressionante lavoro di ricerca e la capacità di attraversare e toccare i temi che hanno ossessionato e costruito l’identità americana degli ultimi 50 anni: la fissazione per la celebrità e il culto per lo sport, i problemi razziali, il sesso, la brutalità della polizia e le esagerazioni della stampa. Scott e Holden lo mettono entrambi al secondo posto della classifica, Dargis al quarto.