L’ISIS ha quasi perso a Sirte
Controlla ancora un'area molto ridotta della città libica e nel giro di pochi giorni la battaglia potrebbe finire
Lunedì un portavoce delle milizie di Misurata, Rida Issa, ha annunciato che lo Stato Islamico (o ISIS) è stato definitivamente sconfitto a Sirte, la più importante città della Libia ancora sotto il controllo del gruppo. È difficile verificare l’autenticità delle dichiarazioni di Issa e diversi giornalisti hanno messo in dubbio che la battaglia sia effettivamente conclusa, ma sul fatto che l’ISIS stia perdendo sembra esserci un più ampio consenso. Per esempio Rana Jawad, corrispondente di BBC in Nord Africa, ha parlato con un colonnello coinvolto nelle operazioni, che ha sostenuto che lo Stato Islamico controlla ancora un’area che include una ventina di edifici. Potrebbero volerci ancora alcuni giorni, ha scritto Jawad, prima di liberare completamente la città.
La battaglia contro lo Stato Islamico a Sirte è guidata dalle milizie di Misurata, alleate del governo di unità nazionale di Fayez Serraj (quello con sede e Tripoli e sostenuto dall’ONU); le operazioni sono aiutate anche dagli attacchi aerei americani. Sirte era stata conquistata dallo Stato Islamico a inizio 2015, in uno dei momenti di massima espansione del gruppo in Libia. Finora la battaglia non è stata semplice e le milizie di Misurata hanno perso molti uomini: nelle prime fasi, le milizie anti-ISIS sono riuscite a conquistare rapidamente diverse aree, sfruttando la conformazione del territorio e una minore concentrazione di zone residenziali; poi però le operazioni si sono rallentate. Il Guardian ha scritto che la mancanza di una forza d’intelligence libica non ha permesso di monitorare il movimento dei miliziani dello Stato Islamico attorno a Sirte: per questo è difficile oggi stabilire quanti di loro si trovino ancora in città e quanti invece siano riusciti a scappare.
Nonostante la quasi sconfitta dello Stato Islamico a Sirte sia una cosa importante, non si può parlare di una scomparsa totale del gruppo dalla Libia. Alcuni miliziani dello Stato Islamico sono ancora presenti a Bengasi, a più di 500 chilometri a est di Sirte, e altri potrebbero cercare di ricostruire una struttura organizzata nel sud o nell’ovest del paese. C’è poi da considerare un’altra cosa: l’eventuale sconfitta dello Stato Islamico non significherebbe comunque la fine dei problemi per la Libia. Il governo di Serraj controlla solo una piccola parte del territorio nazionale e non può contare su un esercito proprio; non è nemmeno riconosciuto dal Parlamento insediato nell’est della Libia, quello che fa riferimento al generale Khalifa Haftar, sostenuto dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti, tra gli altri. Nelle ultime settimane è sembrato che anche la Russia volesse cominciare a contare di più in Libia: il governo russo si è schierato apertamente con Haftar, anche se ha negato di voler armare il suo esercito.