Valeva la pena?
Il direttore di Repubblica si domanda se una scelta sul bicameralismo giustifichi le conseguenze litigiose che avrà la "canea" elettorale
Molti commenti di questi giorni sui quotidiani hanno annunciato l’arrivo del referendum con un misto di sollievo da fine di una brutta campagna elettorale e preoccupazione per quello che la brutta campagna elettorale lascerà (alcune responsabilità per le possibili conseguenze le hanno gli stessi quotidiani che ospitano i commenti preoccupati). Oggi su Repubblica ne scrive il direttore Mario Calabresi, tenendosi alla larga da un endorsement – il giornale ha affrontato questa campagna in modo inedito, spaesando molti lettori, dando spazio a entrambe le posizioni – ma suggerendo nel finale una maggior preoccupazione per un’eventuale vittoria del No.
Quando guarderemo con la dovuta distanza a questo referendum e a questi mesi, ci renderemo conto che la materia del bicameralismo non poteva giustificare un clima da guerra civile senz’armi, che non si trattava di un tema di grande interesse popolare che tocca la vita dei cittadini come aborto, divorzio o nucleare, ma che è stato caricato di significati altri. Una resa dei conti di chi si sente scivolare verso il basso contro chi è considerato establishment, così come un duello all’ultimo sangue tra pezzi di classi dirigenti, tra rottamatori e rottamati, tra idee diverse di società. Una divisione che attraversa non solo un partito come il Pd ma comunità, amicizie e famiglie.
Ciò che oggi provoca angoscia è lo sfarinamento del tessuto del Paese, la fatica di immaginare un futuro e la delegittimazione violenta di chiunque non sia o non la pensi come noi. È tale la canea che le persone più ragionanti, pacate e positive sono ormai tentate di chiudersi nel privato, di non impegnarsi in nulla che sia pubblico e sperare che passi la bufera. È tempo per gladiatori e si fatica ad immaginare schiarite all’orizzonte. Solo guardando con attenzione e pazienza al nostro territorio si scoprono tantissime persone coraggiose che si impegnano nel sociale, nella gestione della cosa pubblica o che rischiano per creare nuove attività e imprese, ma lo fanno rigorosamente sottovoce, quasi temendo che finire in un cono di luce e di attenzione porti polemiche e invidie.
(leggi per intero su Repubblica)
– Il Post referendum: l'”endorsement” del Post in vista del referendum costituzionale