Uno strano rapimento in Afghanistan
La storia che racconterete stasera a cena: il vicepresidente del paese si è presentato a una partita di lancio della capra, poi ha picchiato e fatto portare via un suo rivale
Venerdì scorso nel nord dell’Afghanistan, precisamente nella provincia di Jowzjan, al confine con il Turkmenistan, si stava giocando una partita di buzkashi, un popolare sport praticato a cavallo il cui scopo è impossessarsi di una carcassa di capra e lanciarla oltre un segno o a un’area stabilita. Durante la partita è successa una cosa che ha attirato le attenzioni della stampa locale e di qualche giornale internazionale, come il New York Times: il generale e vicepresidente dell’Afghanistan, Abdul Rashid Dostum, originario proprio della provincia di Jowzjan, si è presentato con le sue guardie del corpo, ha cominciato a fare un giro di campo per salutare qualche spettatore – tutti uomini ovviamente – e poi ha tirato un pugno e un calcio ad Ahmad Ishchi, suo avversario politico. Ishchi è stato picchiato anche dalle guardie del corpo di Dostum e poi è stato caricato a forza su un mezzo blindato e portato via. Da allora non se ne è saputo quasi più niente.
Un video girato prima dello scontro tra Dostum e Ishchi. Si vede Dostum arrivare all’evento con le sue guardie del corpo armate di kalashnikov e poi commuoversi ascoltando una musica tradizionale che celebra i martiri e la difesa del territorio nazionale. Il video mostra anche alcune immagini della partita di buzkashi (quella cosa che gli uomini tengono in mano mentre vanno a cavallo è la carcassa di capra).
Il momento in cui Ishchi viene portato via è stato raccontato da diversi testimoni presenti alla partita di buzkashi: soprattutto membri della sua famiglia che però hanno preferito rimanere anonimi per paura di subire ritorsioni. Per diversi giorni non si è saputo nulla di Ishchi: i portavoce e i consiglieri del generale Dostum non hanno risposto alle richieste di chiarimenti della stampa e di altri politici locali e sono arrivati a negare di essere stati presenti all’evento, nonostante diverse foto di quel giorno circolate in internet mostrassero il contrario.
Domenica centinaia di persone si sono riunite di fronte al palazzo di Dostum nella città di Shibarghan, il capoluogo della provincia di Jowzjan, per chiedere la liberazione di Ishchi, ma senza ottenere nulla. Poi mercoledì Dostum ha pubblicato un post su Facebook smentendo di tenere Ishchi in ostaggio: ha scritto che Ishchi è stato arrestato dalle forze di sicurezza afghane con l’accusa di “finanziare gruppi di miliziani” e di “contribuire all’insicurezza della provincia”. Il figlio di Ishchi, Batur, ha detto di non credere a niente di quello che Dostum ha scritto su Facebook: secondo lui Dostum è tenuto prigioniero in una delle proprietà del vicepresidente.
A differenza di quello che si potrebbe pensare leggendo questa storia, Dostum e Ishchi non appartengono a due partiti politici diversi. Sono entrambi membri del partito Junbesh e una volta erano alleati. Un funzionario afghano sentito dal New York Times ha detto che nonostante Ishchi abbia oggi molto meno potere rispetto a quello di Dostum, Dostum considera la famiglia di Ishchi una minaccia. Dostum non sta passando un gran momento nemmeno a Kabul, la capitale afghana. Da tempo viene marginalizzato politicamente dal presidente Ashraf Ghani, che sembra fidarsi molto poco di lui. L’episodio della partita di buzkashi è accaduto poco dopo il rientro di Dostum in Afghanistan, da cui era partito proprio a causa di uno scontro con Ghani.
Dostum ha 62 anni ed è un ex signore della guerra di etnia uzbeka che negli ultimi decenni è stato accusato diverse volte di estese violazioni dei diritti umani e abusi, e di ritorsioni violente contro i suoi alleati e rivali politici. Durante gli anni dell’occupazione sovietica dell’Afghanistan (1979-1989) e della successiva guerra civile (anni Novanta), Dostum fu a capo di una milizia formata da 20mila uomini, accusata di avere compiuto stupri, saccheggi ed esecuzioni pubbliche particolarmente violente, come uccidere i criminali passandoci sopra con dei carri armati.