Trump nominerà un ex pezzo grosso di Goldman Sachs come ministro del Tesoro
Steven Mnuchin è stato dirigente e socio di una delle banche più criticate dallo stesso Trump in campagna elettorale
In questi giorni Donald Trump, il presidente eletto degli Stati Uniti, sta scegliendo le persone che comporranno la sua amministrazione che si insedierà ufficialmente il 20 gennaio. La prossima nomina sarà quella del finanziere Steven Mnuchin a ministro del Tesoro. Mnuchin ha 53 anni, è stato il responsabile finanziario del comitato elettorale di Trump ma soprattutto è stato per anni fra i dirigenti più importanti di Goldman Sachs, una delle più famose banche di investimento al mondo.
È una nomina sensata per Trump – che ha ottimi rapporti con finanzieri e banche d’investimento, i cui titoli azionari sono cresciuti dopo la sua elezione – ma poco in linea con la sua campagna elettorale, in cui se l’è presa spesso con le grandi banche e in cui ha accusato Goldman Sachs in particolare di “avere totale controllo” sulla candidata Democratica Hillary Clinton. C’è poi un problema di opportunità: Mnuchin è stato accusato di aver gestito in maniera iniqua una banca californiana negli anni successivi alla crisi economica, e in generale è solo l’ultimo membro di Goldman Sachs che approfitta delle cosiddette “revolving doors”, le porte girevoli da un’industria regolata all’ente regolatrice – e viceversa – e che potenzialmente potrebbe generare diversi conflitti d’interesse.
In Feb, Trump said Goldman had "total control over" Hillary Clinton and Ted Cruz. Now Trump admin includes Goldman alums Bannon and Mnuchin
— Rebecca Buck (@RebeccaBuck) November 29, 2016
Mnuchin è figlio di Robert Mnuchin, a sua volta storico banchiere di Goldman Sachs: dopo aver frequentato l’università di Yale è entrato anche lui a Goldmans Sachs e ci è rimasto per 17 anni, ottenendo anche delle quote della banca. Nel 2004 fondò il fondo di investimento Dune Capital Management, il cui acquisto più importante fu quello della banca californiana specializzata in prestiti IndyMac, nel 2009, per 1,6 miliardi di dollari. Il New York Times racconta che Mnuchin ne divenne presidente e che durante il suo mandato fu accusato di pignoramenti forzati ai clienti della banca, e di concedere pochi mutui a clienti che compravano casa nei quartieri dove erano presenti minoranze etniche.
Nel 2014 Mnuchin rivendette la banca – che nel frattempo aveva rinominato OneWest – a CIT Group, la più grande banca americana che si occupa dei prestiti, a più del doppio del prezzo a cui l’aveva comprata e ottenendo personalmente 10,9 milioni di dollari come buonuscita. A oggi, scrive il Wall Street Journal, parte dell’azienda è ancora sotto inchiesta del dipartimento alla Casa e allo Sviluppo Urbano per presunte irregolarità. Negli anni successivi Mnuchin ha investito nel cinema, contribuendo a finanziare film importanti come Avatar, i film degli X-Men e Suicide Squad, fra gli altri.
In molti hanno anche fatto notare che Mnuchin non ha alcuna esperienza di governo, e che da segretario del Tesoro – che in pratica è il principale consigliere del presidente in materia economica e monetaria – si troverà ad affrontare diverse questioni che esulano dalle sue competenze: potrebbe per esempio decidere come e quanto finanziare l’annunciato intervento di Trump sulle infrastrutture del paese, oppure reintrodurre le sanzioni economiche a paesi ostili come l’Iran e Cuba.
La nomina di Mnuchin dovrebbe essere confermata nelle prossime ore, ma è data per scontata: intanto ieri Trump ha cenato alla Trump Tower con Mitt Romney, l’ex candidato presidente dei Repubblicani e noto critico di Trump, di cui si parla da settimane come possibile segretario di Stato (anche se è possibile che Trump voglia solamente vendicarsi del suo mancato sostegno in campagna elettorale). Un altro nome che si fa per l’incarico di segretario di Stato è quello dell’ex generale David Petraeus.