Il caso delle morti sospette a Saronno
Cosa dicono le indagini sul medico e l'infermiera accusati di avere causato volontariamente la morte di almeno cinque persone
I giornali di oggi dedicano ampio spazio a un’inchiesta giudiziaria su alcune morti sospette avvenute all’ospedale di Saronno, in provincia di Varese, che ieri ha portato all’arresto di un medico e di un’infermiera della struttura sanitaria, dove risultano indagate 14 persone. Molti dettagli della vicenda non sono ancora chiari e per ora è disponibile la sola versione della procura, che tra le altre cose ha utilizzato lo strumento delle intercettazioni – telefoniche e ambientali – per raccogliere informazioni sugli indagati. Il medico e l’infermiera sono accusati di avere causato la morte di almeno cinque persone, la maggior parte delle quali erano state ricoverate nell’ospedale di Saronno con patologie di vario tipo, in alcuni casi piuttosto gravi.
I due arresti
Leonardo Cazzaniga è un medico anestesista, ha 60 anni e lavora da molti anni all’ospedale di Saronno. Vive a Rovellasca, in provincia di Como, e fino a qualche mese fa era in servizio presso il pronto soccorso. È stato arrestato ieri con l’accusa di avere causato la morte di quattro pazienti in ospedale, tramite la somministrazione di alte dosi di anestetici e altri farmaci.
Laura Taroni è un’infermiera, ha 40 anni e lavora nello stesso ospedale di Cazzaniga, con il quale ha una relazione. Vive a Lomazzo, in provincia di Como, ed è stata arrestata con l’accusa di avere organizzato con Cazzaniga l’omicidio del marito, che costituiva un ostacolo alla loro relazione.
L’inchiesta
Le accuse contro Cazzaniga e Taroni sono state formalizzate in seguito a una lunga indagine avviata dalla procura di Busto Arsizio, e condotta dal reparto operativo dei carabinieri di Saronno, in seguito ad alcune segnalazioni del personale medico dell’ospedale locale. Analizzando lo storico dei ricoveri e dei decessi in alcuni reparti, gli inquirenti hanno notato discrepanze e morti sospette che li hanno poi portati verso Cazzaniga.
Le morti in ospedale
Le date indicate dalla procura sono 8 febbraio 2012, 30 aprile 2012, 15 febbraio 2013 e 9 aprile 2013: secondo l’accusa, in queste date ad alcuni pazienti furono somministrate alte dosi di farmaci come clorpromazina, midazolam, morfina, propofol e promazina. I pazienti di Cazzaniga erano tutti anziani e con diverse patologie: un malato di tumore di 69 anni, uno di 71 anni malato di Parkinson in fase avanzata, una di 77 anni malata di cancro e un 93enne ricoverato per la rottura di un femore.
Secondo le testimonianze raccolte in ospedale dalla procura, Cazzaniga si faceva chiamare “dio” e “angelo della morte”, ripetendolo spesso anche davanti ai pazienti, con frasi come: “Con questo paziente dispiego le mie ali dell’angelo della morte” o “Io sono dio”. Nel caso di pazienti anziani con malattie gravi diceva di volere applicare quello che definiva “protocollo Cazzaniga”, secondo le accuse un mix di farmaci che utilizzava per causare la morte degli assistiti. In una telefonata con Taroni intercettata dagli inquirenti, pubblicata solo parzialmente dal Corriere della Sera e quindi da prendere con qualche riserva, Cazzaniga aveva definito “eutanasia” il suo modo di procedere, ma l’infermiera lo aveva corretto dicendo: “L’eutanasia è un’altra cosa: è quando una persona lucida e cosciente ti chiede di porre fine alla sua vita”. All’obiezione di Taroni, Cazzaniga aveva risposto: “Allora è omicidio volontario”.
La morte del marito di Taroni
Leonardo Cazzaniga e Laura Taroni avevano da tempo una relazione, che era iniziata ancora prima del matrimonio di Taroni con Massimo Guerra, un uomo di 46 anni morto il 30 giugno 2013. Secondo l’accusa, Guerra non aveva particolari problemi di salute, ma era stato convinto dalla moglie di essere affetto da diabete e da alcuni problemi cardiaci. Le malattie sarebbero state inventate da Taroni con la complicità di Cazzaniga, che avrebbe firmato falsi referti degli esami di laboratorio per accertare le condizioni di salute di Guerra, sottoposto anche ad alcuni ricoveri perché diceva di sentirsi sempre molto stanco e debilitato.
La procura dice che Taroni dal 2011 aveva iniziato a somministrare di nascosto al marito dosi crescenti di antidepressivi, con l’obiettivo di ottenere un calo della libido. In seguito era passata alla somministrazione, sempre all’insaputa di Guerra, di dosi di insulina anche se non risultava che il marito fosse realmente diabetico. Sempre più malato e debilitato, Guerra fu trovato morto nel salotto di casa nell’estate del 2013, Taroni chiamò la guardia medica dicendo: “Mio marito ha avuto un infarto”. Il corpo di Guerra fu cremato, un’idea definita “geniale” da Cazzaniga in un’altra intercettazione effettuata dalla procura di una conversazione con l’infermiera. La cremazione secondo la procura avrebbe consentito di nascondere le prove sull’effettiva morte del marito, ma non è ancora chiaro se fossero stati eseguiti accertamenti sul corpo di Guerra dopo la morte, considerata la sua giovane età.
Altre morti sospette
La procura sospetta che Taroni, con la complicità di Cazzaniga, avesse anche causato la morte della madre, che si opponeva alla sua relazione con il medico. L’ipotesi è basata, tra le altre cose, su alcune intercettazioni ambientali nelle quali si sente Taroni mentre parla con i figli di 9 e 11 anni circa la morte della loro nonna: i due bambini sono stati affidati dal tribunale dei minori a una struttura di accoglienza. Ci sono ulteriori sospetti sulla morte del padre di Guerra, ma anche in questo caso non sono disponibili molti dettagli. Per ora il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Busto Arsizio ha imputato un solo delitto a Taroni.
Le indagini in ospedale
In seguito ad alcune segnalazioni da parte del personale, l’Azienda ospedaliera di Busto Arsizio – dalla quale dipende l’ospedale di Saronno – aveva disposto un’indagine interna su alcune morti avvenute nella struttura. L’inchiesta era stata chiusa senza l’avvio di provvedimenti disciplinari nei confronti di Cazzaniga, cosa che secondo il pubblico ministero Cristian Ria fu parte di una “catena di omissioni” che deve essere indagata. Tra le quattordici persone messe sotto indagine ci sono il direttore sanitario, il direttore del pronto soccorso, due medici del reparto, l’ex direttore dell’Azienda ospedaliera di Busto Arsizio, un medico del pronto soccorso, tre medici della commissione che eseguì le indagini e un altro medico.