Il video di una sopravvissuta di Auschwitz contro il candidato di estrema destra in Austria
È stato visto oltre tre milioni di volte, dura meno di cinque minuti: le elezioni si terranno (di nuovo) il 4 dicembre
Il prossimo 4 dicembre in Austria si voterà di nuovo per eleggere il presidente. Si era già votato il 24 aprile e il 22 maggio 2016 e aveva vinto il candidato indipendente sostenuto dai Verdi, Alexander Van der Bellen, battendo il candidato dell’estrema destra Norbert Hofer con il 50,3 dei voti. Poi la Corte Costituzionale di Vienna aveva annullato il risultato del ballottaggio a causa di alcune irregolarità nelle procedure di scrutinio.
Hofer fa parte del Partito per le Libertà dell’Austria (FPÖ), un partito di estrema destra che negli anni Novanta si opponeva sia all’ingresso dell’Austria nell’Unione Europea sia all’introduzione dell’euro, e che ora ha posizioni molto nette contro l’immigrazione. Hofer è contrario al matrimonio omosessuale, all’adozione per le coppie dello stesso sesso ed è a favore dell’uso e del possesso di armi: ha condotto la campagna elettorale portando con sé una pistola. Inoltre vuole vietare alle donne di portare il velo, e una volta ha detto che «il burka è un simbolo dell’oppressione delle donne».
Il 24 novembre il candidato dei Verdi, Alexander Van der Bellen, ha pubblicato su Facebook un video che è stato visto più di tre milioni di volte. Il video dura meno di cinque minuti e mostra una signora di 89 anni sopravvissuta alla Shoah, Gertrude, che chiede di non votare Hofer. Seduta a un tavolo, la donna spiega che «offendere l’altro, umiliarlo, fargli del male» è ciò che più la disturba nel linguaggio di Hofer. Dice che il suo movimento, il Partito per le Libertà dell’Austria (FPÖ), non risveglia i «sentimenti più nobili» delle persone «ma gli istinti più bassi». E dice che questo nella storia è già accaduto: «Si è già andati a cercare l’odio (…) C’erano persone che si fermavano per le strade e che prendevano in giro gli ebrei che erano costretti a lavare per terra: uomini, donne, viennesi (…). Ed è questo che stanno di nuovo andando a cercare nel profondo delle persone. Questo fa male e io ne ho paura».
Gertrude, facendo riferimento allo slogan di Hofer che dice «Dio mi aiuti», spiega di averlo già sentito «nel 1933 e nel 1934», quando in Austria si contrapposero il governo del cancelliere Dollfuss e i Socialdemocratici. Ora, aggiunge, questo slogan lo pronuncia una persona che «non ha niente a che fare con la religione: e non lo dico per devozione». Dice ancora che il partito di Hofer ha parlato di una possibile «guerra civile», facendo riferimento all’arrivo dei migranti nel paese: «Ma io ho vissuto la guerra civile, all’età di 7 anni. Non la dimenticherò mai. Ho visto i primi morti a quel tempo. Purtroppo non sono stati gli ultimi. E ora c’è un politico che dice che è possibile una nuova guerra civile? Questo è insopportabile».
Gertrude – che fu deportata ad Auschwitz quando aveva 16 anni, con i suoi due fratelli minori e i genitori – spiega che Van der Bellen «è riflessivo, calmo, a favore della pace e dell’uguaglianza». Dice che quella di dicembre sarà l’ultima elezione a cui parteciperà, invita i giovani ad andare a votare e a «scegliere bene il loro destino»: «Bisogna riflettere: quale sarà il mio voto? Che cosa se ne faranno della mia voce?». FPÖ ha detto che il video è «propaganda a buon mercato che proviene dalla sinistra». Qui c’è una versione del video con i sottotitoli in francese.
Se Hofer dovesse vincere il prossimo 4 dicembre, diventerebbe il primo capo di stato di estrema destra eletto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. Al primo turno delle presidenziali, con il 36,4 per cento, Hofer aveva ottenuto il miglior risultato di sempre per il suo partito in un’elezione nazionale. Quello che è sicuro è che per la prima volta da trent’anni non sarà né un Socialdemocratico né un Popolare a diventare presidente, cioè nessun esponente dei due partiti che hanno dominato la politica austriaca dalla seconda metà del Novecento a oggi e che attualmente governano il paese in coalizione.