La storia complicata di “Il Maestro e Margherita”
Il romanzo uscì dopo molte censure a oltre 20 anni dalla morte dell'autore: aveva iniziato a scriverlo 40 anni prima e a un certo punto aveva anche bruciato il manoscritto
Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov, uno dei più famosi romanzi russi del Novecento, fu pubblicato per la prima volta a puntate sulla rivista Москва (in italiano “Mosca”) tra il novembre del 1966 e il gennaio del 1967, cinquant’anni fa. È anche uno di quei libri che compare puntualmente nelle liste di libri consigliati, come quelle dei romanzi da leggere prima di compiere 25 anni; la rivista online Flavorwire lo inserisce in più di dieci liste, tra cui quella dei dieci migliori libri a cui ispirarsi per una festa a tema, quella dei dieci migliori libri in cui compare il diavolo e quella dei 50 libri da leggere per sembrare persone più interessanti.
Bulgakov (si pronuncia con l’accento sulla “a”) non è famoso come Lev Tolstoj o Fëdor Dostoevskij e pochi sanno nominare gli altri libri che ha scritto – ad esempio, Cuore di cane, La guardia bianca o Appunti di un giovane medico, da cui recentemente è stata tratta una serie tv con Daniel Radcliffe – ma quando si pensa a «leggere i russi» del Novecento insieme a Il dottor Živago di Boris Pasternak c’è solo Il Maestro e Margherita.
Di cosa parla Il Maestro e Margherita per chi non lo sapesse
Il Maestro e Margherita racconta due diverse storie: i capitoli dedicati all’una e all’altra si alternano dall’inizio alla fine. La prima storia è ambientata a Mosca negli anni Trenta del Novecento, mentre la seconda storia è ambientata a Gerusalemme, ai tempi del prefetto romano Ponzio Pilato, che ne è il personaggio principale. La prima storia inizia in un parco di Mosca: un poeta (Ivan Nikolaevič Ponyrëv) e uno scrittore (Michail Aleksandrovič Berlioz) stanno parlando quando incontrano un uomo di nome Woland, che dice di essere un esperto di magia nera. I tre cominciano a discutere dell’esistenza di Gesù Cristo; Woland vuole convincere Berlioz e Ponyrëv che sia davvero esistito e come prova porta la sua testimonianza: dice di essere stato presente al suo processo a Gerusalemme. Per rendersi più credibile predice anche la morte di Berlioz, che poco dopo in effetti avviene come Woland aveva descritto. Assistendo a questa scena Ponyrëv impazzisce e viene rinchiuso in manicomio.
In manicomio Ponyrëv incontra un altro paziente, uno scrittore che si fa chiamare semplicemente “Maestro”. Il Maestro gli racconta la sua storia: è impazzito dopo aver avuto una storia d’amore clandestina con una donna sposata (che poi è la Margherita del titolo) e aver subito durissime critiche dai letterati sovietici per il suo romanzo su Ponzio Pilato (che è quello degli altri capitoli del libro). Il Maestro rivela anche a Ponyrëv che in realtà Woland è il diavolo. A questo personaggio è ispirata la famosissima canzone dei Rolling Stone “Sympathy for the Devil”, uscita nel 1967, cioè poco dopo la prima pubblicazione di Il Maestro e Margherita in inglese: nel documentario Crossfire Hurricane del 2012 Mick Jagger ha raccontato che il libro gli era stato regalato da Marianne Faithfull.
Nella seconda parte del romanzo appare Margherita che viene coinvolta in varie peripezie da Woland e dai personaggi che gli stanno attorno, cioè il gatto Behemoth, la strega Hella, i servitori Korov’ev e Azazello. Una delle scene più famose del libro è quella in cui Margherita vola su Mosca a cavallo di una scopa, nuda come le altre streghe, e distrugge la casa di uno dei critici che hanno rovinato la vita al Maestro. Questa scena ha anche ispirato una canzone dei Franz Ferdinand, “Love and destroy”.
Come è stato pubblicato Il Maestro e Margherita
Una delle più famose citazioni di Il Maestro e Margherita è una frase che Woland dice al Maestro: «I manoscritti non bruciano». Nel romanzo, in un momento di disperazione, il Maestro brucia il manoscritto della propria opera: questa scena riprende un episodio della vita dello stesso Bulgakov a cui la pubblicazione della prima versione di Il Maestro e Margherita fu impedita dalla censura sovietica nel 1930 (Bulgakov aveva iniziato a scriverlo due anni prima, nel 1928). In un impeto di disperazione Bulgakov bruciò sia il manoscritto del romanzo che quelli di altre sue opere, e poi chiese al governo dell’Unione Sovietica di poter espatriare dato che Il Maestro e Margherita non era il primo dei suoi lavori che subiva la censura. Gli rispose Stalin in persona, che amava molto la sua commedia I giorni dei Turbin, tratta dal romanzo La guardia bianca: gli offrì un impiego al Teatro Accademico dell’Arte di Mosca e gli disse che aveva il permesso di andare all’estero, anche se non gli fu mai davvero concesso.
Negli anni successivi Bulgakov continuò a lavorare su Il Maestro e Margherita: lo fece fino alla morte, nel 1940. Non lo finì mai e per questo a ultimarlo fu la sua terza moglie, Elena Šilovskaja, che lo aveva seguito nella scrittura della maggior parte del romanzo. Fu finalmente pubblicato nell’Unione Sovietica tra il 1966 e il 1967, in tre diversi numeri della rivista Mosca. Negli anni Sessanta in Russia si era tornati a parlare di Bulgakov, dopo che la sua morte aveva fatto dimenticare i suoi libri. La versione pubblicata su Mosca era però censurata, tagliata e modificata: non includeva circa il 12 per cento del libro. In particolare furono tagliati i riferimenti alla polizia segreta, sia a Mosca che a Gerusalemme, e anche i punti in cui Margherita era descritta nuda.
La prima parte di Il Maestro e Margherita pubblicata sulla rivista Моsca (Wikimedia Commons)
Le parti tagliate cominciarono a circolare in un’edizione clandestina, cioè in forma di “samizdat“: con questa parola, che in russo significa “pubblicato in proprio”, si indicavano i libri battuti a macchina e fatti circolare illegalmente nei paesi dell’ex blocco sovietico perché la censura ne avrebbe impedito la pubblicazione ufficiale. La prima vera edizione del libro in russo risale al 1968 – nel frattempo erano già uscite due edizioni in inglese, oltre a una italiana – e fu pubblicata a Parigi dalla casa editrice YMCA. Era ancora il testo censurato: la prima versione integrale in russo, con le parti ottenute dai samizdat riportate in corsivo, fu pubblicata nel 1969 a Francoforte, in Germania, dalla casa editrice Posev. La prima edizione italiana fu pubblicata dalla casa editrice di Bari De Donato: uscì nel 1967 nella traduzione di Maria Olsoufieva. Sempre nel 1967 uscirono anche due edizioni Einaudi, nella traduzione di Vera Dridso: la seconda, uscita a luglio, fu la prima edizione integrale in tutto il mondo.
La copertina della prima edizione integrale in russo di Il Maestro e Margherita, pubblicata da Posev; quella della prima edizione italiana, di De Donato, incompleta; quella della prima edizione Einaudi, completa.
Nell’Unione Sovietica Il Maestro e Margherita uscì nella sua forma completa nel 1973. Ci fu poi un’ulteriore versione, pubblicata nel 1989, che fu curata dalla studiosa Lidija Janovskaja: quest’ultima edizione, che oggi è considerata quella ufficiale, fu rivista considerando alcuni manoscritti di Bulgakov ignorati per le precedenti. Oggi è uno dei romanzi più amati in Russia tanto che per i cinquant’anni dalla pubblicazione Google ha realizzato un grande progetto in collaborazione con le istituzioni russe (come aveva già fatto per Anna Karenina di Tolstoj e i racconti di Anton Čechov): ha messo online un sito in cui gli utenti potevano chiacchierare – in russo – con alcuni personaggi del romanzo e poi candidarsi a partecipare a una lettura ad alta voce integrale del romanzo, che è stata trasmessa live sul sito tra l’11 e il 12 novembre. Tra i lettori c’erano anche personaggi famosi del mondo dello sport, della cultura e della politica, tra cui Dmitri Peskov, il portavoce del presidente Vladimir Putin. In totale per leggere Il Maestro e Margherita ci sono volute 20 ore.