Che succede in Benetton
In un momento delicato Alessandro Benetton a sorpresa si è dimesso dalla società che porta il nome della famiglia
Domenica la Tribuna di Treviso ha pubblicato la notizia delle dimissioni Alessandro Benetton dal consiglio di amministrazione di Benetton Group, la società che gestisce tra molte altre cose uno dei marchi più celebri e riconoscibili dell’abbigliamento italiano – Benetton, appunto – e che da anni si trova in una difficile situazione economica. Le dimissioni di Alessandro Benetton sono arrivate durante il momento più delicato nella storia delle aziende familiari: il passaggio di consegne dalla generazione dei fondatori a quella dei loro figli. Alcuni ipotizzano che dietro questa scelta possa esserci uno scontro tra pezzi della famiglia Benetton, altri che possa trattarsi di un dissidio tra i Benetton e i manager che da anni hanno assunto un ruolo sempre più importante all’interno del gruppo. I Benetton sono sempre stati molto riservati a proposito delle loro dinamiche familiari e oggi anche le persone che seguono da anni le loro vicende si chiedono cosa stia accadendo.
Alessandro, 52 anni, è il figlio di Luciano, il più anziano dei quattro fratelli che compongono la “prima generazione” dei Benetton: Gilberto, Giuliana e Carlo. I quattro fondarono la loro azienda negli anni Cinquanta, partendo dalla provincia di Treviso, e riuscirono nel tempo a farla diventare una delle più famose e di successo del paese. A ogni fratello corrisponde un ramo della famiglia, e in tutto gli eredi sono più di una trentina di persone. Tra questi, Alessandro è considerato quello con il profilo più internazionale: anche se, come gli altri, ha mantenuto radici nella provincia di Treviso (Alessandro e sua moglie, l’ex campionessa di sci Deborah Compagnoni, vivono con i loro tre figli in una casa vicino a Ponzano Veneto). Alessandro Benetton ha studiato negli Stati Uniti, ha lavorato a Goldman Sachs e tra il 1988 e il 1998 è stato presidente di Benetton Formula, nel periodo in cui la squadra di Formula Uno sponsorizzata dalla famiglia ha ottenuto le sue più grandi vittorie.
Nel 2012 Alessandro è stato scelto per ricoprire uno degli incarichi più importanti della famiglia, succedendo al padre Luciano nel ruolo di presidente del Benetton Group. Il gruppo si trovava in difficoltà fin dall’inizio degli anni Duemila e Alessandro arrivò alla guida in un momento delicato, quando la gestione della società stava passando dalle mani della prima generazione a quelle di un nuovo gruppo di manager. Secondo i giornali è sempre stato soprattutto Gilberto Benetton, fratello di Luciano (e appartenente quindi alla prima generazione dei fondatori dell’impresa), a spingere per una gestione più professionale delle società di famiglia, affidandola quindi a manager competenti.
Gilberto è spesso considerato “l’uomo dei conti”, quello che si occupa della gestione finanziaria della società, mentre Luciano è stato sempre indicato come la mente eccentrica e creativa. Alessandro rimase in carica come presidente di Benetton per poco meno di due anni, per poi essere sostituito da Gianni Mion, il manager che ha assistito la famiglia nel lungo passaggio a una gestione delle società sempre più “professionale”, e che è considerato molto vicino a Gilberto. Nonostante questi avvicendamenti, Benetton ha continuato a soffrire. Il 2015 si è chiuso con un fatturato in lieve calo (1,5 miliardi di euro) e perdite per quasi 50 milioni di euro.
Alessandro è rimasto consigliere d’amministrazione, la carica che ha da poco abbandonato, ma nonostante i suoi ruoli in Benetton si è sempre considerato piuttosto lontano dall’azienda di famiglia, e raramente ha parlato delle sue vicissitudini con i giornalisti. A proposito della sua nomina a presidente, nel 2014, commentò: «In quel momento non mi conveniva accettare, ma dovevo fare la cosa giusta». Il progetto a cui Alessandro sembra essere più legato è quello di 21 Investimenti, un fondo di investimento che esiste dal 1992 e che oggi vale diversi miliardi di euro.
Oggi comunque il Benetton Group è una società simbolicamente molto importante, ma “secondaria” negli interessi imprenditoriali della famiglia. Atlantia, la società che si occupa di gestire le concessioni autostradali, genera da sola circa 800 milioni di euro di utile all’anno, più della metà dell’intero fatturato del gruppo Benetton. Secondo i giornali però da tempo la famiglia non è soddisfatta del suo andamento ed è in cerca di un partner industriale con il quale allearsi per rilanciarla.
Proprio in queste settimane ci sono stati altri cambiamenti all’interno di Edizione Srl, la holding (cioè una società che serve a controllare altre società) che controlla i vari rami delle società dei Benetton. Nell’ultima assemblea, all’inizio di ottobre, i Benetton hanno deciso che a gennaio la presidenza della società passerà da Gilberto Benetton al manager Fabio Cerchiai (che è anche presidente di Atlantia, la società delle autostrade), mentre Marco Patuano (ex amministratore delegato di Telecom) ne diventerà il nuovo amministratore delegato.
Diversi giornalisti scrivono che le manovre all’interno di Edizione Srl potrebbero essere collegate alle dimissioni di Alessandro Benetton (che secondo le indiscrezioni pubblicate dai giornali sarebbero avvenute proprio all’inizio di ottobre, negli stessi giorni della nomina di Cerchiai e Patuano al vertice di Edizione Srl, la holding di famiglia). Su quale sia la lettura da dare a questa scelta, ci sono ancora molti dubbi. Sul Corriere della Sera, Maria Silvia Sacchi, una giornalista esperta di imprese familiari che da anni segue la famiglia Benetton, prova a fare alcune ipotesi:
Che succede? È che Alessandro Benetton avrebbe voluto di più e, dunque, essere lui a guidare la nuova Edizione? O che, invece, la famiglia tutta non sia stata contenta per l’uscita di Mion con una Benetton ancora in mezzo alla tempesta, tanto che entrambe le parti non mancherebbero in privato di far sapere dell’esistenza di dissapori? Potrebbero esserci riflessi a cascata sugli uomini nel gruppo più vicini a Mion? Difficile dire con certezza cosa stia accadendo considerato che i Benetton sono sempre stati una famiglia unita ma «dialettica»; certo è che, rispetto al passato, si nota una indubbia maggior tensione, per stemperare la quale la scelta di Patuano e Cerchiai sembra essere quella giusta. Peraltro benvoluta dalla seconda generazione Benetton.