La raccolta dei ratti a Giacarta
Il governatore vuole ricompensare chiunque catturi un ratto vivo, per diminuirne il numero, ma potrebbe andare a finire molto male
I cittadini di Giacarta, in Indonesia, sono invitati a catturare vivi i ratti che si trovano nella città in cambio di 20mila rupie, circa 1,40 euro per ogni esemplare. Lo ha deciso a ottobre il governatore della città, Djarot Saiful Hidayat, nel tentativo di ridurre il numero di ratti che vivono a Giacarta. Da quelle parti i ratti sono un problema molto serio: nel corso del 2015 ci sono stati 40 casi di leptospirosi, una malattia curabile dovuta al contatto con acque fortemente contaminate da urine di topo infette, che in alcuni casi può risultare mortale. I casi di contagio sono resi più frequenti anche per via delle inondazioni che spesso colpiscono la città. Ci sono ratti in tutta la città (anche negli uffici governativi, nei condomini di lusso e nei ristoranti costosi) ma se ne trovano soprattutto vicino ai mercati, dove per loro è più facile trovare rifiuti alimentari. Non hanno molta paura delle persone e causano danni sia alla rete elettrica che a quella idraulica, dato che rosicchiano fili e tubature: possono anche provocare incendi e riparare le infrastrutture è comunque un costo notevole
In Indonesia il 40 per cento della popolazione vive con meno di 2 euro al giorno e quindi molte persone hanno buone ragioni per partecipare alla raccolta dei ratti. I ratti devono essere vivi e non morti per evitare che le persone consegnino cadaveri di animali trovati per le strade oppure uccidano i ratti sparandogli o avvelenandoli, atti vietati dato che potrebbero essere pericolosi. Per ora il programma di ricompense organizzato da Hidayat è in una fase preliminare, realizzata come parte della campagna elettorale per le prossime elezioni amministrative: il governatore ha detto che lo lancerà ufficialmente solo a febbraio, dopo le elezioni, e che cercherà dei finanziatori privati. A una raccolta di prova, due settimane fa, sono stati catturati circa 200 ratti; un autista che ha partecipato e ne ha catturati quattro ha detto di aver usato reti da pesca e trappole per prenderli. Dopo la cattura i ratti sono stati messi all’interno di bidoni di acciaio, dove sono stati uccisi con una sostanza chimica.
Alcune persone hanno criticato questo programma di raccolta dei ratti: temono che potrebbe verificarsi il cosiddetto “effetto cobra“. Con quest’espressione si indicano gli effetti collaterali non previsti di alcune politiche, che non solo si rivelano dannosi ma addirittura hanno conseguenze opposte rispetto a quelle sperate. Nel caso dei ratti indonesiani si potrebbe verificare qualcosa di simile all’episodio da cui l’effetto cobra prende il nome: durante il periodo coloniale a Delhi, in India, i governatori britannici offrirono una ricompensa alla popolazione in cambio dei cobra che abitavano nella città. Alcuni abitanti di Delhi si misero ad allevare serpenti per speculare sul sistema delle ricompense: quando le autorità si resero conto che non stava funzionando e lo sospesero, liberarono i serpenti nelle campagne, peggiorando la situazione. Qualcosa di simile accadde anche ad Hanoi, in Vietnam, durante il periodo coloniale francese: in quel caso gli animali infestanti erano proprio i ratti. Secondo gli animalisti si dovrebbe cercare di ridurre la popolazione di ratti liberando animali predatori, come gufi o serpenti.