Cosa è successo mercoledì notte a Torino
Centinaia di migranti hanno protestato con veemenza dopo l'esplosione di alcune bombe carta nei pressi del villaggio olimpico, occupato da anni: e non si sa ancora chi sia stato
Intorno alle 22 di mercoledì 23 novembre a Torino ci sono stati momenti di forte tensione nei pressi dell’ex villaggio olimpico (ex MOI), da più di 3 anni occupato da circa 1.300 migranti per i quali il comune ha in programma da tempo uno sgombero, che però fatica a realizzare. Alcune centinaia di migranti hanno protestato davanti alle palazzine dell’ex MOI, in modo piuttosto violento secondo alcuni testimoni, ma non sono ancora chiare le cause della protesta e delle nuove tensioni con gli abitanti della zona, che da tempo aspettano un piano di riqualificazione e la sistemazione dei migranti in strutture più idonee.
Tutto sembra essere iniziato vicino all’ingresso della sala scommesse Match Point in via Giordano Bruno, alle spalle della ferrovia che porta alla stazione di Torino Lingotto e su cui affaccia parte dell’ex MOI: sono esplose due bombe carta, secondo altri testimoni due grossi petardi. Nella sala c’erano diversi scommettitori per seguire la partita tra Napoli e Dinamo Kiev, che hanno pensato a una sorta di rappresaglia per quanto accaduto alcuni giorni fa, quando erano stati fatti scoppiare altri petardi davanti al bar Sweet, frequentato dagli ultras del Torino e che si trova non molto distante dallo Stadio Olimpico. La polizia sta indagando, ma per ora non è chiaro chi abbia fatto esplodere i petardi e con quali motivazioni.
Le due esplosioni sono state comunque piuttosto forti, tanto da fare vibrare vetri e tapparelle di diverse abitazioni, ha spiegato un gruppo di testimoni a Repubblica, e sono state avvertite distintamente dagli occupanti dell’ex MOI. Alcune centinaia di migranti sono scese in strada, dove è poi esploso un altro petardo che ha contributo a fare aumentare la tensione. Hanno urlato in coro “italiani razzisti”, poi hanno bloccato le vie di accesso alla zona. Su segnalazione degli abitanti, sul posto è intervenuta una camionetta dei vigili del fuoco, che però non è riuscita a raggiungere il luogo delle esplosioni. In seguito è intervenuta la polizia con qualche decina di uomini in tenuta antisommossa, più che altro per assicurarsi che non ci fossero contatti tra i migranti e gli abitanti della zona, scontenti per una situazione che si trascina da molto tempo. Poco dopo la mezzanotte la situazione è tornata alla normalità, seppure con alcuni cartelli stradali divelti, cassonetti ribaltati e automobili danneggiate.
L’ex villaggio olimpico era stato costruito sul terreno dell’ex deposito dei Mercati Ortofrutticoli all’Ingrosso (da cui “ex MOI”) in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Le palazzine prefabbricate si trovano nei pressi del grande Arco olimpico, il simbolo architettonico più evidente rimasto dopo le Olimpiadi per chi arriva in città. Dopo i Giochi invernali, la zona dell’ex MOI è rimasta sostanzialmente in attesa di una nuova destinazione e nel marzo del 2013 è stata occupata da un primo gruppo di migranti, che si è poi esteso notevolmente negli anni successivi, diventando di circa 1.300 persone, tanto da essere definito “villaggio profughi”. Molti degli occupanti sono richiedenti asilo, ma ci sono anche migranti che non hanno titolo per farne richiesta e che devono essere gestiti diversamente. La loro presenza ha portato in diverse occasioni a momenti di tensione con gli abitanti della zona, anche se non si era mai verificato qualcosa di paragonabile alla protesta e ai danneggiamenti di ieri notte.
Il comune di Torino a inizio settembre aveva annunciato di volere eseguire un nuovo censimento dell’ex MOI, per avere un’idea più precisa sugli occupanti e sull’effettiva quantità di richiedenti asilo. Nelle ultime settimane, la giunta della sindaca Chiara Appendino (M5S) ha chiesto alla Compagnia di San Paolo (la fondazione della banca Intesa Sanpaolo) di finanziare un progetto per la ricollocazione e il reinserimento dei richiedenti asilo. La proposta è stata accolta dalla Fondazione, che ora è in attesa di un progetto più preciso per trovare una forma di collaborazione, a patto che sia tesa a risolvere il problema nella sua interezza e non solo all’emergenza, come ha spiegato il suo presidente Francesco Profumo: “Non dovrebbe trattarsi di un intervento spot, ma di un progetto articolato, che non si limiti a tener conto del superamento dell’emergenza, ma pensi al ‘dopo’, e cioè alle persone e alle loro prospettive di inserimento sociale e lavorativo”.
Il piano di sgombero è stato condiviso da buona parte degli schieramenti politici, a partire dal Partito Democratico che ha dato la disponibilità a collaborare sul tema, come ha spiegato l’ex sindaco Piero Fassino, che già durante la sua amministrazione aveva proposto qualcosa di analogo. Negli ultimi giorni è stata intensificata la presenza delle forze dell’ordine nella zona, con controlli intorno al perimetro dell’ex MOI coordinati dalla Questura di Torino.