Mafia capitale non è mafia, secondo il Ros
Carlo Bonini racconta l’udienza del processo di martedì, che ha messo in dubbio la tesi principale dell'accusa
Il giornalista di Repubblica Carlo Bonini ha raccontato com’è andata una seduta del processo in corso sul caso conosciuto come “Mafia Capitale”, in cui sono stati ascoltati due ex ufficiali del Ros, l’organo investigativo dei Carabinieri, che si erano occupati delle indagini. Ippolita Naso, avvocato della difesa di Massimo Carminati, il principale imputato del processo insieme a Salvatore Buzzi, ha chiesto agli ufficiali se i metodi riscontrati nelle azioni delle cooperative oggetto dell’inchiesta erano di stampo mafioso, e loro hanno detto di no, che era un normale sistema di corruzione.
Roma, le deposizioni di due ex ufficiali del Ros, ora nei Servizi, autori delle indagini: “Era corruzione”. Nell’aula del processo Mafia Capitale, esattamente come era accaduto con la deposizione di Raffaele Cantone, una nuova testimonianza, questa volta di un ex ufficiale dei carabinieri oggi passato ai Servizi, consente alle difese di tenere vivo il dubbio su quella parola, mafia, che di questo processo è il cuore.
Perché nelle oltre tre ore di deposizione del maggiore Francesco De Lellis, già comandante di sezione di uno dei due Reparti del Ros che hanno condotto l’indagine sul Sistema Carminati- Buzzi, contano alla fine le due risposte chiave alle domande proposte da Ippolita Naso, avvocato della difesa di Massimo Carminati.
“Nelle indagini che avete condotto sull’acquisizione degli appalti da parte delle cooperative di Buzzi, avete mai riscontrato le caratteristiche del metodo mafioso?”. De Lellis prende una pausa. Dice: “Sulle caratteristiche mafiose dell’organizzazione lavorava il reparto Anticrimine del Ros del colonnello Stefano Russo”.
La Naso insiste. “Questo lo so. Ma voi, come secondo Reparto, questo metodo mafioso lo avete riscontrato, o no?”. “No”, concede De Lellis. Quindi, l’affondo. “Sempre in relazione all’acquisizione degli appalti, avete riscontrato episodi di ricorso alla violenza o all’intimidazione mafiosa?”. “No. Noi per le questioni che riguardavano la nostra indagine non abbiamo riscontrato questi episodi”.