“Io ci sono”, il film sulla storia di Lucia Annibali
Andrà in onda su Rai 1 questa sera alle 21.15, con Cristiana Capotondi che interpreta l'avvocata sfregiata con l'acido su mandato del suo ex fidanzato Luca Varani
Martedì 22 novembre, alle 21.15, Rai 1 trasmetterà il film Io ci sono, che racconta la storia di Lucia Annibali, l’avvocata di Urbino che nel 2013 fu aggredita e sfigurata con l’acido su mandato del suo ex fidanzato, l’avvocato Luca Varani. In Io ci sono Annibali è interpretata dall’attrice Cristiana Capotondi, mentre nei panni di Varani c’è l’attore Alessandro Averone. Gioele Dix invece interpreta il ruolo del chirurgo che operò più volte Annibali. Il film, prodotto per la televisione da Rai Fiction e Bibi Film e girato dal regista Luciano Manuzzi, è tratto dall’omonimo libro pubblicato da Rizzoli nel 2014, che Annibali ha scritto insieme alla giornalista del Corriere della Sera Giusi Fasano. Io ci sono racconta tutta la storia di Annibali, dalla relazione con Varani ai dolorosi momenti vissuti in ospedale.
La storia di Lucia Annibali
Il 16 aprile del 2013, intorno alle 21.30, Lucia Annibali, avvocata di Urbino che all’epoca aveva 35 anni e viveva a Pesaro, fu aggredita sul pianerottolo di casa sua da un uomo incappucciato che le gettò addosso dell’acido solforico mentre un secondo uomo faceva da palo, controllando la situazione. L’acido colpì il viso, il collo e la mano destra di Annibali, che tra le altre cose rischiò di perdere la vista. Venne immediatamente ricoverata al centro grandi ustioni dell’ospedale di Parma, dove negli anni successivi ha subito diciotto interventi chirurgici di ricostruzione.
Annibali pensò subito che dietro l’aggressione ci fosse l’avvocato pesarese Luca Varani: tra i due c’era stata una relazione, durata finché Annibali non aveva scoperto che lui era da anni legato a un’altra donna, da cui aspettava un figlio. Varani rispose all’accusa dicendo che a quell’ora si trovava con degli amici a giocare a calcetto. Nonostante l’alibi, il 20 aprile Varani fu arrestato con l’accusa di aver organizzato l’aggressione, assoldando due uomini di origine albanese, Altistin Prevcetaj, 31 anni, e Rubin Talaban, 28 anni, per vendicarsi con Annibali per essere stato lasciato. Durante il processo con rito abbreviato iniziato nel 2013, Varani ammise di essere il mandante di Prevcetaj e Talaban, ma sostenne di averli assoldati solo per sfregiare con l’acido la macchina della Annibali e non per aggredirla fisicamente. Il giudice non credette alla sua versione, mentre la pubblica ministera Monica Garulli chiese il massimo della pena prevista dal rito abbreviato, ovvero 20 anni di carcere a Varani e 18 per i due esecutori.
A pesare sull’accusa a Varani non ci fu solo l’aggressione nei confronti di Annibali, ma anche una serie di indizi relativi al suo comportamento ossessivo nei confronti di lei e un’accusa di tentato omicidio: nel febbraio del 2013 infatti Varani era entrato nella casa di Annibali e aveva manomesso le valvole del gas, rischiando di far esplodere la casa. Il 29 maggio 2014, Varani fu condannato in primo grado a 20 anni di prigione, Prevcetaj e Talaban a 14 anni. La pena fu confermata nella sentenza di appello del gennaio 2015 nel caso di Varani e ridotta invece a 12 anni nel caso dei due esecutori. Varani poi fece ricorso in Cassazione, che ha confermato la sentenza il 10 maggio 2016.
Della vicenda di Annibali si interessarono all’epoca molti giornali locali e diversi quotidiani nazionali. Negli anni lei stessa ha rilasciato moltissime interviste – tra cui una a Che tempo che fa e una a Le invasioni barbariche su La7 nel 2015 – per raccontare la sua storia e cercare di dare coraggio alle donne che hanno vissuto un’esperienza simile alla sua. Oggi Annibali vive a Roma ed è consigliera giuridica del ministero delle Pari Opportunità, con una speciale attenzione alla violenza di genere.
Varani invece ha partecipato a una puntata di Storie Maledette di Franca Leosini, in cui tra le altre cose ha chiesto perdono ad Annibali.