Sarkozy è fuori dalle primarie del centrodestra in Francia
È arrivato terzo dietro ai due ex primi ministri Alain Juppé e François Fillon, che si sfideranno al ballottaggio domenica prossima
François Fillon è stato il candidato più votato alle primarie del centrodestra in Francia per le presidenziali del prossimo anno, ma non ha ricevuto un numero di voti sufficienti per vincere al primo turno e si confronterà domenica prossima al ballottaggio con Alain Juppé. L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, considerato a lungo tra i favoriti, a sorpresa è arrivato terzo e non potrà quindi partecipare al ballottaggio: ha riconosciuto la sconfitta e ha detto che sosterrà la candidatura di Fillon.
I risultati ufficiali saranno annunciati oggi a mezzogiorno, ma in base ai conteggi parziali (con 9.511 seggi scrutinati su 10.229) Sarkozy ha ottenuto il 20,7 per cento dei voti, contro il 28,4 per cento di Juppé e il 44,2 per cento di Fillon. La gran rimonta di Fillon era stata raccontata dai sondaggi delle ultime settimane, anche se nessuno si aspettava un vantaggio così grande sugli altri candidati. La partecipazione è stata alta e alla fine dovrebbe superare i 4 milioni di votanti (per capirci: al primo turno delle primarie del Partito Socialista del 2011 avevano votato 2,66 milioni di elettori).
I candidati alle primarie erano sette: Nathalie Kosciusko-Morizet, deputata e unica donna, è arrivata quarta con il 2,6 per cento dei voti e ha detto che al secondo turno sosterrà Juppé. Bruno Le Maire, ex ministro dell’Agricoltura nel governo di Sarkozy, ha ottenuto il 2,4 per cento e ha invitato, come Sarkozy, a votare al secondo turno per François Fillon. Jean-Frédéric Poisson, presidente del Partito Cristiano Democratico, si è fermato all’1,5 per cento e in ultima posizione è arrivato Jean-François Copé, ex presidente dell’UMP, con lo 0,3 per cento. Entrambi non hanno ancora detto chi appoggeranno al secondo turno.
Il vincitore del ballottaggio di domenica 20 novembre sfiderà probabilmente (secondo diversi sondaggi) Marine Le Pen del Front National alle presidenziali del 2017, salvo il centrosinistra attualmente al governo non riesca a fare una rimonta che gli consenta di superare il primo turno delle elezioni.
François Fillon
Fillon ha 62 anni e alle elezioni presidenziali del 2007 è stato uno dei principali sostenitori della candidatura di Nicolas Sarkozy: è stato primo ministro dal 2007 al 2012. Prima, in altri governi, è stato ministro dell’Istruzione, degli Affari sociali, delle Telecomunicazioni, delle Tecnologie dell’informazione e delle Poste, e negli anni Novanta dell’Istruzione superiore e della Ricerca. Dopo mesi in cui i sondaggi lo davano in quarta posizione, dietro a Juppé, Sarkozy e anche dietro al candidato Bruno Le Maire, Fillon aveva guadagnato diversi punti nell’ultima settimana, ma risultava comunque al terzo posto nei sondaggi e quindi virtualmente fuori dal ballottaggio. Aveva detto che i francesi «sentono la sincerità e la coerenza» del suo progetto e diceva di essere convinto di passare il primo turno.
Fillon sostiene di avere l’unico programma “realistico” per la Francia e ha fatto campagna elettorale presentandosi come alternativa sia a Sarkozy che a Juppé: «il programma di Nicolas Sarkozy ci farebbe tornare indietro. In sostanza ripeteremmo quello che abbiamo già fatto nel 2007, solo un po’ meglio. E il programma di Alain Juppé è un programma estremamente prudente basato su larghi accordi politici per raccogliere consensi». In entrambi i casi «la situazione economica non si riprenderà». Fillon aveva preso le distanze da Sarkozy su molte questioni: aveva detto per esempio che non bisognava «correre dietro al Front National per vincere le elezioni» e che «le elezioni presidenziali non possono essere ridotte a un dibattito sul terrorismo: sono la scelta per il futuro del nostro paese, per un modello di società, non per un super-ministro degli Interni». Dopo la vittoria ha comunque citato e ringraziato Sarkozy e ha detto: «Per mesi e mesi ho tracciato il mio progetto con tranquillità e serietà, un progetto preciso e forte. E non mi sono mai discostato da questo percorso».
Alain Juppé
Alain Juppé era dato favorito dai sondaggi. Sindaco di Bordeaux, è stato primo ministro della Francia tra il 1995 e il 1997 e viene ricordato soprattutto per aver causato il penultimo grande sciopero generale nel paese dopo aver tentato di portare avanti una riforma delle pensioni (l’ultimo grande sciopero ha invece avuto a che fare con la contestata riforma del lavoro del governo Valls, poi approvata). Juppé diceva dall’agosto del 2014 di voler partecipare alle primarie della destra. Ha quasi 72 anni: è un centrista, non è malvisto dall’elettorato socialista deluso e moderato, e nemmeno dai Repubblicani meno intransigenti. Juppé ha detto di voler rafforzare le forze dell’ordine senza toccare lo stato di diritto, di voler creare un codice sulla laicità per la convivenza tra le religioni, di voler abbassare le imposte sulle imprese e, in forte contrapposizione a Sarkozy, si era descritto come un futuro presidente «fermo ma conciliante».
Il buon risultato di Juppé è stato secondo alcuni messo in crisi dalla candidatura come indipendente alle presidenziali di Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia nel governo di centrosinistra, molto liberale e vicino, su diverse questioni, alla destra moderata che rappresenta Juppé. In un’intervista pubblicata su Les Echos Juppé ha detto che Macron «si presenta oggi come il cavaliere bianco totalmente nuovo», ma ha aggiunto: «Attenzione alle persone che fanno il contrario di quello che dicono e che dicono il contrario di quello che fanno. Non dobbiamo essere naïf. Emmanuel Macron era con chi ha pienamente appoggiato la politica economica condotta dal 2012, a partire dal massiccio aumento delle tasse».
Dopo il risultato inaspettato delle primarie Juppé ha detto di voler «continuare la lotta per tutti coloro che credono in me, nelle mie convinzioni, nell’idea che ho della Francia». E ancora: «Credo più che mai che il popolo francese abbia bisogno di unirsi per voltare pagina da un periodo disastroso durato cinque anni e per bloccare il Front National». Non ha citato Sarkozy.
Fuori Sarkozy
Dopo la diffusione dei risultati delle primarie, Nicolas Sarkozy ha tenuto un breve discorso della sconfitta e ha detto: «Non ho risentimenti, non sono triste e auguro il meglio al mio paese, a voi miei cari compatrioti e a chi dovrà guidare questo paese che amo così tanto». Sarkozy ha riconosciuto di non essere stato in grado di convincere la maggioranza degli elettori e sui suoi avversari ha spiegato: «Ho grande rispetto per Alain Juppé. Ma le scelte politiche di Fillon sono più vicine alle mie. Voterò François Fillon. Gli elettori sono liberi nella loro decisione. Chiedo però loro di non prendere le posizioni più estreme». Sarkozy faceva riferimento al Front National, i cui elettori ha comunque tentato di attrarre durante la sua campagna per le primarie.
Sarkozy è stato presidente della Repubblica francese tra il 2007 e il 2012, ed è stato il primo dei presidenti francesi dal 1981 a non essere rieletto per un secondo mandato. Ancora oggi è un personaggio controverso per l’opinione pubblica francese e sta attraversando diversi guai giudiziari, di cui si è ricominciato a parlare con insistenza nelle ultime settimane: la procura di Parigi ha detto che farà richiesta di processarlo per presunte irregolarità nei finanziamenti alla sua campagna elettorale presidenziale del 2012 (per il cosiddetto “affaire Bygmalion”, spiegato qui).
Dopo la sua sconfitta alle elezioni presidenziali contro François Hollande, nel 2012, si era in un primo momento ritirato dalla vita pubblica. Nel 2014 era stato eletto presidente dell’UMP, il principale partito di centrodestra francese, che circa un anno dopo aveva cambiato nome: ora si chiama “Les Républicains”, i Repubblicani. Sarkozy aveva fatto una campagna elettorale molto aggressiva e critica nei confronti del governo socialista, dicendo che sarebbe stato il presidente «del restauro dell’autorità» e il «candidato della gente». Aveva insistito molto sulla lotta al terrorismo, sulla sicurezza e sull’identità: tutti temi particolarmente sentiti in Francia, dopo i gravi attentati terroristici del 2015.
Cosa si dice
Gli osservatori hanno cercato di spiegare la vittoria inaspettata di Fillon con un così ampio margine con diverse motivazioni. La destra stava attraversando da anni una crisi di leadership e anche a queste primarie i candidati erano sette e nessuno di loro si presentava come leader indiscusso. Tre candidati avevano avuto in passato importanti funzioni di governo, ma ognuno di loro rappresentava una destra differente: quella di Nicolas Sarkozy che ha cercato di recuperare l’elettorato del Front National, anche nei modi; quella di Alain Juppé, che ha cercato di creare un ampio fronte progressista che unisse la destra, il centro e i delusi di Hollande; e quella di François Fillon, portavoce di una destra liberale, tradizionale, cattolica, identitaria.
Un buon numero di elettori ha cercato e votato dunque il candidato più autenticamente di destra, più conservatore e cattolico, ma comunque diverso da Nicolas Sarkozy: Fillon si è distinto per il suo atteggiamento serio e presidenziale fin dalla campagna elettorale, spesso «al di sopra della mischia», dice ad esempio Le Monde. Sulla sostanza dei temi dell’identità, dell’immigrazione e dell’Islam le posizioni di Sarkozy, Marine Le Pen e Fillon non sono molto lontane, ma sono molto diverse nella forma. Fillon ha però sostenuto che non ci fosse bisogno di nuove leggi, ma di maggior fermezza nell’applicare quelle che ci sono già.
Sarkozy era poi coinvolto in molti procedimenti giudiziari e Fillon ha insistito fin da subito su questo argomento. Si era candidato dicendo: «Immaginate un de Gaulle rinviato a giudizio?». Fillon sembra essere stato il candidato che ha beneficiato maggiormente dell’effetto “tutto tranne Sarkozy”. Gli elettori di destra che non volevano Sarkozy ma che erano in disaccordo con la linea troppo centrista di Juppé hanno trovato in Fillon una valida alternativa. Fillon è poi stato sostenuto esplicitamente dagli ambienti cattolici conservatori come quelli de La Manif pour tous, collettivo composto da diverse personalità e movimenti contrari all’estensione del matrimonio civile alle coppie omosessuali, all’aborto e alla cosiddetta “teoria del gender”.
La posizione di Alain Juppé è ora molto difficile, sia per il numero di voti in più che ha preso rispetto a lui Fillon, sia perché quest’ultimo ha ottenuto il sostegno di Nicolas Sarkozy e Bruno Le Maire. Alain Juppé potrebbe sperare di vincere mobilitando un massiccio numero di elettori di sinistra al secondo turno e cominciando a parlare di riforme più eque e moderate rispetto a quelle molto radicali proposte da François Fillon. La campagna elettorale del secondo turno dovrebbe dunque concentrarsi sui programmi di ciascuno. Juppé punterà molto ad esempio sulla posizione di François Fillon nei confronti della Russia: il vincitore delle primarie è convinto che servano maggiori e migliori relazioni con Putin, cosa che porterebbe cambiare profondamente la politica estera della Francia.