Il New York Times contro Rudy Giuliani
Dicono che nominarlo segretario di Stato sarebbe una scelta "potenzialmente disastrosa"
Il New York Times ha pubblicato un editoriale non firmato – e che quindi esprime la posizione del giornale – per spiegare perché l’ex sindaco di New York Rudolph “Rudy” Giuliani non dovrebbe essere nominato a segretario di Stato nella nuova amministrazione di Donald Trump.
Giuliani è stato uno dei pochi Repubblicani a sostenere con convinzione Trump sin dalla fine delle primarie, e negli ultimi mesi di campagna elettorale è spesso apparso in tv per parlare a nome del suo comitato elettorale. Da giorni si parla di lui come il principale candidato per la carica di segretario di Stato, cioè praticamente il ministero degli Esteri: una carica importantissima e forse la più visibile dell’amministrazione dopo presidente e vicepresidente (l’attuale segretario di Stato è John Kerry, ex candidato Democratico alla presidenza nel 2004). Nell’editoriale, il New York Times definisce quella di Giuliani «una scelta preoccupante e potenzialmente disastrosa», sia per la scarsa dimestichezza dimostrata in passato da Giuliani su questioni di politica estera, sia per i potenziali conflitti di interesse che potrebbero sorgere a causa della sua estesa attività di consulenza negli ultimi anni.
Giuliani ha 72 anni. Dal 1994 al 2001 è stato un apprezzato sindaco Repubblicano di New York – a un certo punto fu anche soprannominato “il sindaco d’America” – per poi scomparire progressivamente dalla politica (si candidò alle primarie del 2008 e fu un disastro). Giuliani era noto come un politico moderato e competente: negli ultimi mesi si è trasformato in una specie di macchietta pro-Trump, e tra le altre cose ha detto che Trump «sarà una scelta migliore per gli Stati Uniti rispetto a una donna», oppure che Obama non ama gli Stati Uniti. Il New York Times ha spiegato che in alcune occasioni della recente campagna elettorale è sembrato “un matto”: come quando ha tenuto un discorso molto urlato e duro contro i Democratici nel primo giorno della convention del partito Repubblicano, questa estate.
Una figura così divisiva, spiega il New York Times, sarebbe inadatta ad affrontare le “enormi” questioni di politica estera che dovrà affrontare l’amministrazione Trump:
La nuova amministrazione dovrà stabilire una nuova linea sulla Siria, cosa che renderà necessario chiarire le intenzioni e risorse della Russia in Medio Oriente, e gestire la complessa coalizione di alleati che combatte lo Stato Islamico. La Casa Bianca sarà anche messa alla prova dal bellicoso leader della Corea del Nord, che dispone di armi nucleari. I leader europei vorranno capire se la nuova amministrazione intende davvero raffreddare i rapporti militari e diplomatici, cosa che sarebbe una manna per la Russia. Sul fronte interno, bisognerà decidere se mettere davvero in pratica la retorica anti-Messico, e rischiare così di compromettere la sicurezza nazionale bloccando la cooperazione dei due governi in tema di migrazione, sicurezza e lotta al traffico di droga.
Giuliani inoltre ha già dimostrato di non avere grandissima dimestichezza in politica estera: il New York Times cita per esempio alcuni incidenti avvenuti quando era sindaco, come quando non ammise il leader palestinese Yasser Arafat – che l’anno prima aveva vinto il Nobel per la Pace – a un concerto organizzato dall’ONU a New York; oppure quando durante una visita ad Haiti nel 1982, mentre era assistente del procuratore generale, disse che nel paese non esisteva alcuna “repressione politica” (Haiti allora era governata da Jean-Claude Duvalier, una specie di dittatore). Giuliani infine, come raccontato in un articolo di Politico, negli ultimi anni ha fornito consulenze che potrebbero far sorgere futuri conflitti di interesse, nel caso diventi davvero segretario di Stato: fra gli altri, lo studio di avvocati di cui era partner ha lavorato per conto di una società posseduta dal governo venezuelano e per il ministero dell’Energia dell’Arabia Saudita.
Per queste ragioni, conclude il New York Times, «Trump dovrebbe chiedere agli ex segretari di Stato Repubblicani quali sono i requisiti per questo incarico. E chiunque intenda dare un consiglio onesto, consiglierebbe a Trump di scartare Giuliani».