Il problem solving delle formiche
La versione scientifica delle vecchie crudeltà adolescenziali ci ha mostrato come si organizzano davanti agli ostacoli, e quando si stufano
Helen F. McCreery è una dottoranda in biologia presso la University of Colorado di Boulder, Stati Uniti, e si sta specializzando nello studio delle formiche e del loro comportamento di gruppo, fondamentale per raggiungere risultati come trasportare verso il nido pezzi di cibo troppo pesanti per essere spostati da una sola formica. La sua ricerca più recente e interessante riguarda le formiche pazze (Paratrechina longicornis), che si chiamano così non perché sono fuori di testa, ma semplicemente per il modo frenetico e apparentemente privo di senso con cui si muovono quando lasciano il formicaio alla ricerca di cibo e prede per la colonia. Lo studio del loro comportamento è utile non solo per capire come funziona la comunicazione tra questi insetti, ma anche per valutare come decine, a volte centinaia di individui, si coordinano per raggiungere un obiettivo comune e con quale grado di efficienza.
Insieme ai suoi colleghi, McCreery ha innanzitutto scelto il cibo ideale da offrire alle formiche per motivarle il più possibile a portarselo nel nido. Anche se ci danno l’idea di essere tutte molto simili, le specie di questi insetti hanno grandi differenze anche per quanto riguarda gusti e preferenze sul cibo: alcune preferiscono insetti morti, altre sostanze molto zuccherose o salate. Al New York Times McCreery ha spiegato che nella sua esperienza di esperimenti con le formiche ha provato un po’ di tutto: formaggio, cibo per gatti, confettura di fichi e orsetti gommosi. Nel caso delle formiche pazze, la ricercatrice ha notato una spiccata preferenza per il tonno.
Per mettere alla prova le capacità di organizzarsi di queste formiche, McCreery ha realizzato alcuni test in Arizona in prossimità di un paio di formicai. Nel primo esperimento ha lasciato un pezzo di tonno e, dopo avere atteso che le formiche lo trovassero, ha sbarrato la strada verso il nido piazzando un piccolo muretto di LEGO lungo il percorso. Arrivate in prossimità dell’ostacolo, le formiche hanno continuato a collaborare per trasportare il tonno, percorrendo tutto il perimetro dei mattoncini fino a raggiungerne la fine, ritrovando poi facilmente la strada verso il nido.
McCreery ha però notato che la strategia di queste formiche cambia sensibilmente a seconda dell’ostacolo. In un secondo esperimento, invece di piazzare un semplice muretto, ha messo intorno alle formiche una sorta di recinto di LEGO con una sola uscita. In questo caso le formiche si sono prima mosse in direzione del nido, poi quando hanno rilevato la presenza dell’ostacolo, e l’impossibilità di aggirarlo come avevano fatto con il muretto, si sono mosse in direzione opposta rispetto al formicaio, trovando in questo modo la via di uscita e la possibilità di passare oltre il recinto per tornare sulla strada verso il nido.
In un terzo esperimento, la ricercatrice ha messo le formiche con il loro amato pezzetto di tonno dentro un recinto chiuso. Dopo poco tempo si sono accorte di non avere una via di uscita e hanno rallentato i loro movimenti, di solito frenetici, probabilmente per conservare le energie. Era come se il gruppo avesse compreso di non avere a disposizione una soluzione rapida, come nel caso del semplice muretto, o una via di uscita praticabile con un dispendio medio di energie come nel caso del recinto aperto.
McCreery spiega che ci sono ancora molte cose da capire sul comportamento di gruppo di questi insetti: i ricercatori non sanno spiegare di preciso come le formiche facciano a comunicare tra loro, né quali strategie seguano per coordinare i loro sforzi. Nel caso dei suoi esperimenti sembra comunque che il tempo trascorso per trovare una soluzione abbia un ruolo centrale: più tempo passa senza trovare una strategia produttiva, più si riducono gli sforzi del gruppo per trovare una soluzione.